lunedì 20 giugno 2016

20 giugno 2016 - Morfina

Giorni fa non c'ero.
Ero in viaggio. Ero all'estero.
Se aveste chiamato a casa (ma chi telefona più a un numero fisso? Giusto i molestatori delle vendite...) nessuno avrebbe risposto.
Nessuno puliva (meno che meno). Nessuno cucinava.
Il vuoto fisico.

Poi, sono tornata.
E mi sono abbandonata a un'attività che persino durante il mio viaggio di tanto in tanto anticipavo con piacere.

Mi sono piazzata davanti allo schermo del computer e ho ripreso a guardare la seconda stagione di Mad Men,



staccandomi dal divano solo per le funzioni di base, quali mangiare, dormire, andare al lavoro, badare a Titina, vedere la mamma.
Insomma: c'ero?
No. Ero a casa, al mio solito posto, ma non c'ero per niente.
Come se fossi partita per un paese straniero.

Le serie televisive sono una forma di spettacolo relativamente nuova che ha sollevato un grande interesse da parte di critici e studiosi.
E del pubblico, natuiralmente.
Oramai, le snobbano solo gli pseudo-intellettuali milanesi (e qui cito una categoria dell'anima, non un gruppo sociale), che storcono il naso a significare "Ho ben altro di cui occuparmi...".
Come si suol dire: quelli che non guardano la televisione - ma volentieri la farebbero.

Lungi da me lanciarmi in analisi sociali o artistiche di queste creazioni.
Riporterò solo qualche considerazione personale. 

E dunque.

Alla base di tutto, la premessa essenziale dell'arte: le serie televisive sono coinvolgenti e belle.
Sono belle in modo ingenuo, archetipico, essenziale.
La narrativa si è evoluta verso la sperimentazione e la ricerca intellettuale.

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Da Google Images

per non parlare della pittura

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Tela strappata di Fontana (Google Images)

o della musica

Le serie televisive, come ogni forma d'arte alle origini, sono fatte per attrarre e piacere.
E se Shakespeare fosse nato ai giorni nostri - lui, che scriveva per le masse del Globe Theatre - probabilmente sarebbe stato un autore di serie TV.

Le serie TV, dunque, scatenano in me delle reazioni primitive.
Ad esempio, se incontrassi per strada alcuni personaggi, li prenderei a ceffoni, perché li detesto.
Come non odiare Brenda Chenowith di Six Feet Under? 
E' una donnaccia falsa bugiarda viziata e non si merita per niente di stare con Nate, che poveraccio la molla solo pochi istanti prima di SPOILER NON LEGGETE! tirare le cuoia.


E, naturalmente, a volte mi innamoro.
Più o meno.

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Don Draper di Mad Men: più che un uomo, un monumento al di là della categoria del bello.

Mi piace farmi stupire dalle idee degli autori.
Mi piace pensare: ma questo come gli è venuto in mente?
Mi piace divertirmi vedendo quello che capita, senza che me lo aspettassi mai.
(Se vi impressiona il sangue non guardate quanto segue)


Mi piace appassionarmi ai rovelli etici, alle evoluzioni dei personaggi (in genere verso il Male).


Mi piace l'oscillare dei personaggi tra bontà e cattiveria.
Come spettatrice lo trovo piacevolmente destabilizzante: mi fa pensare che faccio parte di un pubblico evoluto, che apprezza le creazioni di menti sofisticate. E mi fa sentire le serie TV più vicine alla vita vera.
Nella vita vera, infatti, sarebbe tutto più semplice se gli altri fossero del tutto buoni, o del tutto cattivi. Ma non è mai così.


Mi piace sentire che, nonostante il piacere immediato della "fruizione", nonostante la fiction, attraverso le serie TV si elabora l'appartenenza culturale a una società, e si cerchi di capire la propria realtà e la propria storia.

(scena finale di Mad Men, serial ambientato nel mondo della pubblicità americana)

Ma più di ogni altra cosa mi piace sapere che, con tutte le serie TV che esistono e su cui posso mettere le mani, ho a mia disposizione un mare immenso in cui naufragare spensieratamente.

Immaginate: all'improvviso siete fulminati dal sacro fuoco della gastronomia, e capite che davanti davanti a voi si spalanca un universo di ricette nuove da provare.

Anche se con le serie TV non è esattamente così.
Perché chi scopre le ricette si deve poi mettere a cucinare.
Chi ama leggere - come è il mio caso, da quando sono in grado di farlo - deve sfogliare i libri, passare gli occhi sulle righe, elaborare la pagina... 
Che fatica!

Invece, le serie TV sono come un libro che si legge da solo nella vostra mente.

Qualche giorno fa un collega parlava di un racconto russo di cui non ricordava l'autore, in cui il protagonista, di cui non ricordava quale disastro storico dovesse affrontare, comunque tirava avanti fregandosene di tutto al mondo, perché tanto aveva il suo segreto per stare bene.

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Ecco: se volete pensarmi felice, immaginatemi mentre guardo una serie TV che mi piace, attaccata allo schermo del pc come ad una flebo di morfina.

Valar morgulis.





E buona settimana, naturalmente.


Silvana 


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