lunedì 4 aprile 2016

4 aprile 2016 - Metafore marine

E poi ad Andora un giorno - io avrò avuto tre o quattro anni - è accaduto che mia cugina Assunta, che viveva con noi "au pair" per dare una mano a mia madre con le bisogne familiari, si fosse distratta mentre giaceva pancia all'aria sul materassino, affidatasi alle onde del mare, ad occhi chiusi.

Riaperti gli occhi, si rese conto che la corrente la stava portando sempre più lontana, sempre più lontana dalla riva, 


e cominciò sul materassino a strepitare per richiamare l'attenzione di chi, più padrone delle circostanze di lei, le potesse dare una mano a salvarsi la vita.
Fu così che un baldo giovane bravo nuotatore la trascinò a riva.

Poco più tardi, riuniti a tavola, i miei genitori si misero a scherzare sull'accaduto - immagino che in realtà si fossero presi un bello spavento, immagino che volessero alleviare la tensione - e dopo aver stappato una bottiglia di vino (l'alcool in questi casi aiuta sempre, e poi qualcosa da festeggiare c'era), mio padre o mia madre, chissà chi dei due, osservando il cavatappi e le sue meccaniche, disse:
"Guarda, sembra Assunta che chiede aiuto dal materassino!"

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Assunta già tra i flutti

Questa è la prima metafora - o similitudine - di cui io abbia memoria.
L'ho ricordata all'improvviso l'altro giorno, e mi è parso di ritrovare quell'orecchino d'oro che ho smarrito sotto Natale, un paio d'anni fa.

Perché se a una cosa almeno mi è servito tutto il tempo che è trascorso da quando sono nata, almeno è servito a conoscere due cose di me stessa.



E quello che so di me stessa è che più di tutto mi piacciono le metafore e le similitudini, e tutti i collegamenti più impensati o più banali che si possono fare tra le cose di questo mondo.

E se serve sapere che tipo di uomo ci piace, dirò che il tipo che piace a me ha una bella voce e sa produrre metafore interessanti.

E mi piace inoltre che la prima metafora della mia vita sia di carattere marino, perché qui si apre un cerchio che subito chiuderò.

Nel senso che se dovessi individuare una metafora che esprima come mi sento adesso, in questo tempo della mia vita, dirò che mi sembra di essere un naufrago gettato sulla riva del mare, a faccia sotto, sulla battigia.

Vengo da un paese dove le cose succedevano e c'era vita, e ora me ne rimango pancia a terra dove non succede più niente, e spero solo che la situazione non peggiori - che non batta troppo forte il sole per bruciarmi, che non arrivino gli indigeni a darmi una mazzata in testa, o i lupi marini a mangiarmi.

Me ne sto lì distesa tranquilla, e lasciatemi stare.



(ma si possono sempre fare due risate)


Buona settimana!

Silvana


P.S.: A proposito di mare: mi piacerebbe organizzare un fine-settimana a Livorno. Non ci sono mai stata.
Qualcuno vuole venire con me?

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