lunedì 18 agosto 2014

18 agosto 2014 - Ooooooh - ooooooooooooh!

Qualche anno fa ho trascorso un fine-settimana a Berna.
Ho visto un orologio meccanico, una fontana con finti orsi cattivi che divoravano bambini, un fossato con veri orsi in cattività che divoravano verdure. Ho visto tanta neve, e la casa-museo di Einstein.


Delle varie informazioni che ho raccolto in quell'occasione, una più di tutte mi è rimasta impressa: Einstein era un grande viaggiatore. Si spostava moltissimo, relativamente alla sua epoca ma anche in senso assoluto. Andava di qua, di là, invitato da centri di ricerca, gruppi di studio, università e quant'altro, allo scopo di fare ricerca, tenere conferenze e ricevere onoreficenze. 
Passava giornate intere sui treni, settimane intere sulle navi.
Secondo me, lui affrontava questi spostamenti non per rincorrere la gloria, il denaro o valide collaborazioni scientifiche. La meta interessava, sì, ma il viaggio in sé era fondamentale.
Io credo che Einstein trovasse nei suoi viaggi, principalmente, tanto, tanto tempo per pensare.

Il tempo vuoto del movimento, anche se non sono Einstein, mi risucchia dalla testa ciò che è contingente. I dettagli della mia vita quotidiana rimangono indietro, mentre i miei pensieri viaggiano da soli, in avanti, insieme al mezzo di trasporto. 
E' bello. E' una specie di trance.
Ma ognuno ha ciò che si merita: io sviluppo idee silvanesche


Einstein per la testa aveva ben altro...

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Io ieri, ad esempio, ho preso un aereo per venire a Dublino.

Volare una volta mi metteva terrore. Adesso sono quasi indifferente.
Dico quasi, perché mi rendo conto di aver spostato la tensione su altri dettagli del prendere l'aereo.
Ho sempre una paura irragionevole di sbagliare aeroporto, di arrivare tardi, di non trovare il check-in, di aver stampato il biglietto sbagliato... 
Sono tutti timori abbastanza facili da gestire. 
Invece, la paura di morire precipitando è davvero troppo grande da concepire. 


Quindi, la travesto.

Eppure, volare è bello. Bellissimo.
Guardare giù dal finestrino è un'esperienza straordinaria.
Studiare una cartina delle isole della Grecia e vedere come corrispondesse nei minimi dettagli agli arcipelaghi che se ne stavano tranquilli chilometri e chilometri sotto di noi è stato forse il momento più entusiasmante di una storia d'amore del mio passato che di grandi emozioni, in effetti, me ne ha date poche.


Vedere le montagne dall'aereo, dopo tanta pianura brulicante di case, strade e presenza umana, ti fa intuire la magnificenza della loro solitudine. Ti fa capire il vero senso della parola "superiorità".
Io, questa volta, le ho fotografate:

Le fotografie dall'aereo pare che siano tra le più comuni pubblicate in rete, insieme a quelle dei propri piedi e dei piatti pieni di cibo. Le più comuni - quindi le più banali
Ma volare è una cosa straordinaria. 
Vedere le nuvole dall'alto è un miracolo. Stare dalla parte del cielo azzurro, mentre sotto piove, è un ribaltamento della prospettiva umana.
Chi può resistere alla tentazione di catturare l'immagine di un'esperienza come questa? 
Che poi il signor RyanAir ne abbia fatto un'esperienza a basso costo è un altro discorso. Chi lo sa quanto dura. Godiamocela finché si può.

E un'altra cosa che mi stupisce dei voli in aereo è il modo in cui finiscono.
L'atterraggio non manca mai di stupirmi.
Un attimo prima eravamo lassù, altissimi nel cielo, e sembrava che il volo non dovesse terminare mai. Poi, in un attimo le cose si ingrandiscono. E siamo già a terra.

Io sono sicura che allo stesso modo mi sorprenderà la fine del mio tempo.
Un attimo prima ero viva, credevo dovesse durare in eterno, invece ecco la morte.

Ma non pensiamoci.
Domattina controllerò il biglietto per veder a che ora parte il volo di ritorno.
Ma se è troppo presto come farò ad arrivarci? Sarò capace di prenotare un taxi a Dublino? E se il taxi buca la gomma lungo la strada e perdo l'aereo, che ne sarà di me?

Volare, ooooooh- oooooooh!

E buona settimana

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