lunedì 16 febbraio 2015

16 febbraio 2015 - Numeri

Nella mia vita precedente ho fatto un viaggio in Puglia.

Passeggiavamo per Lecce, e in una via del centro ci siamo imbattuti in un bel palazzo antico, in corso di restauro.

Inline image 2
Particolare architettonico

Per curiosità ho messo il naso dentro.
I muratori - come dubitarne? - ci hanno sbarrato il passo. 
Parlando - ma neanche poi tanto: erano muratori abbottonatissimi - abbiamo scoperto che il palazzo era in vendita. "E a quanto lo vendono?" ho chiesto, tanto per curiosità.
"Guardi, chieda in agenzia..." hanno tagliato corto loro.
E dunque, visto che non c'era trippa per gatti, con tutte le mie curiosità insoddisfatte me ne sono andata.

Ma quei muratori avevano ragione: cosa me ne faccio di sapere il prezzo di un palazzo storico del centro di Lecce, se guadagno il guadagno di una bibliotecaria?
Tre miliardi, cinquecento milioni... Numeri che a me non dicono niente. Rappresentano solo la misura delle mie impossibilità.

E così, quando mi imbatto in certi trafiletti "matematici" dei giornali femminili - la mia principale fonte di acculturamento, come ho già raccontato - che senza contestualizzazione, senza punti di riferimento, riportano una nuda serie di cifre, io mi indispongo. 
Quei numeri mi annoiano. Non mi dicono assolutamente niente. Le redattrici ritengono che sia interessante comunicarci: "Numero delle stelle in cielo: centomila milioni". 
Io, invece, lo trovo assolutamente astruso.


(questo è molto meglio, e va avanti un'ora buona!)

Quanti denti mi rimangono in bocca? Questo è un numero importante per me.
Quanti piani mi rimangono da scalare? Anche questo è fondamentale, quando si rompe l'ascensore (tra parentesi: io abito all'ottavo).

Un'altra cifra molto interessante: cento miliardi.
Un numero che ho appreso da poco: dalla comparsa del primo uomo (un concetto scientificamente piuttosto vago, lo so), sulla Terra si sono affacciate cento miliardi di anime.

Da Google: opera di Anthony Gormley

Ma io non sono una redattrice di Marie Claire: offrirò un contesto.
E dunque dirò: ho sempre pensato che la fine del mondo si scatenerà quando il numero delle persone sopra la terra sarà pari al numero di persone sotto la terra. Questo perché, in un ipotetico immenso grafico con la x e con la y, 


Dio si ritroverà senza più anime da riciclare, quindi si stuferà e dirà "Basta!".
Ma sulla terra siamo solo poco meno del 10% della cifra totale


Cento miliardi tutti insieme non potremo mai starci, sul nostro pianeta.
Quindi: la fine del mondo non ci sarà mai.
Contenti?

Un altro contesto per la stessa cifra:
Sono sola. Non ho mai incontrato la persona giusta.
Ma fra cento miliardi di persone, di tutti i tempi, su tutte le latitudini, sarà pure esistito quello che sarebbe stato felice di passare la vita accanto a me, da bravo compagno, senza farmi del male e senza farmi pentire di essere nata?
Certamente sì, è matematico, è statistico.
E dunque, davanti a questo infinito, il mio cuore non si spaura, anzi si consola: se sono sola, è soltanto un caso.

Un altro numero interessante, che ho imparato ad un corso di aggiornamento che ho seguito poco tempo fa: 10.000.
La relatrice ha detto: diecimila ore per un talento.
Così so quanto ha dovuto studiare Gabrielle, la bravissima soprano che ha cantato la Norma nella produzione locale in cui io ho fatto la comparsa, lo scorso fine settimana.

Inline image 1
Gabrielle Mouhlen in Norma

Se si considerano quattro ore al giorno, quanti giorni per imparare una qualsiasi cosa?
Meglio iniziare da piccoli...

Immagine da Google: gatti che imparano ad essere gatti. Una faticaccia!

E qui do gli ultimi numeri di oggi: sempre allo stesso corso, ho imparato che in un minuto si dicono in media 150 parole per esprimere 3 concetti.

Quanto tempo impiegherete, voi, a leggere questa mail?



Due parole:

Buona settimana!


Nessun commento:

Posta un commento