lunedì 26 maggio 2014

26 maggio 2014 - Lasciato e perso

Stasera, grande evento in piazza Duomo: il famoso pianista Lang Lang si esibisce con la Filarmonica della Scala. Eseguirà il concerto n. 2 di Rachmaninov e Le Sacre du Printemps di Stravinskij. Dirige il M.o Salonen.

Io, presa dall'entusiasmo, appena l'ho saputo mi sono detta: "Ci vado, ci vado, ci vado!" 
Piazza Duomo non è così lontana da casa mia. E' abbastanza ben servita dai mezzi. Avrei persino un accompagnatore. Cosa vuoi di più?

In realtà, già dal pomeriggio ho cominciato a sentirmi stanca.  Molto stanca.
Il mio accompagnatore, appena ha sentiti i miei tentennamenti, ha rincarato la dose: "Certo, e sta anche per piovere! Non per dire, ma quelli che vanno stasera si prenderanno un bell'acquazzone!"
E dunque, per consolarmi, nel pomeriggio il concerto di Rachmaninov me lo sono ascoltato su CD.

Poi, so bene che su youtube posso trovare :

Un concerto in piazza Duomo, a Milano


Un concerto di Lang Lang


Il concerto di Rachmaninov


e quello di Stravinskij


ma, naturalmente, anche a mescolarli nel frullatore

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non otterrò ma l'evento di stasera, 26 maggio 2014.

Ora, io sono un'introversa. Non ho bisogno di forti stimoli dall'esterno. Non ho bisogno di muovermi ad ogni costo. Sono anche abbastanza matura da non aver bisogno di dire "C'ero anch'io! Visto come sono in gamba e quante cose faccio?".
Mi piace andare a dormire quando ho sonno. Mi piace leggere due righe di un libro prima di addormentarmi. Mi piace, fondamentalmente, cincischiare e perdere tempo. 
So che non avrò grandi rimpianti.

Forse, in piazza Duomo avrei preso un sacco di freddo. Avrei preso anche l'acqua - sempre che piova davvero.Mi sarei stancata a stare in piedi tutto quel tempo. Mi avrebbero borseggiata. Avrei litigato con l'accompagnatore. Sarei stata l'ultima della fila e non avrei sentito niente. 
O forse, in realtà, avrei passato una serata bellissima. 
Non do niente per scontato.

Ma penso questo: le serate in casa già le conosco bene.

Brain before going to sleep: "Let's think about every mistake you've ever made, shall we?" - Imgur

Come sarebbe stato il mio concerto di stasera in piazza Duomo, invece, non lo saprò mai più.
Come direbbe la mia amica Katia: il tema è questo.

Buona settimana! 

Silvana
P.S.:  Un video-curiosità su Lang Lang:


Lui racconta ad ogni intervista di aver deciso di suonare il piano dopo aver visto questo cartone.

E buona notte.

lunedì 19 maggio 2014

19 maggio 2014 - Uno scoop lento e riflessivo

Ho rischiato la morte per acqua.

A dire il vero l'ho scampata di sei mesi, ma che fa? 
Ero sulla Concordia nel luglio precedente al naufragio. 
Sei mesi, sei minuti - il tempo, davanti all'eternità, non conta, e l'eternità è sottofondo e presupposto del tempo.

E dunque, com'era la Costa Concordia?
Dicono che l'organizzazione fosse carente, e i fatti parrebbero dimostrarlo.
A me e a Grazia, l'amica con cui ho fatto la crociera, era sembrata organizzatissima.
La Concordia era un meccanismo che funzionava senza intoppi: si chiude qui e si apre là, si pulisce qui e si passa per di lì, hai bisogno di questo chiedi là, vuoi fare quello chiedi lì, non un attimo in cui i passeggeri rimanessero abbandonati a se stessi, o senza cibo, o senza musica, o senza movimento - la nave era la mamma di noi tutti, ripiombati all'età irresponsabile della primissima infanzia.

Non che mancasse un'ombra di consapevolezza del pericolo.
Appena saliti, tutti sistematicamente siamo stati sottoposti, in ordine alfabetico, alla prova di evacuazione.


Ma la vera natura delle persone e delle cose si rivela nei momenti di crisi, dicono.
Queste prove di evacuazione, il 13 gennaio 2012, si sono rivelate abbastanza inutili. L'organizzazione, carente.
Forse, dovendo affrontare un naufragio al giorno, anche la Costa avrebbe risposto meglio, ma Dio ce ne scampi.

Dicono che la Concordia fosse bella.
Secondo me, non era bella.
Rispondeva al gusto che, nella mente degli architetti, potevano avere delle persone abituate a guardare Canale 5. E dunque: ecco una decorazione della Sala del Teatro


Ecco un corridoio,


Un passaggio verso le sale da ballo e e le sale gioco


​Troppi colori, troppe forme mescolati senza un filo conduttore, senza uno stile preciso.

Ma in certi punti arrivava bene la luce. 
Si accoccolava tranquilla e raccolta intorno alla piscina, come un gatto che dorme contento 


E devo dire che la mensa, oltre che dalla luce, era nobilitata dal cibo - tanto cibo, fin troppo, fino allo spreco, certamente, ma io nel mio intimo sono rimasta una contadina affamata del Medioevo, non può dispiacermi il paese di Bengodi



​La nostra cabina era carina, normale.



​L'oblò era piccolo, ma si vedeva tanto mare.


Altri, per pagare di meno, la finestra nemmeno l'avevano.
Probabilmente, erano sempre sul ponte


o anche in piscina


Il pronome personale attribuito alle navi, in inglese, può essere "she".
E, di fatto, chi ha costruito una tale nave non poteva non volerle bene come a una donna, o a una figlia. Non poteva non esserne fiero.



A me, della Costa Concordia, oltre alle fotografie e ai ricordi di viaggio, è rimasto questo


La tessera d'ingresso era l'unico documento che contasse sulla nave. Ci qualificava e ci serviva per pagare tutti i conti.
La biro non scrive più. Me l'aveva data il signore delle pulizie, che era molto gentile e discreto.
Il santino avrei dovuto lasciarlo nella minuscola cappelletta, magari avrebbe aiutato con maggiore efficacia.
Avrei voluto portar via un mug della colazione, ma la mia amica mi ha fatto vergognare dell'idea.
Non che adesso, in fondo al mare, serva a qualcosa.

A volte ripenso a tutti questi ambienti immersi nell'acqua.


Mi sono immaginata bloccata nella mia cabina.
Mi sono immaginata che cercavo scampo nell'acqua gelida, al buio.

A volte, per assurdo, immagino di essere un'abitante dell'Isola del Giglio, e faccio il conto delle coperte che ho casa, per sapere cosa potrei portare ai naufraghi.


Buona settimana!


Silvana

lunedì 12 maggio 2014

12 maggio 2014 - Viaggi, foreste, mappe

Cercare collegamenti tra le cose, io penso, è uno degli istinti che più caratterizza gli esseri umani.
A seconda poi del periodo storico, dell'età, della propensione individuale etc. etc., questi legami tra enti distinti possono essere della natura più diversa.
Gli scienziati, ad esempio, si concentrano sui legami di causa ed effetto.
La superstizione, per come la vedo io, è una forma di pensiero pre-scientifico: ho un attacco inarrestabile di diarrea perché mi ha attraversato la strada un gatto nero, si pensava una volta. Una causa la si deve trovare per forza - altrimenti si impazzisce.
Adesso, dati gli sviluppi della medicina, il dottore mi dice che ho il colera perché ho mangiato una cozza cruda che si è pasciuta degli effluvi delle fogne di Napoli.
Tempo fa, ho sentito citare l'opinione di un matematico che affermava che chi non ha una visione matematica della vita, la spreca.
Non so cosa avrebbe pensato il matematico in questione se, accompagnandomi a Cagliari il mese scorso, avesse visto le stesse cose che ho visto io.
Personalmente, ho pensato:



Questo è un papavero delle sabbie.


Questo è il pitone dell'Orto Botanico.

Sempre all'Orto Botanico, ho trovato una zampa d'elefante:



e ho avuto una visione porno che mi ha imbarazzato non poco:


Poi, per le strade del quartiere Castello, ho visto la griglia di questa finestra:



​e notando la somiglianza col bigiotto che mi porto sempre al collo, in viaggio,


​non ho potuto fare a meno di pensare che, a tutti gli effetti, stavo guardando il ciondolo del muro.

Il mio ciondolo personale poi, da parte sua, che cos'è?
Una rosa, una spirale, una mappa per perdersi nel bosco delle metafore?
O per non perdercisi?

Tutto sommato, non sono sicura che andrei in viaggio con un matematico, anche se mai mi si presentasse l'occasione...
E finalmente capisco perché, tra tutte le collane che ho, in viaggio mi metto sempre e solo quella.
Non è semplice superstizione.


Buona settimana!


Silvana

lunedì 5 maggio 2014

5 maggio 2014 - Via il dolore

Avevo un dente.
Era un dente importante, il molare in basso a destra.
Dopo tante vicissitudini e rappezzi vari, è giunta la sua ora. 
Martedì scorso hanno provveduto a sgomberarlo.

Si dice "Via il dente, via il dolore", ma non so se sia del tutto vero.
In effetti, il molarone in sé non mi fa più male, ma la lingua batte continuamente sulla gengiva vuota, umidiccia, molliccia, nello spazio vuoto che non mastica più.
Sento la mancanza del mio dente.
In un certo senso, non è mai stato così presente.

Così è con le persone - amici, parenti, amori e colleghi e tutti quelli che conosciamo.
Chi ha un rapporto con noi si qualifica per come si relaziona - in bene, in male, in così e così -, però la vera natura di questo rapporto, a volte, diventa più chiara quando l'altro scompare.


La sorpresa è quando qualcuno che ritenevamo importante sparisce, e si prova solo sollievo.
Oh, quanto tempo per noi!
Oh, quanta libertà mentale, che spazi, che orizzonti infiniti!
Chi l'avrebbe mai detto.


Ma se sparisce una persona che ci fa del male, e noi soffriamo da morire?
Il discorso si fa lungo e complesso...

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Il fatto è che non solo chi se ne va si qualifica nei nostri confronti, da assente.

Ricordo di aver conosciuto una persona, una vita fa, che in un momento di debolezza, in un buco nero del suo autocontrollo, mi raccontò: "Perché vedi, io, ti dirò, se ci sei bene, ma se non ci sei, che siano amici, che siano fidanzate, non ho mai provato nostalgia per nessuno".
Io credo che questa persona, in un momento di distrazione, mi abbia confessato il fallimento di una vita. 
Ma forse è solo una mia interpretazione...

Termino con una bellissima immagine che ho trovato su pinterest.
La didascalia diceva all'incirca: "Vive per sempre nel ciondolo di qualcuno".

She lived in someone's locket

E con una bellissima canzone, di cui non mi interessa capire tutto il testo, perché mi basta una frase per sognare di presenze e assenze:


Aquì se queda la clara, la entranable transparencia de tu querida presencia, Comandante Che Guevara.

Buona settimana!