Non so se sia vero.
So che le erbe di una certa zona che attraverso io per andare al lavoro sono altissime.
Prima, quando pioveva tanto, erano verdi verdi.
Tutti ricordiamo, purtroppo, l'omicidio della piccola Yara.
Il suo caso ha rappresentato il realizzarsi delle mie peggiori paure.
Quando ero piccola, ritornavo spesso la sera tardi da casa di mia nonna lungo la Milano - Venezia. Guardare il buio fuori dal finestrino, immaginare i campi freddi e neri oltre i guard-rails, e pensare di poter essere là, persa in quell'oscurità spaventosa, mi riempiva di sgomento.
E questo è toccato alla povera ragazzina: rimanere abbandonata per giorni e giorni in un campo, sola e abbandonata, nell'oscurità della morte, al gelo.
Ma i prati del Parco Nord sono diversi.
L'erba alta che cresce lungo i sentieri mi lancia un richiamo cui non rispondo mai, ma che sento continuamente.
Guardo quel mare verde - ora già dorato - e mi affascina vedere i fiori sospesi nelle sue trasparenza, come pesci nell'acqua.
Penso al pelo folto e morbido degli animali, in una versione stranamente vegetale.
Penso al pelo folto e morbido degli animali, in una versione stranamente vegetale.
Se quello fosse il pelo della mia Titina, io a entrare e a perdermi nell'erba sarei come una pulce che le sta vicino alla gola, là dov'era più calda.
Potrei stendermi pancia all'aria al centro del prato e non mi vedrebbe più nessuno.
Non mi sentirei sgomenta e impaurita.
Di giorno prenderei il sole guardando il cielo azzurro.
Di notte dormirei sotto le stelle.
La notte non sarebbe il mostro della Milano - Venezia.
Sarebbe come una gallina nera - e io nascosta tra le sue piume. Per sempre.
Buona settimana!
Silvana
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