lunedì 13 aprile 2015

13 aprile 2015 - Una mail fritta al momento, piuttosto in fretta

A mia madre non è mai piaciuto cucinare.
Lo ha sempre ammesso, senza problemi. Lavorare in sé e per sé, sì, moltissimo. Sferruzzare anche - mia madre era una maga dei ferri da calza. Ma cucinare no: minimo sindacale.
E dunque, ai bei tempi bradi in cui non si doveva mangiar sano, ma mangiar tanto e soprattutto tanta carne rossa - in primo luogo i bambini - mia madre si è specializzata nella frittura.
Impanare e friggere era una gran bella soluzione. Veloce. Saporito. Poco sano, ma non si sapeva ancora.
Le uova, poi, non doveva nemmeno impanarle: bastava aprirle sul padellino sfrigolante.
Giustamente, la mia mamma tiene appeso in cucina un quadro che rappresenta due uova al tegamino. Lei non lo sa, ma sono il suo emblema. La sua filosofia di vita - per lo meno in cucina.


Io, come tutte le figlie, in gioventù mi sono messa in testa che sono diversa da mia madre, per poi accorgermi, con l'età, che le assomiglio più di quanto vorrei.
Quindi: negli anni passati ho accumulato ricettari su ricettari. Questi ricettari li ho letti, studiati e sognati. Ma poi, a cucinare per davvero non mi sono messa mai.
Stare ai fornelli mi stufa, proprio come mia madre.
E poi, perché mai dovrei farlo? Per chi?
Sono da sola.

Quindi, ho trovato particolarmente intelligenti, stimolanti e divertenti le righe appena lette in un libro della Bertola, una delle mie autrici preferite anzi mia diva:

Aspirapolvere di stelle

"Si era parlato per due ore buone di formaggi in via estinzione, aceti pericolanti, formati di lenticchie ormai introvabili sul mercato, e ( Antonio e Filippo), pur fingendo educatamente di partecipare al cordoglio generale, avevano male alle mascelle a furia di reprimere sbadigli. Non erano certo uomini perfetti, ma va ascritto a merito di entrambi un radicato e sistematico disinteresse teorico nei confronti del cibo".

So di cadere in contraddizione, se dico che capisco e condivido. 
Tutti sanno che mi piace forse esageratamente mangiare, forse sapete anche che ho scritto qualcosa al proposito, e non tutti sanno che sabato, salvo imprevisti, dovrei andare a parlarne qui


Eppure mi chiedo: perché oggi parliamo così tanto di cibo?

Forse, perché mangiare è una cosa che dobbiamo fare per forza, ma in questo momento storico, a queste latitudini, possiamo ancora permetterci di scegliere cosa e come.
Intendo dire: tutti dobbiamo respirare, ma l'aria non possiamo sceglierla. Non esiste la ricetta per l'aria da mattino, da sera, da teatro, da meeting... Non la creiamo spontaneamente in bombola, da spirare col bocchettone. Non si usa....

Forse ci accaniamo tanto a parlare di cibo perché storicamente, fino a poco tempo fa abbiamo dovuto adattarci a mangiare quello che trovavamo, senza andar troppo per il sottile.

Immagine prodotta da ricerca google parole chiave "Napoli scugnizzi"

E abbiamo paura, coi tempi che corrono, di perdere la possibilità di scegliere da un momento all'altro.

Soprattutto, non capisco e non mi spiego come mai gli chef siano diventati delle stelle che brillano di immenso prestigio e popolarità.

E mi rimane sommamente incomprensibile l'atteggiamento ieratico che assumono quando compaiono in pubblico.

Immagine da Google

Ma neanche Ettore, che lottava per la sopravvivenza del suo popolo, se la tirava così!




E dunque, la domanda finale che mi pongo è:
Questi chef non si rendono conto di apparire ridicoli?


Basta così, mi sbuccio una parca mela, la mangio ed esco per commissioni.


Buona settimana!




Silvana

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