lunedì 2 novembre 2015

2 novembre 2015 - Rubinetti e paradiso

Quando ero giovane e vivevo con i miei, niente mi innervosiva più di quando qualcosa non non funzionava in casa.
Le lampadine fulminate avvitate ai lampadari, i pulsanti delle macchine che non comandavano, le maniglie dei mobili che si svitavano... Urlavo.
E mia madre, di rimando: "Vorrò vedere quando avrai casa tua!"

Aveva ragione lei.
Casa mia è un disastro.
Non farò l'elenco delle magagne, perché sarebbe davvero troppo lungo. Nominerò solo il dettaglio che da sempre nella mia mente simboleggia lo stato di trascuratezza in cui versa il posto in cui vivo: i battiscopa.
Tutte le assi del battiscopa sono mezzo svitate dal muro. Ma perché dovrei occuparmene? Si può vivere anche senza. I battiscopa, in fondo, non sono indispensabili.
In casa mia le priorità sarebbero ben altre. Elementi che non funzionano, intendo dire, e mi obbligano a fare le cose in modo diverso dal normale.
Perché non me ne occupo?
Molto semplicemente: non ho abbastanza energia.
C'è chi non è alto, chi non ha voce, chi non ha quoziente intellettivo.
Io ho poche forze. Sono da sola. Non affronto questi problemi. Punto.

Il fatto è che - e me ne rendo conto ogni giorno di più - anche ignorare i problemi richiede una sua quantità di energia.
Riempire il catino e lavarcisi dentro invece di far riparare il rubinetto.
Non vedere il muschio che cresce sui balconi.
Non guardare le macchie dell'intonaco.


​Tanto sforzo...

Un giorno dopo l'altro, un'ora dopo l'altra.
Anche questo, a modo suo, richiede abilità e forze.

D'altronde, le magagne fisiche ancora non son niente.
Ricordo il film "Tutto o niente" di Mike Leigh.

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Il film in realtà non mi è piaciuto particolarmente, ma il protagonista a un certo punto dice una frase che è rimasta impressa nella mia mente come una delle verità costitutive dell'essere: "L'amore è un rubinetto che perde".

Riparare un rubinetto che perde - o rimuoverlo dalla nostra sfera di problemi - costa fatica?
Figuriamoci quanta energia ci vuole a far funzionare un amore. 
Un amore come un'amicizia, intendo - o come il rapporto con la madre, il padre, sorelle e fratelli, o anche solo i colleghi.
Quanti sforzi per agire verso il cambiamento, o per ignorare quello che non riesci a cambiare, o per razionalizzare le offese. 
Insomma: la nostra vita affettiva è lontana dall'essere perfetta.
Tutto quello che manca tra la realtà e la perfezione dobbiamo metterlo noi.

Che stress!

E dunque, David Byrne cantava che il paradiso è un posto dove non succede nulla.


Io invece immagino il Paradiso come un luogo dove i rubinetti e le lampadine funzionano perfettamente.
Un posto che non ha bisogno di nessuna manutenzione.

E anche nella vita, sarebbe un paradiso vivere in un posto dove tutto funziona.
Purtroppo, gli ultimi fatti di cronaca ci insegnano che nemmeno della Germania ci si può più fidare.
Oppure, vorrei tanto vivere un sentimento o un evento che va avanti da solo, senza bisogno che io ci metta mano.

Ci sono meccanismi così perfetti?
Esistono rapporti così? 
A me non è mai capitato.

Forse il segreto sta cercare delle controparti ai due estremi della catena evolutiva.
Riferendomi a quello inferiore, ho adottato una bestiolina che, in quanto gatto, funziona benissimo da sola.


​Titina


Riferendomi a quello superiore, ogni tanto prima di addormentarmi faccio una specie di esercizio di visualizzazione che trovo mi faccia proprio bene.
Mi tiro il piumino fino alle orecchie e immagino che sia l'enorme ala del mio angelo custode a coprirmi, l'angelo che mi ama e non vuole che mi senta sola.

Anche ieri sera ci ho provato.
Funzionava.
Mi stavo addormentando.
Ero sotto l'ala del mio custode.
Ero quasi in Paradiso.


All'improvviso, mi arriva una zampata che quasi mi acceca.
La gattina voleva giocare con un mio occhio.

Ma questa volta ho avuto fortuna.
Mi ha spaventata a morte, ma non mi ha fatto male
Allora ho fatto finta di niente, mi sono girata dall'altra parte e mi sono addormentata.
Buonanotte.


E buona settimana!


Silvana

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