lunedì 18 giugno 2018

18 giugno 2018 - Coccole

Racconta spesso mia madre di cosa si prepara per colazione, e cioè: tre biscotti tondi, due quadrati e il caffè.
Ieri sera, al termine della consueta visita della domenica sera, mentre io e mia sorella già eravamo sulla soglia dell'ascensore ha aggiunto un elemento essenziale alla sua narrazione: "...e mi preparo tutto la sera prima, così al mattino trovo tutto già pronto".

In quel momento, mi sono resa conto di quanto sia bella quest'azione che mia mamma fa nei propri confronti: la mia mamma della sera prepara la colazione per la mamma del mattino.
Una coccola a se stessa!
E con questa auto-coccola, è arrivata agli 87 anni.

Dunque, mi chiedo: quali sono le coccole che io faccio a me?
Rispondo:

- Vado dai parrucchieri italiani invece che dai cinesi, sebbene costino cinque o sei volte di più. Mi trovo meglio.
- Mi massaggio il volto ogni mattina e ogni sera con creme di bellezza.
- Vado a mangiare in trattoria quando riesco, anche se mi fa ingrassare non poco, perché così ogni tanto qualcuno cucina per me.
- Faccio sempre l'abbonamento annuale dell'ATM, perché saltare sul primo autobus che passa senza ulteriori problemi è troppo comodo - anche se comprare il biglietto per ogni singolo viaggio in fin dei conti forse mi costerebbe meno.
- A volte, quando sono a letto, mi accarezzo i capelli all'indietro, perché mia madre ogni tanto faceva così, quando ero bambina.
- Se vedo polvere in casa e non ho voglia di fare le pulizie piuttosto leggo un libro.
- Se vedo troppa polvere in casa, pulisco.
- Mangio tutto lo yogurt che mi pare e piace.
- Mangio il gelato solo quando è buono.
- E anche il cioccolato.
- Non esco mai di casa senza profumarmi.

Altro non mi viene in mente.
Le coccole, in fondo, è più facile farle agli altri, soprattutto se appartengono a categorie per definizione piccole tenere e bisognose, come gli animali o i bambini.

La più coccolata di tutte, naturalmente, è la Titina.
Per riuscire a liberarla da tutto il pelo che perde, con questo caldo, cerco di convincerla che la spazzola è solo uno strumento di coccole particolarmente evolute, ma lei cerca lo stesso di morderla.

Questa mail per voi è una coccola?

Magari ci farà vivere più a lungo, come i tre biscotti tondi e i due quadrati.
Chi lo sa?


Buona settimana!


Silvana



lunedì 11 giugno 2018

11 giugno 2018 - Un appello al vostro buon cuore

I traslochi, le grandi pulizie, i lavori di ristrutturazione causano in tutti, immagino, un grande stress.
A parte la fatica fisica, veniamo messi davanti a quello che siamo, nel senso: a quello che abbiamo, cioè alle nostre cose, quelle che abbiamo accumulato nel corso degli anni, per quanto ci rappresentano e ci identificano.

La grande domanda è: ma questo oggetto lo tengo o preferisco liberarmene, perché lo spazio, l'aria libera, è diventato ancora più prezioso?

Per molti anni io ho creduto di essere brava a cucinare, e dunque ho accumulato ricette.
Poi, mi sono resa conto che cucinare in effetti non mi interessa poi tanto.
Molti libri e riviste di cucina li ho regalati a signore più cuoche di me. E tuttavia, voglio ancora bene alla Silvana che sognava di radunare tavolate di commensali intorno a sé.
Quindi, tanti cucinari rimangono sui miei scaffali.

Tanto spazio in casa mia, poi, è occupato dalle scatole.
Mi piacciono quelle di latta, e quando ne trovo una carina mi chiedo: "Perché dovrei negarmela?". E me la prendo.
Poi, ho l'abitudine di fare regalini - anche se ho smesso di confezionare quelle collane all'uncinetto che ho distribuito a destra e a manca e non ho mai visto addosso a nessuna amica. 
Dunque, quando in casa mia entra un oggetto nuovo, può capitare che la confezione rimanga a trascinarsi tra i miei cassetti e i miei armadietti, fino a data da stabilirsi.
E le scatole vuote, come ci si può ben immaginare, occupano tanto, tanto spazio...

Ma il problema più lacerante me lo pongono i piccoli, innocenti, teneri, deliziosi peluches.

Cosa me ne faccio di tutti i peluches che possiedo?


Pochi ne ho comprati, molti li ho ricevuti in regalo, altrettanti li ho salvati da morte certa ai bordi delle strade.
Mi guardano con occhioni di bambino. 


Mi sorridono. Mi ricordano chi me li ha donati. Li ho riuniti in famiglie che mi pare brutto distruggere.


Soprattutto, rappresentano una certa parte di me di cui non mi vergogno, ma che non si è espressa abbastanza.
Però prendono un sacco di polvere.
Occupano un sacco di posto.


Cosa caspiterina ne posso fare?


Ho un'amica che abita non lontano dalla Comunità di Sant'Egidio, e dal suo enorme mercatino di seconda mano.
Vendono di tutto. Ritirano ogni cosa. 
Anche i giocattoli.
Abitassi io da quelle parti, farei il vortice tra Sant'Egidio e casa mia: tanti ne prendo e tanti ne riporto.
Sarebbero comunque opere di bene!

Ma così, senza un centro di carità permanente che mi aiuti a trovare un mio equilibrio, come posso fare?

Vi prego, aiutatemi: adottate un peluche.
Ma solo se saprete amarli davvero.

E se poi vi dico di no, vi do il permesso di insultarmi.
Di tutto cuore.


Buona settimana!


Silvana



lunedì 4 giugno 2018

4 giugno 2018 - Coccodrilli

In biblioteca abbiamo un'abitudine a metà tra il macabro e il meritorio: facciamo i coccodrilli agli Autori, appena scompaiono - intendo dire con questo che allestiamo delle vetrine in cui esponiamo le loro opere.
Così, qualche tempo fa io ho messo in evidenza sull'espositore principale tutto il nostro posseduto di Ermanno Olmi.


Allo stesso modo, pochi giorni prima di andarsene da questa biblioteca, la mia collega Grazia ha allestito un bello spazio dedicato a Philip Roth.
E ha fatto bene, perché dopo la sua scomparsa tutti hanno voluto rendersi conto di quanto fosse davvero bravo e grande, ed è andata in prestito praticamente  tutta la sua opera.
Un romanzo di Roth, nella vita di un lettore, è come Parigi nella vita di una persona: almeno una volta ci devi andare. Pare.



Mi ritorna in mente, a questo proposito, che tempo fa avevo avuto l'idea di allestire uno spazio particolare, in biblioteca: avrei voluto tirare fuori tutti i nostri libri di Roth, però con una dicitura del tipo: "Ecco i romanzi di un grande scrittore che E' ANCORA VIVO! Non siete contenti?"
Però sono stata scoraggiata dai colleghi, e ho lasciato perdere.

A tutt'oggi, non sono convinta che la mia vetrina sarebbe stata peregrina.

L'occasione mi fa pensare alla mia gatta Mitzi, morta nel dicembre del '16.
Una micia che ha vissuto con me per tanti anni, insieme a suo fratello Pepe.
Pepe però era il dominante, e anche piuttosto prepotente con lei: su tutto doveva avere la precedenza, soprattutto nell'affetto della mamma - che ero io.


Quando Pepe è morto, io nel dispiacere mi sono detta che sarebbe stata l'occasione, per lo meno, di avere la Mitzi per me. Di essere tutta per lei, senza ingerenze.
Ma durantei un'estate torrida ho dovuto portare la gattina da mia madre, perché casa mia è caldissima e temevo che da me potesse morire. 
L'altra casa è più fresca, e alla Mitzi stare lì ha giovato. Ma mia madre è stata presa da una sua forma di egoismo senile, e sebbene io fossi sola come un cane, dopo che quella persona mi aveva abbandonato, non mi ha più voluto restituire la mia micia.
Ancora oggi provo un rimpianto insanabile per tutte le ore che non abbiamo passato insieme.

E ricordo anche Marisa, la mia collega scomparsa pochi anni fa.
La conoscevo da una vita, ma solo negli ultimi tempi avevo cominciato a frequentarla, andando insieme a vedere mostre di fotografia.
Il suo male l'ha portata via prima che potessimo diventare davvero amiche, e mi dispiacerà per sempre, perché era simpatica, intelligente, entusiasta e tante altre cose che adesso non ci sono più.

Scriveva Vonnegut: quando siete felici fateci caso.


Quando avete intorno dei vivi, penso io oggi in questo lunedì piovoso, fateci caso ancora di più.
Perché più passa il tempo, più mi rendo conto che non sarà sempre così.

Magari, domani in biblioteca faccio una bella vetrina a Abraham Yehoshua.
Lui è bravissimo, ed è ancora tra noi!




Buona settimana


Silvana