Nell'area dedicata a Medio Evo e Rinascimento, sono rimasta colpita da questa maternità germanica.
Quello che mi ha colpito è la somiglianza tra la Madonna e Gesù Bambino.
Qui da noi, presi com'eravamo da ideali platonici e rispetto per la trascendenza, di Figli che assomigliassero alle loro Madri non ne sono stati creati troppi. Me ne sono resa conto solo in quest'occasione.
Il pensiero seguente è stato: "Però, che bravo il Maestro, che ha scolpito una donna e un bimbo che si somigliano!". Per poi rendermi conto che a raffigurare due che si somigliano ci vuole molto poco: basta prendere per modello una maternità in carne e ossa.
Quindi, mi ha fatto molta tenerezza pensare che l'antico Maestro Germanico in questione, in quest'occorrenza, abbia fatto il ritratto a sua moglie e a suo figlio.
Pochi metri più in là, ho visto questa testa di giovane donna ottocentesca:
e sono rimasta quasi strabiliata dalla somiglianza tra il volto raffigurato e quello di Imma, una compagna di corso conosciuta in quei giorni.
Sempre in tema con quello che voglio dire, qualche anno fa, a Malta, ho visto la Decollazione di San Giovanni Battista
e ho provato l'insensata certezza che i modelli dei due personaggi anziani dell'opera - la seconda e il terzo da sinistra - fossero nella realtà il padre e la madre di Caravaggio.
E' questa rete sottile di identificazioni, somiglianze, supposizioni, astrazioni e affetti che al Liebieghaus mi ha affascinato.
Una rete che unisce passato e presente, arte e realtà, artista e pubblico, immanenza ed eternità in un tessuto sottile e saldo come le nervature di una foglia.
Così che, nel campo dell'arte, non si distinguono più i vivi dai morti - e i morti dai vivi.
Buona settimana!
Silvana
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