lunedì 3 febbraio 2014

3 febbraio 2014 - Penelope

Un paio di mesi fa è nata in me una nuova passione, sorprendente e inaspettata.

L'uncinetto

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Mentre agucchio, non penso - o penso tranquillamente.
Penso le parole una lettera per volta. O... R... A... M... A... N... G... I... O... U... N... A... M.... E... L.... A... Cose così. 
Se dovessi produrre un rumore mentre agucchio, sarebbe come le fusa dei gatti.
Lo trovo incredibilmente rilassante.

Non ho grandi ambizioni. 
Mi piace produrre oggetti lunghi, a schemi ripetitivi - collane e sciarpette, per il momento - con i vecchi filati che recupero a casa di mia madre.
Poi, faccio dono delle mie produzioni alle amiche. 
Dono o dispetto, non saprei dire, ma tant'è: io passo il tempo in modo rilassante, e l'oggetto che produco mi giustifica. 
Nessuno potrebbe dire che io sia una pelandrona. Chi aprisse la bocca per dirlo, io gli caccio dentro una presina per le pentole.

Non ho conoscenti che si dedichino a quest'attività, ma girando per internet ho scoperto che la comunità delle donne filanti è folta e agguerrita.
Persino internazionale.
Se si lancia una ricerca in rete, si ottiene una valanga di risultati:


Una passione internazionale, ma anche eterna, quella dei lavori "femminili": pensate a Penelope, e allo stratagemma che aveva architettato per tener testa ai Proci. 
Tessere la tela era il suo modo per vincere il tempo.

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Ma che cosa è rimasto delle creazioni delle donne, nei secoli?
Le tele, i vestiti e i ricami se anche non le disfano i Proci, si consumano, si dissolvono, marciscono e finiscono in polvere.
Le creazioni degli uomini - ponti, città, miniere, colossei - hanno un carattere di stabilità più accentuato.
Perché, questo?

Inoltre, le autrici di tante belle opere di creatività sono rimaste anonime.
I nomi dei creatori uomini, invece, tendenzialmente rimangono.
Sappiamo chi ha costruito San Pietro.
Sono noti i nomi dei condottieri immortalati nell'arazzo di Bayeux

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ma non i nomi delle ricamatrici.

Lo stesso vale per gli arazzi di Mirò

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e per quelli di Depero:

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E dunque, perché le autrici di tanti bei lavori non sono rimaste nella storia?
Forse perché erano artigiane, e non artiste?
Ma cosa distingue l'artigianato dall'arte?
Forse che l'artigianato ci rilassa, menrte l'arte ci tormenta?

Per sollevarci da tanti dubbi attanaglianti, consiglio di leggere i libri delle pulcette di Beatrice Alemagna.
Sappiamo chi li ha pensati e ricamati, e sono belli, intelligenti e anche un po' magici.


A me, per magia, piacerebbe conoscere almeno tre dei pensieri che sono passati per la mente delle donne venute prima di noi, mentre lavoravano. 
Sorelle e amiche, più che antenate.

Forse questi pensieri erano simili alle stelle del cielo.

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E inoltre: una chicca sarda, che ci permette di scoprire tutto un mondo.
Ma che dico, una chicca?
Un culurgione:



Buona settimana!

Silvana

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