lunedì 4 maggio 2015

4 maggio 2015 - Errata-corrige, ripresa e conclusione

La settimana scorsa ho fatto un errore.
Dopo aver parlato di Mozart, ho copiato una seconda volta il link della danza marocchina.
Dunque rimedio: l'adagio del concerto per pianoforte n. 23 lo trovate qui


Questo contrattempo mi permette di riprendere il tema di lunedì scorso, che ho chiuso con troppa precipitazione.

Avrei voluto parlare anche degli altrove personali che può capitare di crearci per mitizzazione spontanea.
Ad esempio, quando io ero adolescente nutrivo una strana passione per l'arcipelago britannico - che fosse Inghilterra o Irlanda o Scozia non faceva differenza. Mi bastava aspirare a una lontananza.
Ma lascio la parola al poeta che ero, non c'è bisogno di spiegazioni ulteriori.

L'Irlanda mi serve
per gettare la mia anima
sempre più lontana.
Su quella terra
come carne senza pelle
si scioglie il tempo,
sfuma la distanza.

Poi, sono stata in Inghilterra e ho fatto tante pulizie, senza incontrare nessun Principe Azzurro.
In Irlanda sono caduta dalle scale del bus.
Ma non posso recriminare niente: mica me l'ha chiesto l'Arcipelago, di mitizzarlo. Ho fatto tutto da sola.


​Sottobosco irlandese

Mi è capitato poi, periodicamente, di eleggere degli altrove sentimentali in base ai miei innamoramenti.
Ad esempio, ho pensato di avere nella Toscana una specie di seconda patria per diversi anni.
Ora come ora, ora che la mia situazione affettiva è radicalmente cambiata, ho diritto io di sentirmi in esilio, come Dante?

G. di Paolo, Le profezie di Cacciaguida.
Immagine da Google

E' ragionevole che mi venga da pensare "Ma vaff..." ogni volta che il mio orecchio coglie la parlata di quelle parti?


No, non è ragionevole.
Però lo faccio lo stesso.

Nel corso della mia vita, ho conosciuto persone che anelavano con ogni fibra del proprio essere ad andarsene da Milano. 
Avevano un senso dell'altrove fortissimo, e hanno cercato con maggior impegno di me di realizzarlo.
Così, innamoratami perdutamente di una specie di skipper, per qualche mese della mia vita ho fatto parte di un progetto di traversata dell'Atlantico su una barca a vela di metallo autoprodotta.
Un progetto che, nato da una mente meno tenace e abile di quanto pensassi, è naufragato molto, molto prima di venire messo in atto.
Ma non ho rimpianti al proposito. So per certo come sarebbe finita.


Il capitano meritava meno fiducia di Schettino.

Qualche anno dopo, ho di nuovo sfiorato la possibilità di andare a vivere lontano da Milano.
Questa volta, mi ero creata la possibilità con le mie stesse mani: ho vinto l'ultimo concorsone per l'insegnamento, e mi hanno proposto una cattedra in provincia di Sondrio.
Stavo già per abbracciare la mia nuova vita montanara - avevo trovato una camera in affitto, avevo comprato la valigia etc. etc. - quando il Provveditorato mi ha proposto un'altra cattedra, in un'altra categoria dello steso concorso. 
Questa volta, nella provincia di Milano.
Dunque, montagna addio.


Sono andata a Francoforte - cioè, intendo dire, sono rimasta a Milano.

Quindi, considerando quanto deboli si siano rivelate le mie aspirazioni per l'Altrove, e quanto fortemente in realtà sembri essere legato il mio destino al luogo dove sono nata,

Vecchia cartolina


e considerando la mia passione per la luce, che cerco e studio e bevo come fosse acqua quando ho sete, ovunque io mi trovi, 


qualche giorno fa la mia mente è stata folgorata da un'illuminazione, e sono giunta a una conclusione su me stessa.

In realtà, io sono un albero.



Ve ne eravate accorti, voi?





Buona settimana!


Silvana

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