lunedì 4 agosto 2014

4 agosto 2014 - Trentuno ragioni

Sabato pomeriggio sono andata a casa del geometra di fiducia, per parlare di un certo lavoro che dovrò fare a settembre.
Appena arrivata, mi sono seduta tranquilla in veranda, circondata da tutti i membri della famiglia.
Uno di questi si chiamava Luna. Era la terza di una serie di Lune. Era morbida, affettuosa, con due belle orecchie a punta e il naso nero e umido. Dopo essersi presa la sua dose di complimenti da ciascuno di noi, è entrata in casa a controllare discretamente la situazione, osservandoci dalla porta-finestra del salotto.
Insomma: sono andata per parlare di uno scaldabagno, e abbiamo finito per passare la serata raccontandoci le storie dei nostri animali di famiglia – quelli del geometra e quelli miei e di mia madre.

E io mi sono chiesta: ma perché vogliamo così bene ai nostri animali?

Qui, alcune risposte che mi sono data:

Perché sono belli.
Perché sono brutti, ma ci piace amarli per quello che sono.

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Perché un animale che si muove per casa è come un’idea nuova che si muove per la testa.
Perché se siamo soli in casa e sentiamo un rumore possiamo dirci “Ah, sì, è lui…”.
Perché muovendosi per le nostre case la interpretano.
Perché rimanendo nelle nostre case quando usciamo ci donano un surrogato dell’ubiquità.
Perché aspettano il nostro ritorno.
Perché ci portano fuori.
Perché sono a portata di mano e, salvo rare eccezioni, possiamo misurarli a spanne. O, per meglio dire, a carezze.
Perché hanno un odore diverso dal nostro.
Perché sono i nostri compagni silenziosi.
Perché ci piace immaginare cosa pensano.
Perché sono più vicini a Dio.
Perché non ci contraddicono.
Perché vedono in noi la loro madre, o il loro capo.
Perché ci sopportano quando ci rivolgiamo a loro come se fossero esseri inferiori.
Perché generalmente sono più stupidi dei nostri figli.


Perché insegnano tante cose ai nostri figli.
Perché non abbiamo figli – a volte.
Perché per loro tramite corriamo a 50 all’ora, ci nascondiamo sotto i cespugli e diamo la caccia a lepri e topi.


Perché vivono meno di noi e piangiamo la loro morte.
Perché si ammalano prima di noi e ci prendiamo cura di loro.
Perché assorbono le nostre patologie.
Perché la durata della loro vita segna un’età della nostra vita.

Frissi, 1989 - 2003

Perché sono il nostro sguardo innocente sul mondo.


Perché ci insegnano a esercitare la pazienza.


Perché ci sfuggono.
Perché al nostro cospetto sono inermi, soprattutto quando dormono.
Perché a volte potrebbero ucciderci, ma raramente lo fanno.
Perché sognano, come noi.
Perché probabilmente sognano noi.

Questa è una semplice lista, che come tutte le liste può essere accorciata o allungata.
Se volete partecipare, andate al blog www.buonasettimana.org e commentate.
Oppure, rimanete muti come pesci!

Buona settimana miao!

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