lunedì 27 maggio 2019

27 maggio 2019 - Andreia

Quando ero al liceo, ero innamorata di una persona che si chiamava Andrea.
Andrea era il mio sogno infinito, il mio pensiero costante, il mio codice segreto.
Scrivevo "forza" dappertutto, perché questo vuol dire la parola "andreia" in greco antico. Lo scrivevo in stampatello maiuscolo, a caratteri inclinati - così la resa del concetto mi sembrava più dinamica.
FORZA FORZA FORZA era dappertutto: sui quaderni, sui libri, alla lavagna, inciso nel legno del mio banco.
I miei compagni erano esasperati, mi odiavano anche per questo.

Qualche giorno fa un mio collega tuttologo - una di quelle persone che ha conoscenze su ogni cosa, ha avuto ogni tipo di esperienza nella vita, e condivide molto con chi ha intorno - mi ha detto che essendo preparatore atletico ha notato in me la stoffa della vera sportiva dotata. Se per pura ipotesi mi facessero un carotaggio nelle carni, di certo risulterebbe che ho una buona quantità di fibre lunghe - quelle che danno velocità - e una massima parte di fibre chiare, che danno forza.

Io non so bene cosa pensare di questa rivelazione su di me alle soglie della vecchiaia.
Mi sono persa una ennesima fulgida carriera? La carriera agonistica?
Ma quante cose avrei potuto essere, se non avessi perso a studiare quello che ho studiato, e che non mi ha portato a niente?
Chissà, forse il mio collega mi ha voluto prendere un po' in giro... Ma sentire parlare di se stessi in termini che non avresti mai sospettato è sempre affascinante.
Si apre una porta su certi aspetti di te che mai ti saresti aspettato.

D'altronde, quando un mio conoscente capace di leggere i tarocchi mi ha chiesto quale fosse il mio arcano maggiore, io ho risposto senza esitare "La forza!".
La signora che con nonchalance spalanca le fauci di un leone, una mano sotto e una sopra... Come non ammirarla?

Qualche giorno fa una mia amica lontana mi ha consigliato di vedere il film della Coixet "La casa dei libri". "La protagonista mi ha fatto pensare tantissimo a te!", mi ha detto.
Io ho guardato questo film. L'eroina è una donna ancora giovane, vedova da anni, che in un paesino di campagna apre una libreria in una vecchia casa. Ma la Lady del luogo la prende a malvolere, e per nessunissima ragione al mondo scomoda il nipote deputato e gli fa varare una legge in Parlamento che le consente di portare via casa e negozio alla protagonista, senza che le venga versato il becco di un quattrino come risarcimento.
Allora, la donna prende il mare e abbandona quel tristo villaggio, con  tutti i suoi averi chiusi in una valigia nemmeno troppo grande.
Unica amica, unica persona a dirle addio è la ragazzina che per qualche tempo l'ha aiutata in negozio.
Solo allora lo spettatore scopre che è sua la voce narrante del film, che alla fine dice "Di lei ricorderò sempre l'assoluto coraggio e l'amore dei libri".

Spero sia questa la ragione per cui la mia amica lontana ha pensato a me, nel vedere quel film. I libri e il coraggio...

E il pensiero mi va a un altro, grandissimo film: La lista di Schindler.
Come tutti ricorderanno, a un certo punto Schindler dice al comandante del campo di concentramento: "Lei è un essere superiore, una persona generosa e buonissima!".
Naturalmente non era vero: il comandante era anzi un nazista folle e scellerato come e più di molti altri. 
Ma sotto l'influenza delle parole di Schindler, per un paio di giorni non uccise nessuno.

Così mi chiedo: sono io forte? Sono coraggiosa?
Una bambina che piange sempre perché gli altri non fanno che prenderla in giro è una debole?
E se non avessi avuto una infanzia infelice, se non fossi abituata ad affrontare traversie e frustrazioni, sarei ancora qui?

Non lo so se sono davvero forte, ma per favore, voi ditemelo lo stesso.

E magari, qualche volta, anche che sono bella.

Grazie.


Buona settimana!

lunedì 20 maggio 2019

20 maggio 2019 - Una storia semplice

Oggi è il mio compleanno, e vi regalo una storia bella.

Forse l'ho già raccontata, ma se mi ripeto fingerò che non sia per un mio difetto  di memoria, ma perché voglio nutrire il nostro spirito bambino, che davanti alle cose belle non si vergogna di volerle ascoltare sempre uguali.

E' una storia che mi ha raccontato Magda, e sa di paesi freddi e verdi, di gente semplice che lavora sodo, di sogno e di riscatto.

E' una storia semplice.

Mi racconta dunque Magdalena che nel suo paese viveva un signore che rimase vedovo molto presto, con due o tre bambini da crescere.
Dunque, questo signore passò venti o trent'anni da solo, magari quaranta, pensando a lavorare e a crescere i figli.
Poi, all'inizio della vecchiaia - diciamo, credo, verso i 60... Verso i 65... Non saprei... Insomma, un giorno questo bravo papà va a un funerale e incontra una signora della sua età, e nasce l'amore.
Da quel giorno, i due vissero insieme felicemente tanti tanti anni - venti, trenta, non ricordo di preciso -, condividendo una lunga vecchiaia sana, proficua e felice.

Per tutto quello che di fiabesco ha questa storia, cui io penso di rado ma sempre con piacere, e di consolatorio, e anche di fantascientifico, e di umile, di quotidiano, di tenero, di costruttivo, di folkloristico e di sorprendente, io ringrazio Magdalena che me l'ha raccontata.

E spero che a voi piaccia quanto è piaciuta a me.

Immagine correlata


Buon compleanno. Auguri.

Buona settimana.


Silvana

lunedì 13 maggio 2019

13 maggio 2019 - Ancora!

Mi piace cantare nel coro perché ci esibiamo gratis.

Intendo dire: se ci pagassero proverei la soddisfazione di guadagnare qualcosa dedicandomi ad una attività artistica (andrebbe tutto sul conto del coro, comunque, non su quello mio personale...).
Però, per come stanno le cose, dedicare tanto tempo insieme a un gruppo di altre persone per costruire qualcosa di bello, che poi si lascia vagare nell'aria come un seme di soffione, mi piace.
Agiamo fuori dall'ottica del guadagno.
Siamo contrabbandieri di vibrazioni sonore.
Regaliamo bellezza.

Lo scorso fine-settimana sono stata in Umbria col coro.
Abbiamo partecipato a una rassegna sabato sera. Abbiamo cantato una messa domenica mattina.
In cambio, l'organizzazione ci ha regalato un giro turistico di Gubbio.

Da quei cantores assatanati che siamo, abbiamo approfittato della visita al Duomo per improvvisare un Alleluja in un cantuccio.
Più tardi, visitando la chiesa di un convento di monachine di clausura, abbiamo ripetuto l'exploit.


Ed ecco il piccolo miracolo - l'emozione, lo struggimento, il momento d'oro, il fiorire del senso.

Le suorine del convento di clausura si sono affacciate alla grata da cui possono guardare nella chiesa.
Terminato l'Alleluja ci hanno applaudito e ci hanno chiesto: "Ancora!"
E noi abbiamo fatto il bis.


Prima di uscire, una di loro è scesa a farci i complimenti ("Qui accanto fa le prove un coro e ogni tanto vengono a cantare, poi anche altri, ma nessuno così bene!"), a ringraziarci, ad augurarci Pace e bene.
Questo auguro anche a voi - ed egoisticamente, soprattutto a me stessa.

Pace e bene.

Buona settimana.

lunedì 6 maggio 2019

6 maggio 2019 - Qualcun altro

Ho letto da qualche parte che Einstein era una persona modesta, non si inorgogliva pubblicamente dei successi della sua mente scienziata (che stupidaggine sarebbe stata, d'altronde: essere un genio di successo e vantarsene pure. Che atto gratuito).
Quando però si esibiva pubblicamente col suo violino, e la stampa dava risonanza all'evento con lodi e apprezzamenti, lui ritagliava la notizia e la mostrava a tutti, molto orgoglioso.

Qualche anno fa un mio libro è stato tradotto in spagnolo, e la casa editrice che ne ha realizzato questa versione ha pubblicato sul proprio sito qualche notizia su di me, dando rilievo alla mia vasta esperienza nel campo dell'educazione e ai riconoscimenti conferitimi in America Latina per la mia opera pubblica di organizzatrice di studi, conferenze, congressi mondiali eccetera eccetera.
Bello, mi sono detta. Interessante.
Ho avvisato la casa editrice dell'equivoco, e mi sono goduta il frisson che mi veniva dall'essere presa per qualcuno di diverso da me - e naturalmente migliore, perché proprio in quel periodo avevo ripreso a pensare che tutti siano migliori di me e vivano vite molto più felici e in gamba della mia.

Dunque, mi sono detta, è così che vivono gli avventurieri.
E' per questo.
Interessante.

Un leggero brividino in questi giorni me lo ha dato partecipare a una mostra d'arte collettiva.
Da ieri espongono nell'hinterland milanese alcuni allievi delle civiche scuole d'arte Faruffini e P. Borsa le proprie opere. Io, tra loro, con le mie ceramiche.

La ceramica è una vacanza, una distrazione che mi accompagna da tantissimi anni.
Non ho genio in questo campo, ma ne sono consapevole e proprio questo mi permette di dedicarmici con leggerezza.
Fare ceramica - non tanto, ma regolarmente - mi permette ormai da tanto tempo di sentirmi qualcun altro.

In occasione della mostra Cinzia, la mia validissima Maestra, mi ha suggerito di proporre delle opere che facessero parte di una narrazione.
Dunque, questo è il testo della mia mostra, a titolo "La storia degli animali":

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Qui avete una visione d'insieme del mio tavolo, alla mostra

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Le volpi cacciatrici

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Le lepri che sanno scappare
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La timida talpa

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Il lupo dal caratteraccio

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E la coppia di innamorati

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Ricordo una persona che avevo frequentato tanti anni fa.
Era molto cinico. Molto sarcastico. Molto pieno di disprezzo per le persone e per quello che le persone fanno (se non sono affermati professionisti o artisti, naturalmente).

Di certo, avrebbe riso delle opere esposte, non solo delle mie.
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Sono molto felice di non aver provato un briciolo di cinismo nei confronti di questa mostra.
Invece, ho apprezzato molto il discorso con cui il maestro Antonio T. l'ha introdotta,dicendo che se è vero che la bellezza salverà il mondo, ci sono persone che si dedicano alla ricerca della bellezza con occhi, cuore, mente e mani, e soprattutto con grande sincerità.
L'estrema sintesi che ne faccio non rende onore a queste parole. Lui si è espresso molto meglio, e in modo persino commovente.

Tutti, naturalmente, mi hanno fatto i complimenti: gente che conosco e anche gente che non conosco. E dico naturalmente perché nessuno verrebbe a dirmi in faccia "Che brutta roba, provo molto cinismo nei tuoi confronti!".

Quelli che mi conoscono, in particolare, mi hanno detto che nella mia mostra mi hanno riconosciuta.
Hanno riconosciuto me.
Anche nella ceramica, io sono io.

Non sarò mai qualcun altro.

Buona settimana!


Silvana