lunedì 20 gennaio 2014

20 gennaio 2014 - Fotografare con gli occhi

Un vecchio signore dall'aria stropicciata che guarda un mappamondo in una vetrina con l'aria rapita ed entusiasta di un ragazzino di otto anni.

Un ragazzo di colore che, in un laboratorio di pasticceria a vista, con le sue braccia lunghe e nere riempie di ciuffi di panna montata una tavolata infinita di crostatine mignon.

Oppure il paesaggio toscano, quando lo attraversi in automobile, e non puoi fermarti a bordostrada perché la strada è stretta, e un'altra auto ti tallona, e quindi ti perdi le file dei cipressi lungo i campi a scacchi gialli marroni e verdi, e i casolari sopra i poggi, e sopra a tutto le nuvole bianche in mezzo al cielo blu.

O, ad essere precisi, non li perdi, ma restano solo lì, dentro ai tuoi occhi, quando non hai tempo e modo di tirar fuori la macchina fotografica e fermare l'attimo fuggente.
Si dovrebbe poter fotografare con gli occhi.

Altri hanno più successo - sembrerebbe.

Guardate ad esempio questa foto di Moholy-Nagy

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Ecco le 7 di mattina di un Capodanno di 80 anni fa, a New York, immobile sotto una spruzzata di neve, nel silenzio, nel brivido di freddo del panettiere (ma sarà un panettiere?) che ha fatto il suo giro di consegne in bici.
La prima volta che ho visto questa foto ho trattenuto il respiro dallo stupore.

E ho provato lo stesso brivido, moltiplicato per mille o diecimila, quando ho visto questo filmato degli anni '30, sempre di Moholy-Nagy



Il gattino che cammina su un mucchio di immondizie, e adesso non è nemmeno più polvere, e la vecchia pazza che balla davanti agli avventori di un caffè, e la gente vestita di stracci, le luci, le ombre...

Sono questi i veri film dell'orrore: non quelli che si organizzano per sempre intorno a una trama, con inizio svolgimento e finale, ma quelli che ci mostrano persone che non ci sono più, e luce che non illumina più, e posti che non sono più gli stessi: la vita grezza nel suo fluire, quando è già passata, finita, irrecuperabile nonostante le immagini che l'hanno fermata, molto prima che arrivassimo noi, a cercare scintille di senso e di bellezza.

Buona settimana!

Silvana

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