lunedì 23 luglio 2018

23 luglio 2018 - Giustificazioni

Una delle occasioni che mi sono perduta, nella vita, è stata quella di bigiare.
Quando ho compiuto 18 anni, al liceo, finalmente sono diventata libera di firmarmi da me le mie giustificazioni per le assenze.
In effetti, non ne sono stata contenta. Ho pensato che mi ero persa per sempre l'emozione dell'atto ribelle, del batticuore, della falsificazione della firma.

Pazienza. Fossero tutte lì.

Lunedì scorso non ho mandato la mia mail del lunedì.
Al mattino ho perso tempo.
Pensavo di occuparmene nel pomeriggio, al lavoro, come a volte mi capita, ma invece è successo qualcosa, poco prima di uscire di casa che mi ha messo in grande agitazione.
Quindi, se qualcuno mi chiedesse una giustificazione per il mio silenzio (che è passato abbastanza inosservato, devo dire), racconterò.

La mia Titina è stata male.
All'improvviso, si è messa accucciata sulle quattro zampe gorgogliando e starnutendo. Si faceva le fusa da sola per tranquillizzarsi. Non dava retta a nessuna parola di conforto.

Insomma, sono andata in biblioteca, perché dovevo. Da lì ho contattato la mia amica Erica per sapere se, nel caso, mi avrebbe potuto accompagnare dalla veterinaria.
Tornata a casa, Titina non si era ripresa.
E' arrivata Erica.
Siamo andate dalla dottoressa.

La faccio breve: mesi fa ho scritto che Titina è il mio cuore peloso che corre su e giù per il pavimento di casa.
Ebbene, è un cuore che soffre di una malformazione genetica al penultimo stadio di gravità.
E' un cuore in prognosi riservata, che dovrà assumere farmaci fino alla fine.
Un cuoricino condannato.

Da quel giorno di crisi estrema, in effetti, Titina pare si sia ripresa.
Respira quasi liberamente. Ogni tanto gioca. Si fa fare le coccole.
E' sempre bellissima.
Sembra una gattina normale.

Ma io non riesco a guardarla o a pensarla senza provare una tristezza infinita.
Sono entrata in un'ombra che non vuole passare più.

Come sempre, in casi come questi, si cercano responsabili e cause per disgrazie che spiegazioni razionali non hanno.
Così, mi è capitato di pensar male della collega che mi ha convinto ad adottare Titina. 
Se non fosse stato per lei, io oggi non proverei questo ennesimo dolore.
Certo, non poteva sapere che la mia gattina era malata.
Ma col tempo ho capito che questa persona non ha mai provato amicizia o affetto per me. Quindi, non aveva il diritto di impicciarsi della mia vita per il gusto narcisistico di convincere qualcuno a fare qualcosa.
E' un consiglio non richiesto che mi sento di dare a tutti: non date consigli non richiesti a quelli che non amate.
Non intervenite nelle decisioni di persone che, un domani, non avranno motivo per giustificarvi, se si troveranno male.

Sull'altro piatto della bilancia pesa quello che mi ha detto mia madre.
Mia madre, che sta naufragando in un mare di banalità e luoghi comuni - a 87 anni ne ha tutti i diritti - mi ha consolato con un pensiero molto bello.
"Ma Silvana - fa lei - pensa se non ci fossi tu a occuparti della Titina! Pensa se fosse in mezzo a una strada... O se avesse un padrone che non la vuole o non la può curare!"

E dunque, questo mi riprometto: finché il mio cuore peloso batte, io cercherò di farlo stare il meglio possibile.
Poi, probabilmente mi abituerò anche a questa tristezza.

Buona settimana!


Silvana


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