lunedì 2 ottobre 2017

2 ottobre 2017 - Il materialismo storico, due bei film e un pinguino



Sono una donna del secolo scorso.
Quando sono nata, la televisione aveva solo due canali, e non trasmetteva niente né di notte, né di mattina. Bimbi insonni? Contassero le pecore.
Se ti perdevi in una forra oscura e fredda morivi, perché non potevi chiamare soccorso col cellulare.
Le biblioteche avevano cataloghi fatti di pizzini scritti a mano, al massimo a macchina, che potevi consultare solo sul posto.
Se volevi scrivere un romanzo, te lo dovevi battere direttamente sul foglio. Al limite, con la carta carbone potevi ottenerne una copia in più.

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Immagine da Google

E se facevi il liceo, ti insegnavano la teoria marxista del materialismo storico sottintendendo che era buona e giusta.

Sono un'ignorante di ritorno.
Di quello che ho appreso, ricordo poco. Di quasi tutto, potrei fornire solo spiegazioni insufficienti a scrivere un manuale per bambini delle elementari (o si dirà scuola primaria inferiore, oggi?).
Ad esempio, ricordo che secondo il materialismo storico tutto è espressione del sistema economico in vigore, anche e soprattutto le manifestazioni culturali, e che in campo artistico non esiste un soggetto individuale vero e proprio. Questa poesia l'ha scritta Tizio, ma se non l'avesse scritta lui avrebbe provveduto Caio, perché l'economia la faceva girare nell'aria. O qualcosa del genere.

Di fatto, quale teoria filosofica che ci aiuti a interpretare il reale venga insegnata oggi come particolarmente veritiera, non lo so.
Fondamentalmente, sono un'ignorante anche di andata.

E al materialismo storico, oramai, penso solo in rare occasioni.
Generalmente, quando guardo un bel film.

Ad esempio, gli ho pensato quando ho visto "Il Ponte delle Spie" di Spielberg.


Con Il Ponte delle Spie, scriveva il critico  del Corriere, o forse di Repubblica, Spielberg prosegue la sua ricerca sull'Ideale di Vita Americano.
A me pare, invece, che Spielberg stia portando avanti una sua ricerca sul ruolo dell'individuo nella società (tendenzialmente americana, ma non per forza), e su tutto quello che lo rende unico e irripetibile, tra i suoi simili.
Pensate ad esempio a La lista di Schindler.
A un certo punto, tutti gli operai ebrei della fabbrica vengono trasferiti, e sostituiti da nuovi forzati.
Quello che fa Schindler è battersi come un leone, con tutti i mezzi a sua disposizione, per riportare la sua squadra di prima sotto la sua ala protettrice. "E che caspita!" - mi sono detta io, quando l'ho visto. "Salva i suoi, però di mandare questi nuovi a morte certa non si fa problema!" 
Salvare gli uni piuttosto che gli altri, per lui, non era lo stesso?
No, non è lo stesso. L'ho capito solo più tardi.
La logica dei grandi numeri anonimi era proprio quella dei nazisti.
Schindler voleva bene a delle persone particolari. Proprio quelle lì. Voleva salvare i "suoi" ebrei, non altri.
Perché quelli erano gli individui a cui voleva bene.


Allo stesso modo, l'avvocato James Donovan (qui la trama del film Il Ponte delle Spie https://it.wikipedia.org/wiki/Il_ponte_delle_spie ) si batte come un leone perché il prigioniero russo venga liberato.
Sopporta il disprezzo e l'ostracismo della società e della sua famiglia perché vuole applicare in pieno l'ideale di giustizia della Costituzione americana. Inoltre, ha conosciuto la spia sovietica, Rudolf Abel, l'apprezza come individuo e per questo vuole del bene a lui, personalmente.
Per finire, e soprattutto, non vuole tradire l'idea che ha di se stesso come uomo giusto.
E la sua fermezza, la sua scelta, cambiano l'ordine della Storia.

Un film in cui ancora più chiaro è il valore delle scelte individuali, in contrapposizione alla marea degli eventi, è Diplomacy


Avevo una professoressa, alle medie, che diceva che nel momento del bisogno gli uomini giusti si trovano tutti dalla parte giusta.
Protagonista di questo bellissimo film, che si svolge tutto in una stanza d'albergo o quasi, e che è tutto parlato, è il generale nazista Dieter von Choltitz.
Un nazista! 
Nel momento storico in cui più di ogni altro, nel nostro immaginario collettivo, gli individui sono stati chiamati a essere giusti o ingiusti, lui era dalla parte sbagliata. Decisamente. Innegabile. Non c'è di che.
Un nazista...

Eppure, non ha bruciato Parigi.
Una scelta individuale che, nel corso della Storia, ha avuto il suo bel peso!

E qui, oltre a invitarvi a guardare il film personalmente, ricorderò solo quello che raccontano le guide parigine parlando di lui: Dieter von Choltitz si è opposto agli ordini del Fuehrer non bruciando Parigi perché era cresciuto in una famiglia che gli ha insegnato ad amare l'arte e la bellezza.
Questo l'ho sentito raccontare da Madame Dupont, mentre attraversavo il nono Arrondissement della capitale francese su un pullman, insieme ai miei compagni della scuola di ceramica e di pittura. 
E le ho creduto ciecamente.

E dunque, mentre da giovane mi hanno insegnato che siamo in balia degli interessi economici e della bramosia dei potenti, da grande sono affascinata dalle storie in cui gli individui si oppongono agli eventi in nome dell'umanità, della bellezza e di se stessi.

Nonostante tutto il mio pessimismo, credo che chiunque di noi possa fare una differenza, nel corso degli eventi.
Io, ad esempio, sabato scorso mi sono travestita da pinguino e ho aiutato Marilena (che si è data da fare come una dannata, onore e grazie a Marilena!) a mettere in scena una caccia al tesoro di grande successo, nella mia biblioteca.

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Che un individuo ricordi di essersi divertito, un sabato pomeriggio, al parco, perché qualcuno si è occupato di lui, quando era un bambino, è un piccolo contributo al corso buono della storia.
Ma meglio di niente.



Buona settimana!


Silvana



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