lunedì 11 giugno 2018

11 giugno 2018 - Un appello al vostro buon cuore

I traslochi, le grandi pulizie, i lavori di ristrutturazione causano in tutti, immagino, un grande stress.
A parte la fatica fisica, veniamo messi davanti a quello che siamo, nel senso: a quello che abbiamo, cioè alle nostre cose, quelle che abbiamo accumulato nel corso degli anni, per quanto ci rappresentano e ci identificano.

La grande domanda è: ma questo oggetto lo tengo o preferisco liberarmene, perché lo spazio, l'aria libera, è diventato ancora più prezioso?

Per molti anni io ho creduto di essere brava a cucinare, e dunque ho accumulato ricette.
Poi, mi sono resa conto che cucinare in effetti non mi interessa poi tanto.
Molti libri e riviste di cucina li ho regalati a signore più cuoche di me. E tuttavia, voglio ancora bene alla Silvana che sognava di radunare tavolate di commensali intorno a sé.
Quindi, tanti cucinari rimangono sui miei scaffali.

Tanto spazio in casa mia, poi, è occupato dalle scatole.
Mi piacciono quelle di latta, e quando ne trovo una carina mi chiedo: "Perché dovrei negarmela?". E me la prendo.
Poi, ho l'abitudine di fare regalini - anche se ho smesso di confezionare quelle collane all'uncinetto che ho distribuito a destra e a manca e non ho mai visto addosso a nessuna amica. 
Dunque, quando in casa mia entra un oggetto nuovo, può capitare che la confezione rimanga a trascinarsi tra i miei cassetti e i miei armadietti, fino a data da stabilirsi.
E le scatole vuote, come ci si può ben immaginare, occupano tanto, tanto spazio...

Ma il problema più lacerante me lo pongono i piccoli, innocenti, teneri, deliziosi peluches.

Cosa me ne faccio di tutti i peluches che possiedo?


Pochi ne ho comprati, molti li ho ricevuti in regalo, altrettanti li ho salvati da morte certa ai bordi delle strade.
Mi guardano con occhioni di bambino. 


Mi sorridono. Mi ricordano chi me li ha donati. Li ho riuniti in famiglie che mi pare brutto distruggere.


Soprattutto, rappresentano una certa parte di me di cui non mi vergogno, ma che non si è espressa abbastanza.
Però prendono un sacco di polvere.
Occupano un sacco di posto.


Cosa caspiterina ne posso fare?


Ho un'amica che abita non lontano dalla Comunità di Sant'Egidio, e dal suo enorme mercatino di seconda mano.
Vendono di tutto. Ritirano ogni cosa. 
Anche i giocattoli.
Abitassi io da quelle parti, farei il vortice tra Sant'Egidio e casa mia: tanti ne prendo e tanti ne riporto.
Sarebbero comunque opere di bene!

Ma così, senza un centro di carità permanente che mi aiuti a trovare un mio equilibrio, come posso fare?

Vi prego, aiutatemi: adottate un peluche.
Ma solo se saprete amarli davvero.

E se poi vi dico di no, vi do il permesso di insultarmi.
Di tutto cuore.


Buona settimana!


Silvana



Nessun commento:

Posta un commento