lunedì 4 luglio 2016

4 luglio 2016 - Mano mia, piccola mano mia

Io non leggo i classici. Preferisco passare il tempo coi miei contemporanei. Li sento più sulla mia stessa barca.
 
E poi, i classici mi annoiano. Ad esempio: Malombra, di Fogazzaro. Da piccola non sono riuscita a guardare nemmeno lo sceneggiato in tivù.
 
Però una scena me la ricordo bene. Una scena che mi aveva messo i brividi. Era quella in cui la protagonista rinveniva l'antica lettera in cui un'antenata la chiamava, da aldilà del tempo, per dichiararla la propria incarnazione. "Mano mia, piccola mano mia", recitava la missiva nella regia dello sceneggiato, "non ti riconosci?".
 
 
Prima di tornare a Francoforte a fare il mio abituale corso di lingue estivo, ho dedicato qualche ora al ripasso della grammatica. Almeno quella.
 
Ho ripescato il mio fido manuale degli anni '80, tutto ingiallito e sfarfalleggiante, e l'ho ripercorso dall'inizio alla fine. Dal presente del verbo essere agli esercizi supplementari - che naturalmente non ho fatto.
 
A me il tedesco non è mai entrato nella testa. Ci sono troppi dettagli da imparare, troppe lettere maiuscole, troppi verbi in fondo alla frase. Quindi, che sorpresa è stata per me trovare, verso la fine, una paginetta che verosimilmente avevo composto da sola, chissà quando, per il puro piacere di scrivere.
 
Non ricordavo di aver mai raggiunto una tale padronanza del tedesco. Non ricordavo di aver inventato quella storia.

 
(Forse ispirata da Filumena Marturano?)
 
Non ricordavo proprio nulla. E non ricordandomi, mi sono trovata piuttosto divertente.



A pensarci bene, noi possediamo solo il filo dei nostri pensieri, lo stream of consciuousness che ci accompagna da quando si forma la nostra coscienza a quando la perdiamo del tutto. Immaginate l'inchiostro di una biro che si distende in una linea lunga lunga, a sottolineare tutto quello che fate.
 
Non è inquietante tornare indietro di qualche passo, e non riconoscere affatto la linea che abbiamo tracciato?
 
Ad ogni modo, ecco la traduzione della paginetta che avevo scritto al tempo che fu:
 
Caro amico,
 
ho ricevuto la tua ultima lettera, che mi ha fatto molto piacere. Devo confessare però che forse hai aspettato un po' troppo, prima di rispondermi. Vent'anni è un sacco di tempo!
 
Inevitabilmente, nella mia vita è cambiato qualcosa. Innanzitutto, adesso sono una signora sposata. Sono così innamorata di mio marito... Che è un'ottima persona: ha riconosciuto nostro figlio come se fossse il suo. E tuttavia, ho sempre temuto che anche lui un giorno ci potesse abbandonare, come hai fatto tu. Per questa ragione, ho comprato una pistola (naturalmeente, ho il porto d'armi).
 
Per mettere a buon frutto ciò che questo episodio mi ha insegnato, quando tornerò comincerò a disseminare per casa delle tracce dicertenti di me stessa.
 
Voglio ritrovarle nei giorni a venire, quando avrò perso del tutto la memoria, per farmi sorridere.

Gute Woche, cioè

Buona settimana


Silvana


Nessun commento:

Posta un commento