lunedì 12 gennaio 2015

12 gennaio 2015 - Realtà-arte-realtà-fiction-realtà-e una bella faccia

Non mi sono allontanata molto da casa, in questi giorni di ferie invernali, e non sono stata molto attiva - grandi pulizie a a parte.


Per mia natura, tendo ad uno stato di pace immobile che, a seconda di come lo si considera, può essere definito inerzia, nirvana, poltroneria, visibilio, coma.

Sono intervenute in mio soccorso due amiche di lunga data.
Una, Marina, è giunta quasi dall'estero (leggi: Alto Adige) per portarmi alla mostra di Giacometti, al GAM di Milano


Sin dall'ingresso, avrei voluto scattare delle foto, ma non era permesso.
Con mia enorme sorpresa ed emozione, in una delle sale centrali ho scoperto che io non avevo affatto bisogno di scattare foto: ho già un Giacometti a casa, tornato alla luce nel cuore del mio gran spolverare.
Eccolo qui:



Un chiodo di ferro arrugginito che una vecchia conoscente mi aveva regalato dopo una passeggiata archeologica sulle colline del piacentino, assicurandomi essere un antico manufatto romano.
Invece, né reperto né ferrovecchio: per l'eleganza delle proporzioni slanciate, per la drammaticità della torsione e per l'espressività del materiale, come dubitare che si tratti di una preziosa opera del sommo artista dello scorso secolo?
Dubitare non si può.

Qualche giorno dopo, vado a Torino dalla mia amica-sorella Giulia, che con la sua famiglia mi porta nelle Langhe: la meta è Alba, dove la Fondazione Ferrero ci ha regalato una bellissima mostra di Felice Casorati.


E la magia si ripete.
Vedo una natura morta del Maestro, analoga a questa

Felice Casorati, Mele (Le mele) sulla "Gazzetta del Popolo", 1928, olio su cartone, cm. 59x49,8, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna#EasyNip
Felice Casorati, Mele (Le mele) sulla "Gazzetta del Popolo", Roma, Galleria Nazionale d'Arte

e con un brivido mi rendo conto di avere allestito un quadro di Casorati sul comodino di Giulia, dove avevo appoggiato le mele che mi ero portata dietro per il viaggio (si sa: io ho sempre fame, non posso uscire di casa senza approvvigionamenti).



Quando ero piccola, vidi un documentario su un santone indiano che sapeva materializzare sabbia dal nulla (Ma perché non oro o cioccolato? mi chiedevo io nella mia ingenuità).


Per un attimo, ho creduto di essere santona anch'io. 
Forse so materializzare opere d'arte?

No.
Semplicemente, la realtà pullula di opere d'arte, e l'umanità produce artisti - cioè persone che per sensibilità e capacità tecnica le sanno vedere e riprodurre nei più diversi canoni espressivi.
D'altronde, basta il riquadro di una vetrata per circoscrivere una bella veduta,



così che tutto quello che ci circonda, interpretato dagli occhi giusti, può diventare bellezza e arte.
Un pensiero che consola.

Ma che ha dei risvolti inquietanti.
Io, come tutti, ho passato le ultime giornate attaccata alla televisione, per seguire le sconvolgenti vicende che hanno avuto luogo in Francia.
All'improvviso, mi sono resa conto di assistere alle telecronache come se si trattasse di un film. Mi chiedevo: "E adesso cosa succede?", manco volessi vedere un finale a sorpresa
E invece era tutto vero.

E mi sono vergognata.

.


Buona settimana!


Silvana




P.S.: Per non iniziare la settimana con questa nota d'angoscia, vi mostro la bellissima faccia



​Ljubov' Popova, quella a destra


di un'artista che da una visione analoga a questa



Vista sulle case dalla MIA finestra, 2015


più di un secolo fa, e in un altro Paese, ha saputo creare una piccola opera bella, intima, tenera e commovente come questa.



"Vista sulle case dalla mia finestra", 1906. 
Al momento visibile a Torino, a Palazzo Reale, nella mostra "Avanguardia russa da Malevic a Rodcenko"

Grazie agli artisti.
Ma di cuore.

Nessun commento:

Posta un commento