lunedì 28 gennaio 2019

28 gennaio 2019 - Nidi nudi

Andavo al lavoro in autobus, qualche giorno fa, e guardavo i rami nudi degli alberi lungo la strada.
In uno di questi alberi si scorgeva un nido.


Vedere i nidi degli uccelli tra i rami spogli mi fa sempre impressione.
Mi sembrano le idee dell'albero messe spietatamente a nudo dalla brutta stagione.
Mi sembra una violazione dell'intimità degli uccelli. L'ennesima dimostrazione che gli animali sono inermi, di fronte alla natura e di fronte all'uomo.
Come gli stessi uomini, d'altronde.

Invece, quel giorno ho immaginato di essere un uccello tra i rami, e ho pensato che avere per me lo spazio dell'albero è proprio una gran bella cosa. 
Una bestiola così piccola ha bisogno di sentirsi protetta e nascosta in una nuvola di stecchi e foglie, mi sono detta.

E invece gli uccellini, in barba a noi, hanno le ali, e sono padroni del cielo.
Sono minuti, ma possono vivere emozioni di spazio infinito.
Davvero hanno bisogno di spazi piccoli?

Lo stesso i bambini.
Hanno lettini piccini, vestitini, seggioloni che poi sono seggiolini, e box e passeggini e gli abbracci dei genitori e tante altre ristrettezze. Però sono animaletti sul bordo di spazi immensi.
Tutte quelle parole e quelle cose da imparare... E tutta quella gente da conoscere, le emozioni da scoprire. Tutti quei giorni. Tutta quella vita.

E i vecchi, nei loro viaggi sempre meno avventurosi, nelle passeggiate sempre più brevi.
I pensieri più limitati. I giorni quasi contati.
Ma con un altro infinito davanti.

E tutti noi, che crediamo di poter fare mille cose e viaggiare ovunque, nel mondo, mentre invece saltelliamo tra i rami del tempo, che ci spinge da un'età all'altra - tendenzialmente contro il nostro volere.

Cosa è grande? Cosa è piccolo?
Chissà...

Buona settimana!


Silvana


lunedì 21 gennaio 2019

21 gennaio 2019 - Vita di biblioteca: una lettera aperta

Non so quanto possano interessare agli altri i piccoli episodi di vita vissuta delle comunità di lavoro altrui.
E tuttavia racconterò che nella mia Biblioteca, il mese scorso, una giovane e bravissima collega ci ha lasciato all'improvviso perché ha vinto un concorso presso un'altra Amministrazione, e per non perdere il posto ha dovuto prendere servizio in quattro e quattr'otto entro la fine dell'anno, rimettendoci ferie, un po' di sonno e lasciando dei lavoretti a metà.
Sabato scorso Irma è venuta a salutarci, portando con sé pasticcini, spumante e tante cose buone.
Noi abbiamo ricambiato con una bella pianta di magnolia. O forse era una gardenia? Di piante mi intendo poco...

La questione è che il regalo è stato collettivo - e infatti oggi hanno cominciato a fare la colletta - ma ogni decisione al proposito è stata presa da un'élite ristrettissima, che a tutt'ora ignoro, senza coinvolgere l'intera comunità. O, per lo meno, senza coinvolgere me.

Dunque, ho risposto con una lettera aperta, che copio qui sotto.

Carissimi,
con questa mia volevo ringraziare chi si è fatto carico spontaneamente di scegliere il regalo per Irma.
La pianta era davvero molto bella, e la nostra ex-collega se l'è meritata - questo ed altro, a parer mio - per le molte ragioni che tutti conosciamo.

Il metodo con cui è stato fatto questo acquisto, devo dire, ha suscitato in me dei desideri di approfondimento.
Dunque, ho chiesto a un paio di amiche e conoscenti come si organizzino le spese collettive nel loro gruppo di lavoro.
E mi son sentita citare momenti di discussione - addirittura gruppi su whatsapp, non so se anche su facebook - su cui vengono lanciate proposte, si dibatte, controbatte, insomma si dialoga un sacco.

E mi sono detta: ma che metodo arretrato e primitivo!
Perché infatti, buttare via tutto questo tempo coinvolgendo i colleghi?
La storia stessa ce lo insegna: le società in cui un solo uomo forte ha preso le decisioni per tutti, o in cui il ristretto gruppo dei migliori si è fatto carico delle scelte che coinvolgevano la vita del popolino, sono durate secoli. Che dico? Millenni!
La democrazia, invece, è invenzione troppo recente. Presuppone grandi perdite di tempo e caratterizza un'epoca di innegabile decadenza.
Chi ha deciso di ignorarne metodi e principi ha fatto solo che bene.
E ha tutta la mia ammirazione e la mia gratitudine.

Cari saluti

Silvana

P.S.: Mia sorella è una benefattrice della Biblioteca. Quando scarta suoi libri personali perché non ha più spazio, li dà a me perché li collochi ed entrino a far parte del patrimonio della collettività.
E' giusto dimostrarle la nostra riconoscenza. Lo dico io.
Ieri le ho comprato l'ultimo giallo di Manzini per regalarglielo
L'ho pagato 14 euro.
A voi di fare i conti.
Grazie.


Dicevo: non so quanto possano essere di interesse comune i fattarelli della vita quotidiana altrui...
Diciamo che ho colto l'occasione per tornare a mandarvi un mio saluto del lunedì.

Buona settimana!


Silvana