lunedì 24 marzo 2014

24 marzo 2014 - Marie Claire

Lo confesso: amo le riviste femminili.

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Le riviste femminili sono belle: hanno bei colori, belle figure da guardare, sono impaginate bene.
Propongono un ideale di donna e di mondo che per me, per come sono fatta e per come vivo io, equivale a un bel volo nell'iperspazio della fantascienza.
Offrono tanti saperi predigeriti, stupendamente sintetizzati nei titoli degli articoli - spesso, non vale la pena leggere di più.
Ogni tanto, è vero, leggo un articolo interessante.
Ma quello che non mi perdo mai, assolutamente, sono le interviste-lampo sottoposte all''attrice o all'architetto di turno, il cui capostipite è il famoso questionario di Proust.

il questionario
L'ho letto così tante volte che ormai so cosa risponderei: sono già pronta a diventare famosa.
So cosa risponderei... Non è del tutto vero. 
Alcune domande, naturalmente, sono dei semplici pretesti per mettere alla prova lo spirito dell'intervistato. Risposte sintetiche e univoche non possono essercene, se non per la redazione della rivista. Cominci a riflettere, a ricordare, ad argomentare con te stesso, non la finiresti mai...
Ad esempio, una delle domande tipiche, nel questionario del D di Repubblica, è questa: che differenza c'è tra i bambini e gli adulti?

Io ho pensato: da bambino gli adulti ti dicono: "Non devi dire bugie!". Poi, quando sei adulto, menti spudoratamente quando ti serve, quando ti va, gestendo vero e falso come se fossi Dio. 
Nessun adulto si fa problemi a dire bugie



Poi ho pensato: da bambino il tempo è come un grande fiume lento.



Sono gli adulti a dirti: "Sbrigati, devi andare a scuola!", "Preparati, devi andare a scherma!", ma in realtà giocheresti a non finire, dormiresti ad libitum, cazzeggeresti fino a scoppiare di piacere.
Insomma: gli adulti misurano il tempo (e sanno di averne poco), i bambini no.

Poi, stamattina, svegliandomi, ho pensato: io non scrivo niente a nessuno. Non ne ho voglia.
Se fossi una bambina, mi abbandonerei a questo sghiribizzo.
Invece, lo so benissimo: come fareste senza di me, ogni lunedì?
Sento il dovere, mi sono presa questo impegno, ho le mie responsabilità.
Chi sono io per fare capricci, una bambina?


Bene, anche questa volta me la sono sfangata.

Torno a leggere Marie Claire.

Buona settimana!

Silvana

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