lunedì 27 gennaio 2014

27 gennaio 2014 - Non è bachelite






Cosa sarebbe il mare senza spuma?
Una distesa infinita d'olio, o di petrolio.
Una gran massa di bachelite trasparente e liquida.
Anonima acqua, senza il sussurro di un frizzo ad accompagnare il movimento, senza lo scoppiettare delle linee candide che disegnano zone di diversa vitalità.

Senza spuma, le onde sarebbero solo un rigonfiamento di materia.
Ma la schiuma del mare esiste. Ed è molto bella!





E dunque, dalla spuma del mare era nata Afrodite, secondo gli antichi Greci.

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Come si apprende da wikipedia ( http://it.wikipedia.org/wiki/Afrodite ), Venere era nata dall'uccisione di Urano da parte di Cronos.
Un tentativo allegorico di fermare l'attimo fuggente?
Di domare l'assoluto?
Di appropriarsi della felicità?
Forse sto divagando senza costrutto... Mica sono Umberto Eco!

Ma Venere è la dea della bellezza e delle arti, questo è sicuro.

Personalmente, la schiuma del mare mi ha sempre fatto pensare alla gioia.
E cos'è la vita, senza gioia?
Niente. Se non si prova nessuna gioia, mai, nella vita, alla lunga si arriva a una decisione drastica e ci si butta sotto un treno della metro - ad esempio.

I diversi modi che escogitiamo per provare gioia ci contraddistinguono come individui.
C'è stato Jack the Ripper. Ma è il rappresentante di una categoria abbastanza minoritaria, per fortuna.

Ci sono le gioie dell'amore, della famiglia, dell'amicizia. Si può gioire del cielo azzurro, di un pettirosso su un ramo...


E se Venere è nata dalla spuma del mare, e se Venere è la patronessa delle arti, come si potrà credere che l'arte non sia gioia?

Beethoven, pare, era un tipo piuttosto arcigno, però a questo proposito ha saputo dire qualcosa di bello (un omaggio ad Abbado en passant, che ha dato certamente tanta gioia a tanta gente).


Il testo è di Schiller.
Schiller-Beethoven: un po' come Battisti-Mogol!

Buona settimana - e tanta gioia!

Silvana


P.S.: E ancora, una canzone d'amore della grande Mina




lunedì 20 gennaio 2014

20 gennaio 2014 - Fotografare con gli occhi

Un vecchio signore dall'aria stropicciata che guarda un mappamondo in una vetrina con l'aria rapita ed entusiasta di un ragazzino di otto anni.

Un ragazzo di colore che, in un laboratorio di pasticceria a vista, con le sue braccia lunghe e nere riempie di ciuffi di panna montata una tavolata infinita di crostatine mignon.

Oppure il paesaggio toscano, quando lo attraversi in automobile, e non puoi fermarti a bordostrada perché la strada è stretta, e un'altra auto ti tallona, e quindi ti perdi le file dei cipressi lungo i campi a scacchi gialli marroni e verdi, e i casolari sopra i poggi, e sopra a tutto le nuvole bianche in mezzo al cielo blu.

O, ad essere precisi, non li perdi, ma restano solo lì, dentro ai tuoi occhi, quando non hai tempo e modo di tirar fuori la macchina fotografica e fermare l'attimo fuggente.
Si dovrebbe poter fotografare con gli occhi.

Altri hanno più successo - sembrerebbe.

Guardate ad esempio questa foto di Moholy-Nagy

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Ecco le 7 di mattina di un Capodanno di 80 anni fa, a New York, immobile sotto una spruzzata di neve, nel silenzio, nel brivido di freddo del panettiere (ma sarà un panettiere?) che ha fatto il suo giro di consegne in bici.
La prima volta che ho visto questa foto ho trattenuto il respiro dallo stupore.

E ho provato lo stesso brivido, moltiplicato per mille o diecimila, quando ho visto questo filmato degli anni '30, sempre di Moholy-Nagy



Il gattino che cammina su un mucchio di immondizie, e adesso non è nemmeno più polvere, e la vecchia pazza che balla davanti agli avventori di un caffè, e la gente vestita di stracci, le luci, le ombre...

Sono questi i veri film dell'orrore: non quelli che si organizzano per sempre intorno a una trama, con inizio svolgimento e finale, ma quelli che ci mostrano persone che non ci sono più, e luce che non illumina più, e posti che non sono più gli stessi: la vita grezza nel suo fluire, quando è già passata, finita, irrecuperabile nonostante le immagini che l'hanno fermata, molto prima che arrivassimo noi, a cercare scintille di senso e di bellezza.

Buona settimana!

Silvana

lunedì 13 gennaio 2014

13 gennaio 2014 - Dimostrazione

Tanti anni fa essere felice corrispondeva per me a una sensazione di euforia quasi selvaggia, a un'eccitazione difficile da contenere.

Qualche anno fa mi dicevo felice di sentirmi serena e contenta.

Oggi, felicità per me vuol dire non essere depressa e non provare il tormento di essere assediata da grosse grane.

Purtroppo, so che fra qualche anno sarò felice, molto semplicemente, di non provare sofferenza fisica.

Questo ho letto stamattina a pag. 155 de "I ragazzi Burgess" della Strout, mentre tornavo in treno da Bolzano:
"Un brivido di nostalgia si agitò nella sua mente e fu costretta a chiudere gli occhi di fronte al pallido lenzuolo di quella che poteva essere solo noia, che avanzava verso di lei. Erano state unicamente la giovinezza e il nuovo amore a trasformare Shirley Falls in un luogo di miracoli? Non avrebbe provato mai più quella bramosia, quell'acuto entusiasmo? L'età e l'esperienza servivano solo ad ammutolirti?"
A dimostrazione del fatto che, come dicevo lunedì scorso, l'arte ci accompagna passo per passo.

Di Elizabeth Strout consiglio non tanto "I ragazzi Burgess", che sto leggendo, ma "Olive Kitteridge", che è molto più bello e, in senso assoluto, davvero molto bello.
Forse perché l'autrice l'ha scritto quando era più giovane ed entusiasta.



Due canzoni in tema:


e


Poi, volevo anche parlare di un fenomeno geologico tipico delle Azzorre, per colpa del quale le coste delle isole si abbassano verso il mare mantenendo un assetto orizzontale, ma non sono riuscita a ritrovarne nessuna traccia in rete.
Era mia intenzione dire che invecchiare bene, secondo me, può essere un po' questo: abbassare il livello senza tragedie. Senza crollare rovinosamente.
Invece, proprio non ricordo come si chiami questo fenomeno.
Sono un po' una frana...

In ogni caso, buona settimana!

lunedì 6 gennaio 2014

6 gennaio 2014 - Lo zucchero

Secondo me, gli artisti sono persone come gli altri.

Sentono più forte degli altri.
Forse prima degli altri.
Magari con più consapevolezza.
Poi, sono più bravi a esprimere quello che sentono, perché hanno delle capacità tecniche - questo è vero - che gli altri non hanno.

Però, se non fossero persone come tutti, sarebbero extraterrestri, non artisti.
E quello che fanno non avrebbe nessun legame con noi.
Diremmo "Bho?!" nel guardare i loro film o i loro quadri (non che non sia capitato).
Chiuderemmo i loro libri dopo tre pagine pensando "Questo lo riciclo a Natale, o lo regalo alla biblioteca".
Non avremmo mai canticchiato l'attacco della quinta di Beethoven quando ci succede qualcosa di inaspettato.

Invece, gli artisti sono come gli altri, e quello che fanno ci accompagna anno dopo anno, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo della nostra vita.
Loro lavorano per questo.

Guardate ad esempio questo quadro di Felice Casorati - uno dei miei pittori preferiti:

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Quante volte non è capitato anche a me di iniziare a fare una torta e poi di dirmi "Caspita, ho dimenticato di comperare lo zucchero!"


Oggi, 6 gennaio, vi mostro cosa vede la Befana volando sopra Venezia, insieme agli aironi:


Tanti auguri per molte ragioni!

E buona settimana.

Silvana