domenica 22 maggio 2016

23 maggio 2016 - Vedi Napoli

La coppia che funziona, dicono, è la coppia armoniosa.
Quella in cui bellezza, intelligenza, cultura e ricchezza sono distribuite abbastanza uniformemente.
Un uomo ricco, si legge nei romanzi, può sposare la ragazza povera, ma solo se è particolarmente bella per compensazione.
E così via.



Io penso che ci dovrebbe essere uniformità anche in ciò di cui i due componenti sono a conoscenza.
Se uno dei due sa molte cose e l'altro no, di sicuro c'è del marcio.
Ad esempio, l'ultimo giorno che io e il mio ex siamo stati, per così dire, insieme, lui si è offerto di lavarmi la schiena mentre facevo il bagno.


Quello di lavarmi la schiena era una gentilezza cui lui malvolentieri si rassegnava.
Quando glielo chiedevo, mi guardava come si guarda la bambina ritardata che non è in grado di capire cosa sia giusto e cosa sbagliato.
Col senno di poi, ho capito che questo servigio così disgustoso per lui me l'aveva offerto come ultima, pietosa dimostrazione d'affetto.
Perché quella persona, al contrario di me, sapeva che di lì a qualche ora mi avrebbe dato un calcio nel sedere.

Inline image 5
Jacques-Louis David: La morte di Marat

Ripensando a questo episodio, mi è venuto in mente che tutto quello che facciamo, prima o poi, lo faremo per l'ultima volta.
A volte ne siamo pienamente consapevoli. E' una nostra scelta.
Io, ad esempio, qualche anno fa sono andata a Napoli, e quando due scugnizzi senza nessuna ragione apparente mi hanno tirato addosso una bottiglia di acqua minerale dall'altro lato della strada – la bottiglia era piena, la loro mira buona – io ho capito che quella per me sarebbe stata la prima e anche l'ultima volta.
Ho visto Napoli e poi morirò, mettendo tra i due accadimenti, speriamo, ancora qualche anno - senza Partenope mai più mai più.
Guardare Gomorra-la Serie per quanto mi riguarda è più che abbastanza.


Ogni tanto, mia madre si rende conto di non arrivare più a fare una certa cosa, e mi dice: “Questa volta è stata l'ultima”.
Faccio così fatica ad affrontare questo pensiero, che non riesco a portare nessun esempio.

Un paio di mesi fa, nella mia biblioteca una mia amica e collega ha inaugurato una sua mostra fotografica.
Sapeva che la festa sarebbe stata il suo estremo saluto agli amici.
Potrei dire qualcosa dello stato d'animo con cui noi abbiamo affrontato l'avvenimento – non riesco a farmi una ragione di quello che possa essere stato il suo.
Marisa, d'altronde, era una persona speciale.

Inline image 2 
Veduta parziale dell'allestimento

“Memento mori”, dicevano gli antichi. 
Oggi, spesso ci invitano a vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo.
Che sciocchezza: come potrei sopportare di cadere preda di sconvolgenti attacchi di panico ogni volta che si alza il sole? Di uscire con un'amica per mangiare una pizza, e abbracciarla piangendo sconsolata, quando ci separiamo? 
Se dovessi sapere che una certa pizza è l'ultima della mia vita, non riuscirei nemmeno a masticarla.

Inline image 3 
Una pizza - napoletana, naturalmente (immagine da Google)

E poi: queste mail che vi mando ogni lunedì.
Senza dubbio, prima o poi finiranno.
Sarà perché non ho più niente da dire, o perché capirò che a voi non fa più piacere riceverle, o perché un super baco informatico si è impossessato di tutti i pc. Una specie di fine del mondo, insomma!

Con parolaccia finale. Se non volete sentirla, non guardate questo video

Però, ancora per questa volta ve la mando.
In anticipo, perché domani parto per un altro viaggio, e non sarò abbastanza ben collegata.
Se lunedì prossimo non mi sentite, vorrà dire che qualcosa è andato storto.
Ogni tanto capita.

Inline image 4
Cracovia (immagine da Google)

Però il mio subconscio, come ci insegna Freud, è convinto che io vi scriverò per sempre. 
Facciamo finta di niente.
Dipendesse da me, non vi farei mai mancare il mio

Buona settimana!

Silvana


Nessun commento:

Posta un commento