lunedì 2 gennaio 2017

2 gennaio 2017 - Cerimoniali

Quando ero giovane mi piaceva guardare il tennis in televisione.
In realtà, è per colpa del tennis che i primi anni dell'università ho dato pochi esami. 
La voce dei cronisti, il rumore ritmato delle racchettate, uniti al calore dell'estate, mi intorpidivano la mente in modo così piacevole...
Sulla partita mi concentravo poco. Piuttosto, guardavo i tennisti.
Una delle cose che li caratterizzava era il cerimoniale messo in atto prima di ogni game.
Battere a terra la racchetta, soffiarsi sui pugni, tirare su col naso...
A ciascuno il suo.

Io, a ogni inizio d'anno ho il cerimoniale dei calendari.

I calendari sono oggetti che mi piacciono, come anche gli orologi.
Secondo me, se a una persona piace ciò che serve a segnare il tempo, vuol dire che la sua forma depressiva non è all'ultimo stadio.


E dunque: se verso dicembre mi arrivano, per caso o in regalo, dei calendari per l'anno che viene, trovo che sia buon segno.

Quest'anno me ne sono arrivati in numero soddisfacente.
Quello dell'Esselunga l'ho messo in cucina.
E' molto bello e pratico per prendere appunti e note. Un ringraziamento al mio supermercato preferito.

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Fa parte del cerimoniale segnare sul calendario quanti chilometri ho fatto in cyclette l'anno precedente.
E' un dato che registro dal 2000.
Devo averlo già raccontato: sto percorrendo il mio terzo giro del mondo.


In anticamera ho appeso quello di Save the Children, che ho ricevuto per posta.

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Accanto alla testiera del letto ho appeso quello a fogliettini da strappare ogni giorno, che mi ha regalato Giulia. Grazie, Giulia.

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Non ne avevo mai visti a sfondo nero.
Lo trovo molto elegante - ma anche definitivo e gravido di destino, come la quinta di Beethoven.
Speriamo che il mio lupo da guardia faccia bene il suo lavoro.


In bagno un calendario di gatti, che mi ha passato mia sorella. Grazie, sorella.

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Mi avanza un calendario di belle fotografie di paesaggi, che avevo tirato su in una tintoria. Per ora l'ho appoggiato da qualche parte, poi si vedrà.
D'altronde, non so se sia un caso ma tutte le tintore che ho incontrato hanno l'aria triste. Sarà l'effetto dei prodotti chimici che devono usare.
Un calendario che viene da una tintoria sarà triste anche lui?
Prendete la vecchia canzone di Claudio Villa e cambiate "binario" con "calendario" per avere la giusta colonna sonora.


I calendari vecchi li ho buttati via.
Ho buttato anche un paio di scarpe vecchie, un set di biro che non scrivevano più, l'umido la carta l'indifferenziato la plastica - niente vetro, non avevo bottiglie da buttare: il 31 non ho festeggiato ma dormito, finché la guerriglia urbana non mi ha strappato ai miei sogni.
Bombaroli maledetti.

Con orrore mi sono resa conto di non essermi procurata né il calendario, né l'agendina dell'Erbolario. 
Peccato, perché ne avevo una collezione quasi ininterrotta dal 2000 circa.
Colpa della ditta: una volta me li spedivano per posta perché sono una cliente affezionata. Adesso tutta quest'attenzione non me la dimostrano più. La crisi...
Il cerimoniale mancato provocherà la mia morte?
Mah...

Per compensare, ho introdotto un nuovo gesto apotropaico.

A Bolzano, un paio di settimane fa, Marina mi ha regalato un coniglietto di marzapane.
Lei e la negoziante si sono raccomandate di conservarlo fino all'1.
"E allora dovrò iniziare a mangiarlo da un orecchio, giusto?", chiedo io, perché così avevo sentito dire.
Ma la signora con aria allarmata e accento sudtirolese mi ha corretto: "No! Tefe cominciare dal Kulo!"

E così ho fatto.
Gnaff! Un gran mozzicone.

Che auguro anche a voi per il 2017: tanto Kulo.

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E per oggi, buona settimana.


Silvana

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