lunedì 9 gennaio 2017

9 gennaio 2017 - Quattro stupidaggini

Quando ero piccola, i peggiori insulti che un bambino potesse rivolgere a un altro avevano tutti a che fare con il quoziente intellettivo.
Ricordo tanti "Scemo!", "Deficiente!", "Cretino!", e svariati altri, dai suoni a volte roboanti, che conferivano alla presupposta stupidità del nemico un carattere epico, e quindi – considerato che eravamo solo dei bambini – forse anche un po' comico.
Frequento poco i giovanissimi, ma mi pare che oggi gli insulti abbiano tutt'altra natura.
Che nostalgia per le vecchie valutazioni di Q.I.!

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Scorcio del mio cortile

Io credo che il genere umano provi un forte senso identitario, legato alla propria intelligenza. Intendo dire: se non viviamo più appollaiati sui rami degli alberi, e siamo riusciti a sopravvivere all'attacco dell'orso e del lupo, lo dobbiamo alla nostra capoccia e al suo contenuto.

Quindi: nessuna pietà per gli stolti.


Personalmente, ritengo una grande conquista della mia maturità aver elaborato una certa tolleranza ne i riguardi della stupidaggine.
Perché chi è meno dotato di quoziente intellettivo dovrebbe essere disprezzato più di chi è poco dotato di orecchio musicale, o di altezza, o di capelli in testa? E' una qualità come un'altra.
Non è detto che chi non è un genio sia necessariamente spregevole.
E, come diceva Kant, l'essere umano ha un solo obbligo vero e proprio, che ha a che fare con la sfera dell'etica.
Insomma: siamo tenuti a non essere cattivi (per dirla con un termine infantile), non a non essere stupidi.

Questo, nella teoria. Perché nella pratica...

Io, ad esempio, ho conosciuto una sola persona per la quale, pur non essendo una cima, ho provato una grande stima.
Lavorava con me in un certo ufficio al Politecnico.
Non svolgeva mansioni complicate, ma quello che faceva, lo faceva bene. Poi, era simpatica, buona, aveva un bel modo di fare. Aveva tanta intelligenza del cuore.

Per il resto, trovo che le persone poco intelligenti siano come i cani legati a una catena corta.
Si rendono conto di essere vulnerabili, quindi incattiviscono.
E sì, insomma, avere a che fare con gli stupidi può essere molto pesante, se non spiacevole.

Con tutto questo, confesso che la forma di idiozia che più di tutte fatico a sopportare, fondamentalmente, è una.

E dunque, per raccontare quale sia, dirò che a Natale ho ricevuto in dono un aspirapolvere antiacaro.

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Immagine da Google


Molto utile, perché di acari siamo pieni dappertutto, sono orribili e ci fanno male.
Io ho cercato di inaugurarlo il primo di gennaio. Iniziamo con una cosa pulita, mi sono detta.
Quindi, per poterlo usare ho letto le istruzioni.
Ho provato a smontarlo.

Al momento di rimontarlo, grandi difficoltà. Il serbatoio non rientra.
Provo copsì, cosà, confronto mille volte col disegno del libretto, riprovo spingendo, girando, tirando...
Niente da fare, il serbatoio non voleva riinfilarsi nel corpo dell'apparecchio.
Ci sono stata su un buon tre quarti d'ora circa. Ho sudato. Ho risposto male a mia sorella che, nel frattempo, mi ha telefonato. 
Sono arrivata sull'orlo dell'attacco di panico.


Fortunatamente, prima di inaugurare questa nuova patologia, mi è venuto in mente che forse il serbatoio trasparente dovevo farlo scattare nel fermo secondo un'altra angolazione.
E sono riuscita a rimontare l'aspirapolvere.

A parte questo episodio, sono innumerevoli le volte in cui, ad esempio, entro in bagno con le calze prima dio uscire di casa, e metto i piedi in una macchia d'acqua. E devo togliermi i pantaloni per cambiare le calze.

Oppure, vado al balcone della camera da letto con una pentola bollente in mano per metterla fuori al fresco, e mi rendo conto di non aver pensato ad aprire il balcone in anticipo.

E poi, e poi, e poi...


Insomma, ve lo confesso.
La forma di stupidità che proprio non sopporto, quella che mi spaventa, mi indigna, mi fa piangere dalla costernazione, è la mia.



Buona settimana!


Silvana


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