lunedì 4 marzo 2019

4 marzo 2019 - Un'ode

Ho ritrovato un po' me stessa, qualche settimana fa, interrompendo l'alienante routine casa - biblioteca - mamma - casa per andare a visitare la mostra di André Kertész.

E' stato come ritrovarsi, per me, lo spingere la mente a rincorrere stimoli diversi, tra  l'Ungheria Parigi e New York, luoghi dove il fotografo ha vissuto, e gli interni e gli esterni, e i dettagli e le viste dall'alto che hanno attirato il suo occhio.
Anche vedere questa immagine 



mi ha fatto ritrovare me stessa, confermandomi nel mio amore per i divani.

Amo i divani appassionatamente.
Vorrei avere una casa di trentaquattro stanze solo per metterne in ognuna uno diverso, e adattargli il resto del mobilio intorno.
Ne terrei uno persino in bagno - ma forse la vasca è già una specie di sofà. E infatti io adoro anche fare il bagno.
Quando sto bene, è magnifico alzarsi dal letto, al mattino, per trasmigrare sul divano a panciollare ulteriormente.
Quando sto male, è consolatorio alzarsi dal letto per andare a condolersi sul divano ulteriormente.
Così, se il letto è l'orizzontale notturno, il divano è l'orizzontale diurno, che in una situazione diversa dalla mia sarebbe bello condividere - non dico tanto, anche solo con un gatto, se il gatto lui non fosse morto pure lui.
Amo i divani nuovi per il loro tonico splendore.
Amo i divani vissuti per i loro teneri affossamenti, segni del tempo trascorso nella dolcezza, e per gli eventuali squarci nel tessuto, segni delle unghie dei nostri beniamini baffuti, quando ci sono, quando sono sani, vitali, e vogliono manutenere le armi fornitegli dalla natura, senza alcun dubbio consapevoli di farci un bel dispetto.
Mi piacciono i divani anche quando puzzano un po', come fossero le nostre ascelle in cui, con mirabile salto mortale, riusciamo ad accoccolarci.
Il momento più bello della giornata, per me, è quando la sera cado addormentata sul divano, davanti ala televisione accesa, o con lo smartphone in mano, mentre cerco di guardare qualche serie tv su raiplay.
Dopo l'insonnia delle mie notti, dopo l'insipienza delle mie giornate, questo crollo nell'inconsapevolezza è come un balsamo ristoratore.

Così, come Don Giovanni muore trascinato all'inferno dalla statua di bronzo della sua vittima, allo stesso modo vorrei scomparire io per sempre, sprofondando nel nulla, inghiottita dal divano, mio contrappasso personale, mia delizia, mio destino fatale.

E per chi vuole sapere quale sia stato l'esito della mia visita alla mostra di Kertész: quel giorno nevicava, ho preso freddo, e sono rimasta bloccata due giorni a casa con la febbre, che mi sono sbollita rimanendo stesa notte e giorno - come dubitarne? - sul divano.

Buona settimana!

Silvana

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