lunedì 5 settembre 2016

5 settembre 2016 - Tu sei la mia

Amélie Nothomb è una delle mie scrittrici preferite.
Nonostante questo, non ritengo che tutto ciò che ha scritto sia un capolavoro.

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Uno dei miei preferiti

Però, anche nelle opere che trovo meno riuscite riesco a trovare dei passaggi o delle trovate o che mi deliziano e mi illuminano come fari nella notte.
Nel romanzo “Uccidere il padre “, ad esempio, ho letto una definizione del concetto di “simpatia” che mi ha chiarito un paio di misteri della vita. 
Avrei voluto prenderne nota da qualche parte, sul momento, ma sono stata troppo pigra. Ho chiesto a una collega che l’ha letto dopo di me di segnarsi la pagina e comunicarmela, ma lei si è dimenticata di farlo.
Insomma, non posso riportare la citazione precisa, ma in definitiva la Nothomb afferma, più o meno, che sono simpatiche quelle persone in cui la gente ravvisa un sincero e altruistico moto di interesse nei confronti degli altri. 

Negli ultimi tempi, la mia vita è tormentata da un continuo avere a che fare con gente che simpatica non è.
Prendiamo ad esempio la trattoria dove vado a pranzo quando ho il turno di pomeriggio in biblioteca.

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L’altro giorno mi ripresento nel locale dopo la chiusura estiva – e sappiate che oramai io sono una cliente assidua, se non fissa: mi vedono lì almeno tre volte a settimana da diversi mesi – dico "Buongiorno!" e il padrone, invece di ricambiare il saluto, si contorce in uno spasmo che a me sembra di disgusto (soffre di un disturbo motorio, ed evidentemente la mia vista lo aggrava) e mi domanda: “Vuole mangiare qui?”
Al mio gesto di consenso rassegnato, mi assegna un posto qualsiasi in una tavolata e mi abbandona al mio destino.

Io cosa dovrei fare, a questo punto? 
Andare a pranzo in quella trattoria per me è comodo: è sulla strada, si mangia abbastanza bene, se pranzo lì non devo passare la mattina a cucinare a casa, e grazie alla convenzione col mio Datore di Lavoro mi danno primosecondoacquacontorno per una cifra esigua.
Non ultimo: posso mettermi tranquilla a leggere, e mi servono.
Confesso che però, col loro atteggiamento, ogni tanto il cibo mi va di traverso.

Ho lo stesso problema con la pizzeria preferita del mio quartiere.


Sono anni ormai che, in famiglia, ci serviamo lì ogni domenica sera. Quando capita, ci porto anche le mie amiche. 
Eppure con noi i padroni sono bruschi, scostanti, sbuffanti.
Cosa dovrei fare? Smettere di andare da loro? 
Eppure, la pizza nella vita di un italiano è importante.
Conoscere una pizzeria buona nel proprio quartiere è un po' come avere un buon medico, una buona parrucchiera. Un buon amico...
Forse è meglio continuare a sopportarli pur di mangiare una pizza che mi piace? 
Non saprei.

Ma il problema più grave, ultimamente, ce l’ho nel mio ambiente di lavoro.
Non ho voglia di dilungarmi: dico solo che nella mia biblioteca mi sento tagliata fuori da ogni discorso professionale o umano.


A me, le comunicazioni su eventi iniziative fatti vari arrivano solamente per via ufficiale.
Tanto che se le mie colleghe fossero meno "gentili", forse potrei pensare a un'azione di mobbing.

Mia sorella dice che vivere la vita provando fiducia nei confronti del prossimo è una necessità primaria. Abbiamo bisogno di fidarci degli altri.
Secondo me, è una necessità primaria anche incontrare gente che ci tratti con simpatia.
Come pure respirare aria pulita, o bere acqua non inquinata.
Tutti diritti che nelle grandi città vengono disattesi.


Essere trattato male, in fondo, è un vero e proprio ricatto psicologico, capace di innescare pensieri distruttivi come una bomba.

Nella mia biblioteca, ad esempio, quello che vengo indotta a pensare è: mi trattano così perché quella odiosa e insopportabile sono io.
Mi trattano così perché me lo merito.

Ma in realtà, non credo di meritarmelo.

Anche se, lo confesso, io per prima un sincero e altruistico moto di interesse nei confronti degli altri non sempre lo provo.
Con certe persone sono brusca, sprezzante, scostante, le vedo e mi prendono gli spasmi di disgusto, a volte persino vorrei tirargli un pugno in faccia.

Chi lo sa.

Forse è vero che non sono tanto simpatica...

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Buona settimana!


Silvana

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