lunedì 27 giugno 2016

27 giugno 2016 - La verità

Del questionario di Proust, come scrivevo un paio di anni fa, sono una buona conoscitrice. Leggo regolarmente le risposte dei vip pubblicate negli inserti femminili dei quotidiani.
Tutta questa esperienza, tuttavia, non mi serve quando alla domanda "Qual è il tuo peggior difetto?" l'intervistato risponde "La sincerità" - cosa che avviene piuttosto spesso.
Quanta ipocrisia! Che sfacciataggine! Non riesco a non indignarmi ogni santa volta.
Un difetto vero è: sono tirchio e non pago i miei Autori alla scadenza. Sono disonesto ed evado le tasse. Sono un maiale e (censura). Ma questo, naturalmente, non lo confesserà mai nessuno, in un'intervista da pubblicare su giornalesse famose.
Quindi, al posto di un difetto, l'ipocrita di turno coglie l'occasione per attribuirsi quello che è indiscutibilmente un pregio.


Il valore della sincerità a me è stato insegnato da mia madre.
Uno dei suoi metodi didattici: le sberle.
Ricordo che una volta, sobillata alla trasgressione da mia sorella, invece di pipparci un'ora di noiosissima ginnastica medica, siamo andate insieme ad una festicciola. "Non devi dirlo assolutamente alla mamma!", si era raccomandata la mia capa.
Quindi, una sera arrivo a casa da non so dove, pochi giorni dopo, e mia madre mi aspetta sulla porta.
"Dove sei andata mercoledì pomeriggio?" mi chiede lei, severa. "A ginnastica medica, mamma!", rispondo io, come Cappuccetto Rosso alle domande del lupo. Bam! Un ceffone. "E non osare più dire bugie a me!" aggiunge mia madre al ceffone, con cipiglio educativo. 
Mia sorella nel frattempo aveva già confessato, non so se con beneficio di sberle o senza, e se ne stava sdraiata tranquilla sul suo letto in cameretta. Non mi pare che abbiamo mai più parlato di questo episodio.

Un altro metodo didattico di mia madre: l'ipnotismo.


Mi ripeteva continuamente: Sono la tua mamma, come potrei dirti bugie? Sono la tua mamma, come potrei dirti bugie?
E io le ho creduto ciecamente, per diversi anni.

Il terzo supporto utilizzato da mia madre: l'esempio. 
In effetti, a onor del vero, non mi pare che in fondo in fondo mi abbia poi mentito più di tanto.

Però ogni tanto lo faceva, di modo che se a quei tempi mi avessero chiesto quale fosse la differenza tra adulti e bambini (altra domanda tipica dei questionari per vip che si trovano nelle riviste femminili), io avrei risposto: i bambini devono sempre dire la verità, mentre gli adulti hanno facoltà di manipolarla.

Detto ciò, so di essere una persona sincera.
Ho tanti difetti, ma non dico bugie e non assumo atteggiamenti ipocriti.
Mi rendo conto, peraltro, che questo atteggiamento mi rende assolutamente noiosa e prevedibile.
Se il mistero è una componente fondamentale del fascino, io sono davvero, inesorabilmente tagliata fuori.



Mia madre, dicevo, ogni tanto mentiva, e io me ne accorgevo.
La scoperta, ieri come oggi, provocava in me dei veri e propri traumi.

C'è stato un caso, però, in cui io sono profondamente grata a mia madre per avermi detto una bugia.

Avevamo una gattina a tre colori, che era tanto sciocca quanto adorabile.
Si è ammalata presto, questa micia, gonfiandosi come un pallone. Una malattia inguaribile, dal nome ipocritamente stupido: mi sembra di ricordare che si trattasse di PIF.
Quando fu chiaro che la piccola non sarebbe mai guarita, mia madre la portò dalla veterinaria a farla addormentare.

Si trattava di una veterinaria da incubo.
Allora non esistevano i social network, altrimenti avremmo saputo che aveva rovinato tanti animaletti del quartiere.
Tant'è.

Quando mia madre arrivò a casa, mi mostrò il trasportino vuoto dicendo: "Le ha fatto una punturina e lei si è addormentata subito, tranquilla".

Anni più tardi, invece, nel riandare le favolose vicende delle nostre stirpi gattesche, non ricordando l'antica versione dell'episodio che mi aveva proposto, mia madre raccontò: "Pensa a quella maledetta donna che si spacciava per veterinaria: quando le ho portato la micetta a sopprimere, non so come abbia fatto ma è riuscita a farle soffrire le pene dell'inferno, prima di morire...".

E questa bugia, in una mamma che ha sempre predicato la verità come virtù essenziale, paradossalmente rimarrà per sempre l'esempio più alto di sensibilità, generosità e preveggenza che io possa attribuirle.
Una mamma che vuole risparmiare alla sua bambina il pensiero della morte atroce del suo micio, e mente. 
Cosa c'è di più bello?

Quindi, se mai fossi nella posizione di dare consigli a qualcuno, quello di oggi sarebbe: mentite spudoratamente almeno una volta al giorno. 
Usate l'immaginazione, la fantasia e la creatività - e rendete il mondo un posto migliore.


Buona settimana


Silvana



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