Milano - Una stradella a due passi dal Duomo
Sabato scorso, però, ho viaggiato nello spazio, come normalmente accade, e ho preso il treno per Reggio Emilia.
Reggio Emilia: Piazza Prampolini
Sedeva di fronte a me una coppia di padre e figlio - padre giovane e figlio bambino, tutti e due biondi, tutti e due con la testa tonda, vestiti di nero, e piuttosto sovrappeso.
Se fossi stata Vivian Maier, con la sua macchinetta fotografica da spia, a "carica dall'alto",
Vivian Maier - Immagine da Google
li avrei ripresi facendo finta di niente, perché erano belli, insieme.
Invece, ho avuto paura di venir malmenata, quindi accontentatevi di vederli qui così, trasfigurati:
Brian Wildsmith's Wild animals
Questi padre e figlio erano un po' simpatici e un po' antipatici.
Antipatici, perché non stavano mai né zitti né fermi.
Il piccolo continuava a chiedere "E quando arriviamo?", e poi sollecitava il genitore, perché gli fornisse alimenti dolci e sfiziosi, in continuazione, e si agitava, si metteva seduto così e poi cosà, dondolava le gambe e mi tirava i calci, si sdraiava su Papà Orso e poi si tirava di nuovo su, per passare dalla parte del finestrino. Insomma...
Simpatici, perché in fondo mi assomigliavano. "Questo è lo zaino del cibo, e questo quello dei libri", ha detto il grosso al piccolo, a un certo punto, fermando così un'immagine che, volendo, potrebbe essere simbolica di quello che è la mia vita.
Difatti, dopo alquanti pacchetti di patatine e brioches, Orso grande tira fuori un libro e comincia a leggerlo e guardarlo con Orsetto.
"Questo era vegetariano...", si dicono, "Ecco il Rex!", "Papà, ma quant'è otto metri di altezza?", e "I dinosauri sono vissuti 10 milioni di anni fa".
10 milioni di anni fa?
Il mio neurone solitario ha cominciato a fremere.
Voi credete negli extraterrestri?
A me degli extraterrestri non fa né caldo né freddo.
Nella mia ristrettezza mentale, penso che finché non ci attaccano, o non ci aiutano, rimangono una semplice speculazione mentale, buona per farci magari qualche bel film
ma poco altro.
Tempo fa, forse a seguito di qualche fatto di cronaca, la speculazione mentale al loro proposito si è fatta più accesa.
"Che aspetto possono avere gli extraterrestri?", teorizzava un intellettuale, sul piccolo schermo. "Ma saranno molto simili a noi! Hanno bisogno di vedere, quindi saranno dotati di occhi. Hanno bisogno di afferrare, quindi avranno le mani. E la bocca per mangiare, le gambe per muoversi..."
"Bho, giusto... " pensavo io.
Qualche giorno dopo un altro intellettuale, più pragmatico, ha ragionato: "Non possiamo assolutamente immaginare quale possa essere l'aspetto degli extraterrestri. Considerate le meduse, i serpenti, persino i batteri. Assolvono le loro funzioni vitali, ma con membra e organi assolutamente diversi da quelli dei mammiferi. Quindi..."
"Giustissimo!", ho pensato io.
E oggi penso: gli extraterrestri sono fatti così
Perché dieci milioni di anni fa l'aspetto e il clima della Terra erano completamente diversi.
Gli esseri che la popolavano allora non avevano niente in comune con noi - se si eccettua qualche uccello, qualche rettile, ma poca roba - e si sono estinti.
La Terra, insomma, era tutt'un altro pianeta.
Quindi, perché pensare che per incontrare gli extraterrestri si debba viaggiare nello spazio?
Restiamo fermi, e viaggiamo nel tempo.
Spazio e tempo sono le due dimensioni soggettive in cui sta immerso l'essere umano, diceva Kant. Quindi un domani, in qualche modo, supereremo questi nostri limiti soggettivi, e vagabonderemo avanti e indietro per il tempo, invece di essere costretti a correrlo n un'unica direzione - sempre e solo in avanti.
Chissà che belli, i viaggi nel tempo... Non vedo l'ora.
Ma questo sarà un domani, quando gli extraterrestri saremo noi.
Buona settimana!
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