lunedì 18 luglio 2016

18 luglio 2016 - I vantaggi della concretezza

Un paio di giorni fa sono tornata a casa.
Ieri è arrivata anche Titina.


​Notare il piccolo pipistrello tedesco alla sua destra

Stanotte lei un po' ha dormito, un po' ha giocato. Mi ha chiesto la pappa quando mi sono alzata per andare in bagno. Poi mi ha fatto le fusa.
Insomma: tutto è rientrato nella norma.
Mi domando come sia possibile, al ritorno dalle vacanze, ripiombare così di colpo, e assolutamente, nella vita di tutti i giorni.

Comunque.

Stamattina ero a casa.
Ho copiato le foto di Francoforte sul pc. Mi sono lavata i capelli. Ho spazzato in anticamera (le pulizie, sempre con moderazione, mi raccomando). Sono uscita per andare in banca e a fare un po' di spesa. Ho trovato fila dappertutto.
E dappertutto un pensiero mi ha accompagnato: devi scrivere la mail del lunedì!

Arrivata a casa, ho ripiegato e messo nei cassetti il prodotto di tre lavatrici. Forse quattro.
Non ho acceso il pc per scrivere la mail.
Non ne avevo voglia.
Un'idea da sviluppare in mente ce l'ho, ma ho preferito uscire per andare a mangiare in trattoria, prima di raggiungere la biblioteca per il turno del pomeriggio.

Una scelta vincente.

A parziale compensazione, vi mando un breve racconto che ho scritto tanti anni fa.
Sono sicura che renderà ancora più chiaro il mio punto di vista.


Le idee

Giuseppe era postino, consegnava le lettere in una zona della sua città. Verso mezzogiorno,

in genere, il suo giro era finito, e aveva tutto il resto della giornata per sé.

Faceva le cose più svariate, Giuseppe, per passare il tempo. Di certo non si annoiava.

Ogni tanto, soprattutto nella bella stagione, si comprava un giornale e andava al parco a

leggerlo dalla prima all’ultima riga.

Gli piaceva molto, il parco. Gli piacevano l’erba, gli alberi, la fontana gorgogliante, e anche

gli altri frequentatori dei giardini, che guardava di sottecchi, benevolo, tra un articolo di cronaca e

un articolo di sport.

Un giorno, notò un signore che sedeva sulla panchina accanto alla sua, immobile e diritto

come un fuso, con le mani appoggiate sul ricciolo del bastone da passeggio e il bastone stretto tra le ginocchia.

Così sedeva all’arrivo di Giuseppe, e così sedeva quando il portalettere aveva ormai finito di

leggere il giornale.

Giuseppe pensò “Forse sta male. Forse c’è qualcosa che non va”, e si alzò per andare a

domandarglielo.

“Mi scusi”, disse a quel signore, “Vedo che è fermo lì così da tanto tempo… Si sente poco

bene? Posso fare qualcosa per lei?”

L’altro lo guardò appena, spostando verso l’alto le pupille degli occhi, poi aggrottò le

sopracciglia e rispose, un po’ seccato:

“Non mi disturbi, per favore: sto lavorando”

“Sta lavorando?”

“Sì, certo. Aspetto le idee”

“Aspetta le idee?”

“Ma cosa fa, mi fa l’eco? Sono uno scrittore e aspetto le idee, il mio lavoro è così. Qualcosa

in contrario?”

“No, no, certo…” rispose Giuseppe intimidito, “Si figuri… Mi scusi, buonasera”, e

indietreggiò cercando di non far rumore, con le palme sollevate.

“Ma che lavoro strano!” disse tra sé e sé, quando si fu allontanato. “Però, potrebbe essere

interessante. Voglio provare anch’io!”. E andò a sedersi al capo opposto del parco, nella stessa

posizione dello scrittore, o quasi, perché il bastone non l’aveva.

Giuseppe aspettò le idee per un’oretta. Non gli veniva in mente nulla di preciso: pensava che

doveva riordinare la cantina, poi ascoltava i passeri che ciangottavano rumorosi su di un albero

poco distante, vedeva le madri che chiamavano i loro bambini e tornavano a casa. Si distraeva,

insomma.

A un certo punto, gli si formò nella mente come per magia un’immagine nitida e bellissima:

un pollo arrosto dal bel colore dorato, ben servito su un piatto con contorno di patate arrosto.

“Accidenti, che fame che ho!”, si disse Giuseppe. “Oramai è quasi ora di cena. Passo per la

rosticceria sotto casa e compro un pollo!”. E subito si alzò per mettere in atto il suo progetto.

Quando arrivò a casa, andò dritto in cucina tenendo ben alto il sacchetto del suo acquisto.

Luisella, la moglie, lo vide e sorrise, “Ciao! Che cos’è che hai qui?” chiese, prendendogli il

cartoccio e aprendolo, e poi:

“La nostra cena! Bravo, che bella idea, io non sapevo cosa preparare! Avevo proprio voglia

di pollo…”, e gli diede un bacio con lo schiocco.

Fu così che Giuseppe, nella sua speculazione intellettuale, ebbe successo.

Non così lo scrittore, che per quel giorno, nonostante tutto l’impegno, non scrisse neanche

una riga.

E per la rabbia saltò la cena.


Il mio menù di oggi: fusilli con ricotta e speck, punta di vitello al forno, zucchine, acqua minerale e caffè.
E chi m'ammazza, a me?




Buona settimana!


Silvana


Nessun commento:

Posta un commento