lunedì 4 giugno 2018

4 giugno 2018 - Coccodrilli

In biblioteca abbiamo un'abitudine a metà tra il macabro e il meritorio: facciamo i coccodrilli agli Autori, appena scompaiono - intendo dire con questo che allestiamo delle vetrine in cui esponiamo le loro opere.
Così, qualche tempo fa io ho messo in evidenza sull'espositore principale tutto il nostro posseduto di Ermanno Olmi.


Allo stesso modo, pochi giorni prima di andarsene da questa biblioteca, la mia collega Grazia ha allestito un bello spazio dedicato a Philip Roth.
E ha fatto bene, perché dopo la sua scomparsa tutti hanno voluto rendersi conto di quanto fosse davvero bravo e grande, ed è andata in prestito praticamente  tutta la sua opera.
Un romanzo di Roth, nella vita di un lettore, è come Parigi nella vita di una persona: almeno una volta ci devi andare. Pare.



Mi ritorna in mente, a questo proposito, che tempo fa avevo avuto l'idea di allestire uno spazio particolare, in biblioteca: avrei voluto tirare fuori tutti i nostri libri di Roth, però con una dicitura del tipo: "Ecco i romanzi di un grande scrittore che E' ANCORA VIVO! Non siete contenti?"
Però sono stata scoraggiata dai colleghi, e ho lasciato perdere.

A tutt'oggi, non sono convinta che la mia vetrina sarebbe stata peregrina.

L'occasione mi fa pensare alla mia gatta Mitzi, morta nel dicembre del '16.
Una micia che ha vissuto con me per tanti anni, insieme a suo fratello Pepe.
Pepe però era il dominante, e anche piuttosto prepotente con lei: su tutto doveva avere la precedenza, soprattutto nell'affetto della mamma - che ero io.


Quando Pepe è morto, io nel dispiacere mi sono detta che sarebbe stata l'occasione, per lo meno, di avere la Mitzi per me. Di essere tutta per lei, senza ingerenze.
Ma durantei un'estate torrida ho dovuto portare la gattina da mia madre, perché casa mia è caldissima e temevo che da me potesse morire. 
L'altra casa è più fresca, e alla Mitzi stare lì ha giovato. Ma mia madre è stata presa da una sua forma di egoismo senile, e sebbene io fossi sola come un cane, dopo che quella persona mi aveva abbandonato, non mi ha più voluto restituire la mia micia.
Ancora oggi provo un rimpianto insanabile per tutte le ore che non abbiamo passato insieme.

E ricordo anche Marisa, la mia collega scomparsa pochi anni fa.
La conoscevo da una vita, ma solo negli ultimi tempi avevo cominciato a frequentarla, andando insieme a vedere mostre di fotografia.
Il suo male l'ha portata via prima che potessimo diventare davvero amiche, e mi dispiacerà per sempre, perché era simpatica, intelligente, entusiasta e tante altre cose che adesso non ci sono più.

Scriveva Vonnegut: quando siete felici fateci caso.


Quando avete intorno dei vivi, penso io oggi in questo lunedì piovoso, fateci caso ancora di più.
Perché più passa il tempo, più mi rendo conto che non sarà sempre così.

Magari, domani in biblioteca faccio una bella vetrina a Abraham Yehoshua.
Lui è bravissimo, ed è ancora tra noi!




Buona settimana


Silvana



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