lunedì 18 aprile 2016

18 aprile 2016 - Fenomenologia essenziale del Capo

Ci sono posti che ho visto, nella mia vita, e che non desidero guardare una seconda volta.
Uno di questi è molto grande: la Russia.


Le ragioni sono molteplici, e spaziano in un range che va dallo storico-sociologico al personal-meschino.
Non ne parlerò.
Basterà dire, oggi, che l'impatto è stato negativo sin dall'inizio: partita sul declinare del comunismo alla volta di Mosca per un soggiorno studio di quattro mesi, io con le mie compagne di viaggio subito d'amblé siamo rimaste bloccate fino a notte fonda nello squallido aeroporto della capitale, per aspettare che arrivassero altre ragazze - molto in ritardo - da Roma, e fare un unico viaggio verso l'istituto dove avremmo alloggiato.
Quando finalmente le colleghe arrivarono dal Caput Mundi, e noi ci riscuotemmo dallo stravaccamento catatonico in cui eravamo cadute, dovemmo affrontare la questione posta dalle nostre guide locali: "Chi è il vostro capo?".
Perché, evidentemente, in quel Paese a quei tempi - e forse anche adesso - là dove c'era un qualsivoglia gruppo c'era un anche un Capo.
Quindi, puntato il dito a caso su una volontaria che si era proposta sul momento pur di farla finita e lasciare quel luogo di velenoso sopore, raggiungemmo un pullmann antidiluviano dove gli stessi ragazzi che ci avevano sollecitato un Referente ci elargirono uno di quei proverbi geniali che mi avvincono allo spirito del grande Paese la cui materia non riesco a sopportare: "I Capi sono degli idioti".

E' così: come tutte le problematiche, anche l'esistenza dei Capi può essere considerata da punti di vista diversi.
Anzi: opposti.

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Immagine da Google: Roma - Tempio di Giano Bifronte

Personalmente, nella mia primordiale fase della crescita qualcosa deve essersi rotto in me, e adesso non sopporto di avere responsabilità verso gli altri.

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Titina esclusa

Probabilmente è anche per questo che non mi sono fatta una famiglia.
Di certo, questa è la causa che mi ha impedito di fare la Prof.



D'altro canto, ritengo di essere una persona abbastanza tollerante, non sadica, non rompiscatole.
Sono qualità da poco?
Certamente no.

E però, se una persona sente di avere doti di particolare intelligenza, chiarezza di vedute, intraprendenza, riflessi, e vuole metterle a disposizione della Comunità, perché non dovrebbe?
Forse perché, qui soprattutto in Italia, "Chi sparte ha la miglior parte"?

Lasciamo perdere.
Sono discorsi troppo complicati, che spaziano dallo storico-sociologico al personal-meschino.

Qui, oggi, volevo solo condividere con voi due regole, due fenomeni fondamentali che si verificano in ogni gruppo che sia guidato da un capo.
Il primo l'ho notato personalmente. 
Il secondo è stato aggiunto come risposta da un mio interlocutore, qualche tempo fa.
Ed essi sono:

- Se c'è un Capo, la quasi totalità dei membri del gruppo prova l'irrefrenabile bisogno di leccargli il culo.
- Se uno è Capo, prova l'irrefrenabile bisogno che gli si lecchi il culo.

E' vero?
E' falso?
Se ne può discutere.

Io ho tantissimi difetti anche molto brutti, e che mi rendono la vita difficile, ma leccaculo no, ve lo assicuro, non lo sono.
La mia visione della faccenda, piuttosto, è questa:


Il pesce più grosso 

C’era una volta una scatola di latta piena di pesciolini sott’olio, alcuni più grandi, altri più 
piccoli, tutti quanti stretti pigiati nel buio più assoluto. 
In attesa che si compiesse il loro triste destino, i pesciolini ingannavano il tempo 
chiacchierando allegramente del più e del meno: si raccontavano le barzellette, ricordavano la loro infanzia felice di avannotti, a volte parlavano anche d’amore. 
All’improvviso, una voce più profonda delle altre irruppe nell’allegro brusio. 
“Zitti tutti!”, disse quella voce, “Sono il pesce più grosso, e dovete fare come dico io. Cos’è 
questa confusione? Ordine, ordine ci vuole! D’ora in poi, sarò io a decidere chi deve parlare, e 
quando!”
Gli altri pesci, intimoriti e sorpresi, ammutolirono all’istante.
Finché un pesciolino minuscolo, che se ne stava incastrato nello spigolo più scomodo della 
latta, osservò:
“Visto che sei il caposcatola, perché non trovi il modo di riportarci tutti in fondo al mare?”
Dopo mezzo minuto di silenzio, il brusio riprese più forte e più allegro di prima.

E visto che ci sono posti al mondo dove mi piace tornare, e che oggi vado a Cagliari per la terza volta, spero di sopravvivere al viaggio e già vi dico che se non sopravvivo vi volevo bene.


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Uccellino sardo



In ogni caso, buona settimana!


Silvana

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