martedì 25 giugno 2019

24 giugno 2019 - La lentezza

Venezia è una città lenta.
Accaldata.
Affollata.

Non si può aver troppa voglia di correre, a Venezia.
O di lavorare.

Vi mando l'immagine di una gara a cronometro tipica del luogo.





Fulmini sì, ma solo di bellezza.


Buona settimana!


Silvana

lunedì 17 giugno 2019

17 giugno 2019 - Una storia che si ripete

Como degli scemi, al liceo, ogni volta che la nostra prof citava un topos noi sghignazzavamo.
Il topos, in realtà, non è un piccolo roditore, anche se l'idea di questi animaletti scorrazzanti per la storia della letteratura scatenava le nostre risa: è un luogo comune, una figura retorica, una similitudine che si ripete, secolo dopo secolo, autore dopo autore, di poeta in poeta, di scrittore in scrittore.

Tra le erbe alte del parco, nei giorni scorsi ho ammirato i fiori.
Ammirato ed amato.

IMG_5283.JPG


IMG_5295.JPG


IMG_5298.JPG

Poi, come doveva capitare, è passata la trebbiatrice, che ha raso tutto al suolo.

20190613_130006.jpg

Col mio rimpianto per i fiori perduti sono solo l'ultima di una lunga fila.


Oltre ai poeti, chissà quanti contadini prima di me. Quanti turisti, alpinisti, botanici...
Insomma, tutti lì in lunga schiera a piangere la morte dei fiori.

Che insieme alle erbe vengono poi raccolti in rotoballe, e portati via, per la gioia delle mucche ruminanti.

IMG_5304.JPG



IMG_5315.JPG


IMG_5316.JPG

Così è, tutto si ripete: cresceranno altre erbe, altri fiori, io scatterò altre foto, altri poeti piangeranno quando verranno recisi.

Io però, ve lo prometto, non ne parlerò più.

Buona settimana!


Silvana

lunedì 3 giugno 2019

3 giugno 2019 - La gallina nera

Dice una mia amica che il Parco Nord è gestito molto bene: si capisce che alberi e piante sono curati con attenzione e consapevolezza, e tutto cresce o viene tagliato con un ritmo forse ignoto ai più e magari all'apparenza casuale, ma una ragione sottesa al di sotto di ogni scelta agronomica si può sempre intuire.

Non so se sia vero.
So che le erbe di una certa zona che attraverso io per andare al lavoro sono altissime.
Prima, quando pioveva tanto, erano verdi verdi.
Adesso, dopo due giorni di sole, hanno già cominciato a ingiallire.


Tutti ricordiamo, purtroppo, l'omicidio della piccola Yara.
Il suo caso ha rappresentato il realizzarsi delle mie peggiori paure.
Quando ero piccola, ritornavo spesso la sera tardi da casa di mia nonna lungo la Milano - Venezia. Guardare il buio fuori dal finestrino, immaginare i campi freddi e neri oltre i guard-rails, e pensare di poter essere là, persa in quell'oscurità spaventosa, mi riempiva di sgomento.
E questo è toccato alla povera ragazzina: rimanere abbandonata per giorni e giorni in un campo, sola e abbandonata, nell'oscurità della morte, al gelo.

Ma i prati del Parco Nord sono diversi.
L'erba alta che cresce lungo i sentieri mi lancia un richiamo cui non rispondo mai, ma che sento continuamente.
Guardo quel mare verde - ora già dorato - e mi affascina vedere i fiori sospesi nelle sue trasparenza, come pesci nell'acqua.


Penso al pelo folto e morbido degli animali, in una versione stranamente vegetale.

Se quello fosse il pelo della mia Titina, io a entrare e a perdermi nell'erba sarei come una pulce che le sta vicino alla gola, là dov'era più calda.

Potrei stendermi pancia all'aria al centro del prato e non mi vedrebbe più nessuno.
Non mi sentirei sgomenta e impaurita.
Di giorno prenderei il sole guardando il cielo azzurro.
Di notte dormirei sotto le stelle.
La notte non sarebbe il mostro della Milano - Venezia.
Sarebbe come una gallina nera - e io nascosta tra le sue piume. Per sempre.

Buona settimana!


Silvana