lunedì 14 marzo 2016

14 marzo 2016 - Il fior fiore del mio pensiero scientifico

In questi giorni ho piuttosto freddo.
Ho persino più freddo che a gennaio.
Non so se effettivamente la temperatura sia più bassa - forse è solo che, come dicono a Napoli, la coda è la più dura a scorticare, e io di quest'inverno non ne posso proprio più.

C'è chi invece si sente già pronto per la bella stagione, anzi, è convintissimo che sia già arrivata.

La prova? La scorsa settimana, attraversando il parco per venire al lavoro, mi sembrava di essere una deessa. Una fata. Una Primavera del Botticelli.

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Dettaglio

I prati erano un tripudio di fiori.
Ma come fanno a saperlo, loro, che sta per arrivare primavera anche quando fa freddo?
E insomma, un po' mi dispiaceva pestarli, ma d'altronde, essendo la loro dea, potevo permettermi di essere un po' malvagia e ucciderne un certo numero.

C'erano gli occhi della madonna che erborinavano l'erba d'azzurro, e le belle facce delle margherite, e le viole in certi posti speciali che conosco solo io (lo so che non è vero, ma mi piace pensarlo),

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 e certi fiorellini violacei che una volta una mia collega ha detto: "Ma quelli più che altro che sono...? Erbacce...?", e invece a me piacciono tanto perché, innanzitutto, conferiscono una bella texture vellutata e pelosa ai prati. 

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E poi, mi portano dritto dritto a ciò di cui volevo parlare oggi.

In inglese i fiori di campo si chiamano "wild flowers", espressione che impropriamente si potrebbe tradurre come "fiori selvaggi", o anche "fiori pazzi".
Proprio come i fiori-erbaccia poco apprezzati dalla collega, sono i più semplici della loro specie, perché nascono spontanei e non sono stati oggetto di selezioni genetiche.
Quando li vedo, mi chiedo sempre con che occhi li abbiano guardati gli uomini preistorici.
Pensate: quelli vivevano nelle grotte, combattevano contro le tigri dai denti a sciabola, sentivano i lupi ululare nelle notti di gelo e di tormenta, però c'era una certa stagione all'anno in cui mettevano il piedone calzato di pelli di uro fuori di casa, e si accorgevano di avere davanti a sé una distesa di margheritine bianche e gialle che li guardavano come bambine sorridenti.

Cosa avranno mai pensato?
Cosa avranno mai provato?

Io credo che i fiorellini abbiano contribuito fortemente a far nascere e poi crescere il senso estetico dei nostri antenati - come anche i tramonti e gli arcobaleni, è vero, ma con la differenza che i fiori di campo sono piccoli piccoli e durano poco. 
Quindi, per apprezzarli li devi cercare. Devi fare molta attenzione.

E poi, dei fiorellini non ti fai quasi niente. Non li arrostisci sullo spiedo.
Sono una delle prime incarnazioni del bello per amore del bello.

Il mughetto, dunque, ha domato Cro-Magnon?
Senza violetta non avremmo avuto Beethoven?
Io credo che sia così.
Tanto, degli uomini preistorici non sappiamo nulla, e ogni teoria è valida quanto un'altra.
Posso essere convinta di avere ragione.

Quanto al valore che hanno i fiori e le piante per noi, al giorno d'oggi, mi prendo la libertà di citare le bellissime parole che mi ha scritto la mia amica Emma di Carrara, solo qualche giorno fa:

"Ciao Silvana,
i fiiori del mio giardino, che ti ho inviato in foto, appartengono alla specie Leptospermum; li ho comprati in un vasetto l'anno scorso e poi, piantati in piena terra, stanno crescendo notevolmente. I fiorellini sono delicatissimi e, in questa stagione sanno regalare una nota gioiosa anche nelle giornate piovose o nei momenti che possiamo definire "disarmonici" . In realtà ti dirò che questo giardino, pur molto semplice e in parte incolto, è per me fonte di serenità e perché no, di felicità. E' sempre più luogo ideale, forse di "rifugio" da un mondo che mi piace sempre meno ... cose grandi e cose piccole (...).  I fiori invece sono lì a regalare solo gioia con i loro colori e profumi e a ricordarci che la bellezza esiste e che  la semplicità e basta poco per riconoscerle ed apprezzarle,  ed anche per regalarla con semplicità, alle persone come te, che sanno apprezzarla .


Siamo debitori di tanto ai fiorellini.

Da loro impariamo che la gioia dura un attimo.

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I glicini: fiori velocissimi

E grazie a loro ogni anno verifichiamo che la bellezza può anche ritornare.

Se poi consideriamo il paradosso che i fiori sono sì belli e profumati, ma non per noi, che dal loro punto di vista siamo inutilissimi



possiamo dire che i fiori sono i nostri primi maestri.


Buona settimana!




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