lunedì 9 luglio 2018

9 luglio 2018 - Argo

Se pensate che la mia biblioteca sia diventata un posto di lavoro ideale, dopo il trasferimento delle colleghe ostili, ricredetevi.
Evidentemente esiste un kharma loci, per cui anche a cambiare gli attori le dinamiche rimangono sempre le stesse.
Insomma: nella mia biblioteca fazioni e faide continuano a esistere.
Amen.

La bella novità, però, è che ultimamente ho potuto occuparmi di attività particolari nella sezione dei ragazzi, che prima per me era zona proibita.
Quindi, insieme ad altre colleghe ho presentato la biblioteca e la villa che ne è la sede ai bambini delle scuole di zona, ho introdotto i piccoli al mondo del libro e della lettura con un gioco "di società", ma soprattutto, insieme a Maddalena ho organizzato e tenuto un laboratorio di poesia.

Ero terrorizzata all'idea, ma una volta arrivato il gran giorno in qualche modo siamo arrivate fino in fondo, e tutte le bambine (hanno partecipato solo femmine, chissà com'è) hanno composto i loro versi.

Quello che ho imparato: ai piccoli non interessa la teoria delle cose, ma la pratica.
Ho introdotto l'attività raccontando qualche rava e qualche fava di quello che è per me la poesia, ma vedevo che i loro sguardi si perdevano nell'esplorazione del soffitto.
In particolare, per dimostrare che la poesia si occupa di ogni ma proprio ogni aspetto della vita, ho letto la storia del cane Argo, gettato come un rifiuto all'entrata del palazzo di Ulisse, re di Itaca.
Omero, dico io, pur preso dalla narrazione di guerre magie e peripezie iperboliche, si ferma un istante e racconta come il vecchio cane abbia resistito fino all'ultimo istante, con l'anima tra i denti, per rivedere il suo vecchio padrone, che conobbe da cucciolo.
E appena lo vede tornare, travestito da mendicante, lo riconosce, lo saluta e muore.


Io, quando leggo questa storia, e anche un po' l'altro giorno, quando l'ho letta alle bambine - loro non è che fossero molto attente, in verità - mi commuovo sempre.

Ma per quanto l'abbia sempre trovata bella, non immaginavo di sperimentarla dal vero, di lì a pochi giorni, incarnata nella mia amica Erica e nel suo gatto Amore.

La mia amica Erica sta vivendo un periodo difficile, con problemi di lavoro e di salute.
Dopo una vita che non andava in vacanza, le si è presentata l'occasione di trascorrere qualche giorno a Ibiza, ospite di una sua amica che in questo periodo sta gestendo un negozio sull'isola. E lei accetta l'invito.
Prima della partenza, Erica porta il suo vecchissimo amico dalla veterinaria, lo cura, gli somministra flebo vitamine e ricostituenti, lo fa arrivare all'ottimo della forma e parte affidandolo a me, che vado regolarmente a dargli le sue pappe e ad accudirlo.

Passano pochi giorni, e il micio comincia a peggiorare.
Mangia sempre di meno, fa fatica a muoversi, non va più sulla cassettina... E' il tracollo.
Io mi spavento. Lo racconto alla mia amica.
Erica cerca di cambiare il biglietto dell'aereo, ma non trova posto da nessuno parte.
Io fino all'ultimo vado da Amore, almeno per fargli leccare un po' d'acqua, con la paura di non trovarlo più in vita.

E invece il micio resiste.
La sua padrona ritorna, e lui riesce a sollevare la testa per salutarla con un miagolio muto.


Tempo qualche ora, e Amore lascia questa terra.
Ieri sera lo abbiamo portato dal veterinario - l'ultimo viaggio - avvolto nell'asciugamano più bello che Erica avesse.

Forse non tutti capiranno.
Non tutti godono della compagnia di un piccolo amico, o ne apprezzano fino in fondo il valore.

Erica ha vissuto 22 anni con il suo Amore.
Perdere un gatto, o un cane, dopo così tanto tempo è come veder scomparire un pezzo della propria vita - però per lo meno lei è riuscita a riabbracciarlo da vivo.

Omero avrebbe raccontato questa storia meglio di me.
Anzi, l'ha già fatto



Buona settimana!

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