lunedì 6 giugno 2016

6 giugno 2016 - Cavalli

Fino a qualche anno fa, non uscivo di casa se non avevo almeno una bustina di zucchero nella borsa.
Poteva servire a me, ne caso di improvvise crisi ipoglicemiche, certamente.
La mia segreta speranza, però, era quella di imbattermi all'improvviso in un cavallo, e di potergli offrire qualcosa di buono da mangiare.

I cavalli sono stati la mia prima passione infantile.
Da piccola, mi struggevo dal desiderio di poterne avere uno.
Come Pippi Calzelunghe, non vedevo perché non avremmo potuto tenerlo in cucina.


In forma sotterranea, evidentemente, questo amore mi è rimasto dentro.

Durante una delle mie scorse vacanze, a Palermo, mi sono imbattuta in uno dei cavallini che trasportano i turisti sui calessi. 
Non avevo zucchero con me, ma una mela sì, come mio solito, e ho chiesto al cocchiere se potevo dargliela da mangiare - scatenando la muta riprovazione della mia accompagnatrice.
Avete presente la faccia delle persone che non ti dicono apertamente: "Ma che sciocchezza! Ma che ridicola perdita di tempo!", però vorrebbero farlo?
Ebbene, la sua espressione un attimo dopo indicava chiaramente un bel "Te l'avevo detto, io!", perché lo scalcinato cavallino palermitano, mordendo la mia mela con un misto di rassegnazione e voluttà, ha fatto partire un corposo schizzo di succo che mi è finito dritto in faccia.

Succede.
Inline image 1
Cavalli a Palermo

Un paio di settimane fa sono stata in viaggio in Polonia.
Lì, ho incontrato cavalli di ogni tipo.

Inline image 2
Cavallino rosa del bar



Dal diorama di Breslavia: il cavallo di Tadeusz Kościuszko, l'eroe nazionale polacco


E, accidenti, anche quelli che tirano i calessi dei turisti non hanno niente a che vedere con i tristi quadrupedi che possiamo incontrare nelle nostre città turistiche.
Da quelle parti, i cavalli hanno l'aria più sana e più allegra, senza ombra di dubbio.

Inline image 3
Sempre a Breslavia, nella Piazza del Mercato

Ne parlavo con Magda e Przemek, i miei ospiti a Breslavia (Wroclaw, in Polacco), e ci siamo detti che probabilmente è merito del clima.
In Polonia i cavalli rifioriscono. Per contro, i cammelli si intristiscono: volevano dimostrarmelo portandomi allo zoo, ma non ne abbiamo avuto il tempo. Sarà per la prossima volta.

Prima ancora di Breslavia, ero stata due giorni a Cracovia.
Non ho mai visto tanti luoghi sacri quanti in quella città.
Chiese, certamente, ma anche una sinagoga del quartiere ebraico. Non ci facciamo mancare niente.
Il fatto è che quando sei sola giri giri per la città, e quando vedi qualcosa che ti sembra bello e interessante, entri, senza dover chiedere il permesso a nessuno.
Il vero frisson, personalmente, lo provo quando scopro il luogo che sento davvero mio.
Quello che nella mia guida personale, ad esempio, descriverei dicendo: "Lasciate perdere il Duomo. Scordatevi il retablo che si apre alle 10 ogni mattina con uno squillar di trombe. Troppo noto... Troppi turisti... 
Venite piuttosto alla Basilica della Santa Trinità, a immaginare le stelle di questo cielo,

Inline image 4

ad ammirare questi due bei Signori che troneggiano sull'altare,

Inline image 1
...e c'è anche lo Spirito Santo!

a pensare che questa Chiesa è davvero "la tua".

Oppure, a me piace scoprire, all'interno di un luogo, il particolare che mi colpisce più di ogni altro, quello che mi fa dire: "Sono entrata qui per lui".
Ad esempio: voi avete mai pensato alla Madonna come a una primipara attempata? No?
E certo: le Scritture ci dicono che era poco più di una ragazzina, quando ha dato alla luce il Bambin Gesù.
Questa immagine originalissima, invece, ci riporta a una idea della maternità ritardata, più in linea con le tendenze di oggi


Cracovia - ​Chiesa di San Bernardino

E io l'ho trovata stupenda.

Anche a Cracovia c'erano dei bei cavallini.
Sulla Piazza del Mercato lavoravano in coppia, scelti con sapienza per assomigliarsi in dimensioni e colore.

Inline image 2

Non sono bastati, però, a trattenermi lì per tutto il periodo che avevo programmato.
Da Cracovia sono scappata 24 ore in anticipo, spinta dal maltempo e dal Corpus Christi - una festa religiosa di cui nel nostro Paese, per quanto cattolico, si sa poco, ma che là fa chiudere i musei, mia meta programmata per l'ultimo giorno.
Per fortuna, Magdalena è intervenuta con un messaggino salvifico: "Vieni qui subito a Breslavia da noi!".
E sono partita.

Dunque, seduti a un ristorante della Piazza del Mercato parlavamo di cavalli, noi tre, e io dicevo che quelli di Cracovia sembrano ancora più felici che a Wroclaw.
Per la semplice ragione che a Cracovia lavorano in due, e passano tutto il giorno a trottare insieme, oppure stanno sulla bella piazza ad aspettare il prossimo giro sempre insieme, mentre si sbaciucchiano e se la raccontano nelle orecchie e si sfregano i musi e le froge e i colli, insieme insieme insieme.

Quindi io penso che nella vita quello che conta è non essere da soli, e se sei solo allora sì che te la passi proprio male.

Forse, in questi casi, l'unica cosa che ti salva è avere un amico che ti dice "Vieni qui!".

Un amico, e la capacità di reinventarti il mondo, come se nella tua testa potesse davvero diventare un posto nuovo.

Come se fossi davvero capace di avere un punto di vista personale.

Inline image 3
Le casette della Piazza del Mercato viste dal Palazzo Comunale


Buona settimana!



Silvana


Nessun commento:

Posta un commento