lunedì 14 novembre 2016

14 novembre 2016 - Vocazioni

Spesso a me le cose, nella vita, capitano due volte.
Persino certi episodi molto particolari.
A distanza di anni, con tutti i loro dettagli più bizzarri, si ripetono.

Ad esempio, mi è capitato due volte di essere strapazzata e bistrattata da una housewife anglosassone più psicopatica che disperata, sul cui frigorifero un magnete recitava "Sandra's kitchen"

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A buon intenditor: questo è il frigo mio

Si chiamavano tutte e due Sandra, naturalmente: una in un sobborgo a nord di Londra, nel 1984, e l'altra nel bush australiano, dalle parti di Melbourne, nel 1999.
Sarà stato un caso?
Chi lo sa.

E così, per due volte mi è stato detto: "Ah, fai la bibliotecaria. Dev'essere un po' come fare la commessa".
In entrambe le occasioni si è trattato di cittadini dell'Urbe.
Che abbastanza chiaramente avevano l'intenzione di offendermi.

Che poi, dico io, offendermi...

Vado all'Ipercoop, l'altro giorno, per ritirare una macchinina fotografica nuova.

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Il tetto del centro commerciale

Ero alla Cassa centrale, e la ragazza che svolgeva la mia pratica è stata capace di servire altri due clienti contemporaneamente a me. E vorrei sottolineare che stava imparando e che è stata molto gentile con tutti quanti.
Io non potrei mai, ho pensato.
Mi impiccerei nel maneggiare denaro.
Confonderei le procedure.
E, soprattutto, manderei a quel paese due clienti su tre.

Quindi: cosa avrebbe una cassiera da invidiare, non solo rispetto a me, ma anche nei confronti di tanti professionisti?
Io direi, piuttosto: chapeau!

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Magritte (Immagine da Pinterest)

Consideriamo, per contro, la categoria degli ingegneri e dei chimici - quelli che hanno una cattedra da docente universitario, intendo dire.
Io ho lavorato diversi anni al Politecnico, e li conosco non dico bene, ma un pochino.
In ogni caso, abbastanza da pensare che questi signori, in fondo, nonostante il prestigio di cui li riveste il loro ruolo, non sono altro che dei supertecnici.
Che magari si intendono di macchine supercomplicate - provate a immaginare uno strafrigorifero, ad esempio, o un ipertreno, o più semplicemente una navicella spaziale.
Ma questo non ci garantisce che, quanto al resto, ne sappiano più di me o di voi.

E dunque.

Tempo fa, superata da poco la mia fase di interessamento al tennis (o più precisamente ai tennisti), ho pensato che questi atleti sono socialmente meno utili degli spazzini.
Una considerazione banale, lo so.

E mi torna in mente uno dei miei primi ricordi.
Ero con mia madre, d'inverno. 
L'avevo accompagnata a far la spesa alla Standa, in fondo alla strada principale del mio paese.
Guardavo affascinata i tasti della cassa su cui una signorina picchiava le dita - uno strumento ormai antidiluviano, che io trovavo meraviglioso.

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Immagine da pinterest

E' così che ho formulato il mio primo sogno professionale: "Voglio essere cassiera anch'io!"

Adesso, in biblioteca, registriamo i prestiti con un lettore ottico di codici a barre.
Proprio come fanno nei supermercati.

Questo vuol dire dunque che il mio primo sogno professionale si è avverato.

Alleluja!

E buona settimana


Silvana



Leonard Cohen 1934-2016

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