lunedì 16 novembre 2015

16 novembre 2015 - Parole

Parlo del più e del meno con una collega, qualche giorno fa, e il discorso cade sui social network.
"Io ho aperto una pagina su Facebook per poter seguire quella della lotta sindacale a cui partecipo", mi dice lei "ma a fine anno, coi risultati della vertenza, la chiudo. Che perdita di tempo! Facebook è solo un ricettacolo di narcisisti. Ad esempio, hai visto la pagina di Tale Persona? Mamma mia, posta solo fotografie di se stessa! Lei con le scarpette ginniche, lei in cucina, lei in discoteca, lei pronta per la sauna, lei uscita dalla sauna... Guarda, una vera narcisista all'ennesima potenza!"

E qui, mi viene fatto di pensare al termine "narcisista".
Narcisista è un termine scientifico. Indica un aspetto della personalità che viene esaminato nelle sue manifestazioni. E dal momento che è nominato, conosciuto, studiato, i narcisisti possono essere corretti (forse), previsti (certamente: nessuno è più prevedibile di un narcisista), o evitati (l'opzione migliore).

Una volta, invece di "narcisista" avremmo detto "vanitosa".
La vanità è uno dei vizi capitali. Un peccato. Come tale va confessato, emendato, o scontato all'Inferno.


​Tiziano: "Vanitas"


Ma il termine "vanitoso", o ancora meglio: "superbo", ha un impatto diverso dal dire "narcisista".
La scientificità del termine, in un certo senso, giustifica la caratteristica.
L'annacqua.

Allo stesso modo: si può dire che qualcuno abbia una personalità sadica.
Ma anche che sia cattivo.
"Cattivo" è un termine dal sapore un po' infantile, sembra venir fuori dal mondo delle fiabe.
Infatti, i cattivi non esistono più. 
Si può nascere in condizioni sfavorevoli, che ti portano a sviluppare certi lati della tua personalità, ma non si può più dire che qualcuno sia "cattivo".
Soprattutto, cattivi non si nasce. (Ma forse sadici sì).


​Simone Rea, da "Favole" di Esopo, ed. Topipittori

Io stessa, di me, posso dire che il mio tono vitale è basso. Che ho poca energia di base.
Ma forse sarei più sincera se dicessi, semplicemente, che sono pigra.

Le parole vecchio stile sono maleducate, grezze, un po' ignoranti, però hanno tutt'un altro impatto, in confronto al corrispettivo colto e politically correct.
Non mascherano nulla.
Sono evidenti come il pane.

Un termine molto moderno che non lascia niente all'immaginazione, invece, è "terrorismo".
Se ne sente parlare così comunemente che ne dimentichiamo la radice.
Colpiva relativamente di rado.
Relativamente lontano.
Finché colpisce vicino a noi, oggi, adesso, e ricordiamo che la radice di questa parola è "terrore".

Chiede Marie, una mia amica parigina, che è maestra elementare: "Domani vado a scuola. Cosa diranno i bambini di quello che è successo? Che cosa potrò dire loro perché non abbiano paura?"

A volte, semplicemente, si rimane senza parole.



Buona settimana.



Silvana

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