Quando ero piccola, la sera, prima di addormentarmi nel mio letto, mi recitavo una specie di filastrocca.
Pensavo: “Nell'universo, in questo mondo, in Europa, in Italia, in Lombardia, a Milano, nella mia città di provincia, in via Pitagora, al numero 4, al quarto piano, nella mia casa, nella mia stanza, nel mio letto, io”.
Questa caduta a spirale, questo concentrarsi nello spazio, cominciava ad assumere senso e identità solo a livello della casa.
Io e la casa – quasi la stessa cosa.
Il balcone di quella casa lì |
Le case dove abbiamo vissuto ci rimangono dentro.
Sono il posto dove vogliamo continuare ad essere – o quello dove non vogliamo stare mai più.
George Perec ricordava tutte le camere d'albergo in cui aveva dormito. E ha scritto un libro bellissimo su un palazzo di Parigi, pieno di case.
Io ricordo come se fossi ieri il primo momento in cui sono entrata nella casa di Highgate (Londra, fine anni '80) per fare pulizie due o tre mesi, ma c'era una luce che me l'ha fatta sentire mia.
E comunque, me ne sono andata lo stesso.
Le case ci assomigliano.
Noi siamo dentro di loro, loro sono dentro di noi, come in un gioco infinito di bambole russe.
La nostra testa è una casa?
Anni fa ho visto un vecchio film di Peckinpah in televisione, intitolato Cane di paglia. Parla di un professore universitario americano che per qualche motivo va a vivere in Inghilterra, in mezzo ad indigeni violenti e dominati da istinti primitivi, che lo deridono per la sua cultura e insidiano la sua bella moglie.
La scena di violenza finale – l'attacco alla sua casa da parte dei villici infuriati e infoiati – mi sembrava un'allegoria della lotta che ha luogo nella nostra testa tra le forze della ragione e quelle delle pulsioni animali. Tra la sanità mentale e la pazzia.
Guardate i disegni dei bambini: le case hanno porte come bocche, finestre come occhi, balconi che sembrano nasi.
Io ho incontrato parecchie case che assomigliano a noi. E non solo a noi!
Ad esempio.
Questa casa di periferia desidera viaggiare
Questa casa, d'agosto, respira come i cani.
Questa casa, durante le feste di Natale, è contenta e sorride.
Questa si mette l'ombretto sulle palpebre
Questa è strabica.
E questa è impicciona.
Come noi, le case hanno i loro destini imperscrutabili e segnati.
Di queste due gemelle, ad esempio, chissà come mai quella di destra è amata e curata, mentre quella di sinistra – che pure è nata lo stesso giorno, costruita dalle stesse mani – è vuota e abbandonata.
Su questa via, poi, non si apre nessuna casa.
Una via senza ingressi e numeri civici forse è come una donna senza figli.
Ma non è detto che le porte diano sullo spazio dove passano tutti.
Magari sono aperte verso l'interno.
Le case, come noi, hanno i loro segreti.
Buona settimana.
Silvana
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