lunedì 3 novembre 2014

3 novembre 2014 - Magic moments

Anni fa, all'inizio di una storia d'amore, in una bella mattina di sole, io correvo in bicicletta per un viale del parco, e il mio nuovo fidanzato, in automobile, costeggiava il parco per una strada parallela alla mia.

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 Lui andava più lento del suo solito, io pedalavo più veloce del mio, per poter rimanere affiancati, ciascuno sul proprio mezzo di trasporto, e ci guardavamo sorridendo.
"E' stato bellissimo!", mi disse quella sera. "Sembrava di essere in un film francese..."


Mi ha scritto la mia carissima amica Andrea, l'estate scorsa:
 About 30 years ago, maybe more, when Orly still had a close and easy view on planes taking off and landing, I was standing by a man, and we were both observing a plane that was in the process of taking off. It had been a fairly lengthy process but then it started gliding, gliding up, ever so smoothly, and suddenly was up in the air. As simple as that. I have never seen, not since then, such a take-off. I felt that the man next to me was just as subjugated as I was, that we had held our breath at the same time, for the same length, that we had both climaxed together as we followed the plane together. That's the end of the story. Not much to it. I never saw him again. I am not sure I even knew what he looked like. Ordinary I think. Perhaps a raincoat. Men wore raincoats back then. Certainly one of the best memories of my life, knowing that a stranger could live what I lived at the same degree of intensity, that for a moment, there was only the 2 of us, and that plane. And it was so uncomplicated.
E traduco: 
 "Una trentina d'anni fa, forse di più, quando ad Orly era ancora possibile vedere da vicino gli aeroplani che decollavano e atterravano, c'era un uomo accanto a me, e tutti e due guardavamo un aereo in fase di decollo. La manovra era stata una questione piuttosto lunga, ma poi cominciò a prendere quota dolcemente, dolcemente, e all'improvviso era lassù in cielo. Molto semplicemente. Non ho più visto un decollo come quello. Io sentivo che l'uomo che mi stava accanto a me era preso quanto me, che avevamo trattenuto il respiro nello stesso momento, fino allo stesso istante, che ci eravamo emozionati insieme, mentre insieme seguivamo l'aereo. Tutto qui. Una cosa da niente. Non l'ho più visto. Non sono nemmeno sicura di aver notato che aspetto avesse. Normale, credo. Forse portava un impermeabile. A quei tempi gli uomini portavano gli impermeabili. Di certo si tratta di uno dei miei ricordi più belli: sapere che un estraneo poteva vivere esattamente quello che vivevo io con la stessa intensità, e che per un istante c'eravamo solo io e lui, e quell'aereoplano. E nessuna complicazione".


E mi è rimasto inciso nella memoria il ricordo di un'altra amica, perduta un secolo fa, che letteralmente il secolo scorso mi ha raccontato: "Quando Mauro era ancora piccolo, di pochi mesi, eravamo in Valtellina, e abbiamo fatto un giro per i monti, io e mio marito,

Beato Angelico, Fuga in Egitto
Beato Angelico - Fuga in Egitto

 ed era estate, il tempo era bellissimo, faceva caldo e ci è venuta sete, così, sulla strada del ritorno, ci siamo fermati vicino a una cascina, e una signora gentile ci ha dato dell'acqua, e mentre riposavamo tranquilli sotto gli alberi, mentre il vento faceva stormire le foglie, Mauro guardava in alto verso i rami, rapito, assorto, spostava lo sguardo da un ramo all'altro, da una foglia all'altra, serio e concentrato, 

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e io guardavo i suoi occhi. E' stato bellissimo".

Una mia amica dell'Università diceva sempre "La vita è come un film!".
Questi episodi, questi ricordi di momenti magici sembrano testimoniare che l'affermazione è esatta.
Sarei in grado addirittura, per ciascuno di essi, di indicare il regista giusto, e quindi, direi Claude Lelouche per il primo, perché è francese, sì, ma in fondo anche un po' sdolcinato, e Truffaut per il secondo, che è sublime sì, ma con leggerezza, ed Ermanno Olmi per il terzo, per la sua aria evangelica e contadina, o anche Tarkovskij, per il lirismo della contemplazione naturalistica.

Ma io, in realtà, penso che piuttosto si debba dire il contrario, cioè che i film sono come la nostra vita.

Gli artisti sono solo dei tecnici che sanno raccontare quello che tutti sentono, vedono e vivono, con minore consapevolezza, e meno capacità di esprimersi. 
Quindi, è la nostra vita che, in certi momenti, sembra diventare magica.
E tutto all'improvviso si concentra, come quando fai la crema pasticcera sul fornello, diventando magico, stupendo: la luce, i suoni, i colori, le persone che ti circondano, tutto precipita verso la bellezza, e la tua capacità di percepirla si fa più acuta, e vivi un momento di assoluto, di gioia pura, e credi che davvero siamo nati per essere felici, e vorresti fermare il tempo.

Quindi, vi chiedo: come sono stati i vostri momenti magici?
C'era la luce? Era buio? Il vento gonfiava una tenda illuminata del salotto? Eravate da soli, o in compagnia di estranei, o con le persone che avete amato più di tutti? Si sentiva una musica lontana, magari il pianoforte di una vicina, o c'era silenzio? Eravate all'aperto? Magari a una manifestazione contro la guerra? Oppure, leggevate una poesia e avete finalmente capito una cosa della vita, che vi sfuggiva da sempre? O magari avete visto un pettirosso fermo su un ramo, e vi siete detti che non c'è nulla da capire?

Per favore, raccontatemi, e quando avrò ricevuto almeno tre dei vostri momenti magici, ne farò una bellissima mail del lunedì.

Tre, naturalmente, perché tre è il numero perfetto.

Buona settimana!


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