lunedì 9 aprile 2018

9 aprile 2018 - I nomadi

Negli ultimi tempi mi è capitato di frequente di presentare la mia biblioteca - che è antica e bellissima - in una breve visita guidata, sia ai grandi che ai piccini.

E allora, racconto di Manzoni che veniva a cavallo dalla sua villa di Brusuglio, per visitare gli amici Litta, e poi si riposava sotto il platano (Ma perché non si riposava il cavallo, chiedo io ogni volta. Nessuno mi risponde).
Dico che nel Salone delle Arti ha suonato Mozart.
Spiego che nella cappelletta privata si raccoglievano in preghiera e cantavano lodi e compiete, ma per assistere alla messa andavano in chiesa.
La chiesa che era là dietro, oltre il parco, e adesso è una trattoria.

La trattoria dove io mangio regolarmente, quando ho il turno il pomeriggio.


Mi trovo bene, a pranzare qui.
La mia collega perfezionista, che avrebbe voluto essere chef, trova sempre qualcosa da ridire - e la lasagna è troppo secca, e il sugo della carne sa di pesce, e la trippa non è saporita - ma a me va abbastanza bene tutto.
La pasta non è mai scotta, questo per me è essenziale.
E poi, chi più cucina per me? Solo loro. Anche se non lo fanno per affetto, ma perché pago - e il Comune di Milano, mio datore di lavoro, sovvenziona.

Dicevo: non cucinano per affetto, per me, ma sono cordiali.
Contrariamente ai trattori del posto dove andavo tempo fa, sorridono, salutano, si scambia due chiacchiere.
Siamo esseri umani, insomma. Ci piace fare così.

Ma la settimana scorsa ci hanno raccontato che stanno per andare via. A fine mese si cambia gestione.
Al posto si sono affezionati, e gli dispiace - d'altronde, dico io, non capita tutti i giorni di avere un ristorante in un'antica chiesa - ma non rientrano con le spese. Non c'è parcheggio. La via è medievale, quindi stretta e risicata. Le auto sfrecciano pericolosamente.
Dunque, per n po' se ne andranno a riposare al mare, in Calabria, dove hanno una casa, e poi cercheranno qualcos'altro.

E io pensavo.

E io mi dicevo: ma guarda come vive questa gente, diversa da me, che arriva e apre un'azienda, poi se ne va e ne apre un'altra, e nel mezzo si riposa al mare.
Questa gente intraprendente, che non si mette al servizio degli altri per avere uno stipendio fisso, e in linea teorica può cambiare cielo sulla testa tutte le volte che vuole.

Io, figlia di dipendenti pubblici, a mia volta dipendente pubblica, io che alla data ora devo essere nel tal posto, quante volte ho sognato ad occhi aperti di poter organizzare le mie giornate in altro modo. Di poter guadagnare i miei soldini gestendomi a piacimento tempi e luoghi.
Mentre sono padrona di me stessa.

E penso ai fotografi, agli scrittori, agli autori di guide turistiche, e anche agli zingari.
Che hanno bisogno dei cittadini regolari per vivere sfruttandoli.
Ma che ispirano ai dipendenti pubblici struggenti sogni di vita da bohème.


Poesia giovanile

Buona fortuna a tutti nomadi del mondo. Buon viaggio.
Ai miei trattori, in particolare.

A tutti voi: buona settimana!


Silvana



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