lunedì 10 ottobre 2016

10 ottobre 2016 - Orsa Maggiore e Orsa Minore

La scorsa settimana sono stata a casa con l'influenza.

Non c'è bisogno di provare compassione: non era niente di grave, e poi a me stare a casa con un po' di febbre piace molto.
Mi dà la possibilità di fare un sacco di cose interessanti.

Questa volta, ad esempio, ho visto Heimat 1


Ho finito di leggere un romanzo che mi è piaciuto - insolitamente lungo, per la mia media. D'altronde, si sa: se sei a casa in malattia non perdi tempo ad andare al lavoro.

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Ho guardato la luce passare sulle pareti di casa.
Forse, l'attività più interessante.


I primi giorni, è vero, la temperatura alta mi ha confuso i pensieri.
Forse per questo, dal magma cerebrale che ho prodotto è riemersa, per motivi che mi rimangono ignoti, una favola che leggevo da piccola, contenuta in una raccolta che adesso, se ancora esiste, riposa su un qualche scaffale a casa di bis-cugini australiani.

Era una favola zuccherosa e amara, lacrimevole, didattica, che narrava di un'orsa che va a caccia con la sua figliolotta.

Le due orse incontrano una cerbiatta. 
L'orsa le dice: "Ti mangio!". Ma la cerbiatta la supplica di lasciarla vivere - non per sé, ma per i piccoli che l'aspettano nascosti tra i cespugli, e che senza di lei morirebbero di fame.
L'orsa si commuove e la lascia andare.

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Da Google search

Lo stesso si ripete con altre mamme-animali: una leprotta, una talpa... Immaginate quello che volete.
Finché alla fine l'orsa mamma e l'orsa figlia, con tutto questo lasciar fuggire le prede, sono loro a morire.
Ma il Buon Dio, per premiare la loro bontà, le trasforma nelle due costellazioni omonime.

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Da Google search

Nel ripensare a questa storia vetero-ottocentesca ho provato un estremo fastidio.
Ma, dico, per salvare i figli degli altri, quell'orsa irresponsabile fa morire di fame la propria?
Dov'è la logica? Dov'è la necessità narrativa?
Altro che trasformarla in costellazione: oggi a quell'orsa toglierebbero l'orsetta, e magari la metterebbero pure in prigione! O in casa di cura.
E farebbero bene.

In alternativa, oggi punisco l'autore della storia con meritato oblio, per l'ipocrisia di cui è infarcita la sua parabola sulla bontà.
Fortuna che qualche anno fa ho regalato il libro ai parenti d'Oltreoceano.

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Immagine da Pinterest

A questo punto, non peggiorerò la situazione esponendo le mie banali considerazioni sulla natura della bontà.
Dico solo due cose.
Una non può essere messa in discussione, perché si basa sulla mia esperienza personale: il male peggiore, a me, nella mia vita, l'hanno fatto delle persone che io credevo le più buone del mondo.

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Ma Torquemada avrà creduto di essere buono?

La seconda può essere discussa, e comunque l'esprimo: essere buoni, secondo me, dipende principalmente dall'idea che uno si fa di se stesso, e che decide di perseguire. 
La nostra bontà è solo una storia che si vuole raccontare, agli altri quanto a se stessi.
Ma in natura non sono sicura che esistano Orse degne di costellazione.

L'annebbiamento cerebrale provocato dalla febbre, accanto alla favola della mia infanzia, mi ha fatto tornare in mente un banale episodio occorso da poco in biblioteca.

C'è una Persona da noi (non quella dell'altra volta: un'altra) che si occupa della narrativa adulti.
E' una persona molto buona. Molto buona. Quasi da costellazione.
La sua bontà è pari solamente alla tenacia con cui da decenni tiene per sé, e solo per sé, la gestione della narrativa - un settore che per sua natura interessa un po' a tutti i colleghi.

Per vari motivi molto noiosi, nelle biblioteche della mia città ormai da mesi non arriva più nessuna novità libraria.
Solo, ogni tanto, a scadenza imperscrutabile, arriva qualche soldino con cui si può andare direttamente in libreria e comprare una ventina di opere, a mo' di Megliodiniente.

Compito di scegliere e acquistare i libri è del Responsabile e della Persona.

Prima di andare in libreria, qualche giorno fa - non dico un giorno prima, o qualche ora prima, ma un attimo prima - la Persona è passata da me a chiedermi: "Conosci qualche titolo che sarebbe interessante acquistare, per la biblioteca?"
Io, così sul momento, non ho saputo cosa dire.
Ho sempre bisogno di preparare le cose con calma.

Però ho pensato: "Sei brava solo tu, Persona. Sei brava solo tu".
Intendo dire, dal punto di vista professionale.

E ho anche pensato: "Ma come sei buona!"


Ma ora, senza ombra di ironia vi auguro: 


Buona settimana!



Silvana


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