lunedì 22 settembre 2014

22 settembre 2014 - L'avventura

Vi ricordate questa?



E mi rivolgo, chiaramente, a quelli di voi che hanno più o meno la mia età: chi ha (molto) meno di 50 anni non può ricordare questa trasmissione.
A me piaceva solo la sigla - infatti non mi è rimasto in mente altro. 
Quanto al resto, non so se non apprezzassi l'avventura in sé, o la forma documentaristica delle trasmissioni.
Però, della cosiddetta "avventura" un'idea me l'ero fatta - anzi due: avventura vuol dire innanzitutto rischiare la pelle, magari anche divertendosi un po'. Secondo concetto chiaro alla mia mente: la mia vita di placida bambina non poteva dirsi avventurosa. Chissà nel futuro.

E il futuro è: sono diventata bibliotecaria. 
Lo sono ormai da diversi anni.
Ho i miei orari, i luoghi tra i quali mi sposto secondo schemi abbastanza fissi - la biblioteca, la casa, la scuola dove canto col coro, la scuola d'arte dove faccio ceramica etc. etc.
E' avventurosa, la mia vita?

Ebbene, alcuni di voi sanno che sono la persona con più numeri di telefono sulla faccia della terra.

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 Oltre al fisso, ho il cellulare n. 1, sempre acceso. Ho il n. 2 di riserva, sempre acceso. Il 3 e il 4 sono sempre spenti, ma ci sono. Dunque, per il momento arrivo a 5, ma non escludo che in futuro la situazione possa cambiare - nel senso che aggiungerò ulteriori numeri di telefono. Chiaramente, la mia è una mente malata, segnata da un trauma. 
E vi racconto.
Una volta ero una persona normale. Avevo una vita tranquilla e un solo numero di cellulare, che mi piaceva tanto.
Questo numero ha cominciato a essere bersagliato da un torturatore anonimo che, di giorno o di notte, alternando anche col fisso, ogni poco mi chiamava e mi chiamava e mi chiamava senza rispondere mai.
Ho cambiato i numeri di telefono.
Lo stalker ha individuato anche quelli e ha ripreso a torturarmi.
E la faccio breve: mentre io vivevo la mia vita tranquilla, senza far male a nessuno, convinta come gli orsetti di Buzzati che il mondo mi amasse e ovunque andassi mi avrebbe accolto con focacce e dolcetti, 

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una pazza furiosa mi voleva uccidere.
Avevo una rivale in amore che voleva liberarsi di me, e non lo sapevo.
Le sue telefonate erano solo di riscaldamento.

Insomma: rischiavo la vita senza saperlo.
Come avrebbe detto la Silvana bambina, sì: la mia vita era decisamente avventurosa.

Al mio concetto infantile di avventura, col tempo, ho aggiunto qualche sfumatura in più.
Pur non intendendomene molto, adesso direi che "avventura" è fronteggiare ciò che è inatteso, selvaggio, fuori dagli schemi, poco familiare.
Prendete ad esempio mia madre.

Mia madre è la tipica vecchina che si aggira nel quartiere col carrello della spesa.

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Vive una sua vita di routine - e questa routine, se da una parte un po' l'annoia, dall'altra è la sua salvezza.
Sempre il solito giro per fare la spesa. Il giornale - sempre quello - da leggere tra le 13 e le 16.
E il cibo per uccelli e gatti randagi da preparare.
Perché mia madre è una gattara piccionara.
Ogni giorno fa la polenta e la tagliuzza a dadi per "i suoi amici", e si spende buona parte della pensione in crocchette e scatolette per gatti, che poi sistema giù in cortile in punti strategici, immancabilmente senza dubbio alcuno.
Tanti anni fa mio padre è morto, di sera, d'infarto, all'improvviso, e la mattina dopo mia madre, disperata e in lacrime, tagliava dadini di polenta.
Qualche anno fa lei è stata operata di cancro al seno, ma mi ha lasciato una fila di scatolette con tutte le istruzioni del caso, perché io facessi le sue veci, ogni giorno in cui è stata trattenuta in ospedale. E io non ho osato disobbedire, of course.

E' avventurosa la vita di mia madre?
Non direi.
"Diventerai una gattara!", anzi, è stato l'insulto, il ricatto morale che un accompagnatore sadico-narcisista mi ha rivolto, tempo fa, per significarmi il disprezzo che provava per la mia vita insulsa.

Ebbene, qualche giorno fa mia madre mi telefona. Un tremito d'emozione, un tono di trionfo vibrano nella sua voce.
"Indovina chi viene a mangiare le crocchette, di notte!" mi fa.
"Il gatto bianco?" dico io
"No!"
"Il gatto nero?"
"NO!", risponde lei.
"Quello con la coda mozza? Quella col pelo lungo? Quello con le zampe storte, il muso quadrato, le orecchie a pois?"
"NO, NO, NO, NO,NNNNOOOOOO!!!!!!!"

Insomma: guardate qui sotto chi sta nutrendo mia madre:










Nella cementificata periferia di Milano, tra i palazzi ed i cancelli...












Guardate ancora più sotto (sto cercando di creare suspense e sorpresa)....








Ci siamo quasi....









Ebbene: ecco

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Foto da FB


Come dice Forrest Gump: avventura è chi avventura fa.



Buona settimana!


Silvana

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