lunedì 7 settembre 2015

7 settembre 2015 - Le case

Quando ero piccola, la sera, prima di addormentarmi nel mio letto, mi recitavo una specie di filastrocca.
Pensavo: “Nell'universo, in questo mondo, in Europa, in Italia, in Lombardia, a Milano, nella mia città di provincia, in via Pitagora, al numero 4, al quarto piano, nella mia casa, nella mia stanza, nel mio letto, io”.
Questa caduta a spirale, questo concentrarsi nello spazio, cominciava ad assumere senso e identità solo a livello della casa.
Io e la casa – quasi la stessa cosa.

Il balcone di quella casa lì
Le case dove abbiamo vissuto ci rimangono dentro.
Sono il posto dove vogliamo continuare ad essere – o quello dove non vogliamo stare mai più.
George Perec ricordava tutte le camere d'albergo in cui aveva dormito. E ha scritto un libro bellissimo su un palazzo di Parigi, pieno di case.

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Io ricordo come se fossi ieri il primo momento in cui sono entrata nella casa di Highgate (Londra, fine anni '80) per fare pulizie due o tre mesi, ma c'era una luce che me l'ha fatta sentire mia.
E comunque, me ne sono andata lo stesso.

Le case ci assomigliano.
Noi siamo dentro di loro, loro sono dentro di noi, come in un gioco infinito di bambole russe.
La nostra testa è una casa?
Anni fa ho visto un vecchio film di Peckinpah in televisione, intitolato Cane di paglia. Parla di un professore universitario americano che per qualche motivo va a vivere in Inghilterra, in mezzo ad indigeni violenti e dominati da istinti primitivi, che lo deridono per la sua cultura e insidiano la sua bella moglie.
La scena di violenza finale – l'attacco alla sua casa da parte dei villici infuriati e infoiati – mi sembrava un'allegoria della lotta che ha luogo nella nostra testa tra le forze della ragione e quelle delle pulsioni animali. Tra la sanità mentale e la pazzia.



Guardate i disegni dei bambini: le case hanno porte come bocche, finestre come occhi, balconi che sembrano nasi.
Io ho incontrato parecchie case che assomigliano a noi. E non solo a noi!
Ad esempio.
Questa casa di periferia desidera viaggiare



Questa casa, d'agosto, respira come i cani.


Questa casa, durante le feste di Natale, è contenta e sorride.


Questa si mette l'ombretto sulle palpebre


Questa è strabica.


E questa è impicciona.


Come noi, le case hanno i loro destini imperscrutabili e segnati.
Di queste due gemelle, ad esempio, chissà come mai quella di destra è amata e curata, mentre quella di sinistra – che pure è nata lo stesso giorno, costruita dalle stesse mani – è vuota e abbandonata.


Su questa via, poi, non si apre nessuna casa.


Una via senza ingressi e numeri civici forse è come una donna senza figli.
Ma non è detto che le porte diano sullo spazio dove passano tutti.
Magari sono aperte verso l'interno.

Le case, come noi, hanno i loro segreti.



Buona settimana.


Silvana


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