lunedì 9 novembre 2015

9 novembre 2015 - Punti di vista

In una delle solite liste di consigli americani che ti insegnano come vivere ho letto: "Sappi raccontare almeno una barzelletta".


Dunque, la mia barzelletta è questa:

Un uomo guida in autostrada, di notte.
E' solo su un nastro di oscurità.
Accende la radio e il bollettino dice: "Attenzione! Si segnala un conducente contromano sulla A98"
"Eccolo!" grida l'uomo, mentre schiva un frontale.
E dopo qualche minuto: "Eccone un altro!"
E dopo: "Un altro!"
E subito dopo: "Incredibile: ancora uno!"

Così, l'altro giorno meditavo  sul fatto che lavorare al pubblico, come faccio io, ti dà la possibilità di verificare quanto sia diffuso il disagio mentale.
E non mi riferisco solo ai soggetti obiettivamente pericolosi che sempre più spesso minacciano di morte noi, pacifici bibliotecari. 
La mia mente correva ai bizzarri leggermente devianti, ai sofferenti, ai cupi solitari e silenziosi, ai confusi, ai logorroici, insomma a tutta quella zona grigia in cui idealmente stanno coloro che del tutto nella norma non sono, ma non se ne distaccano poi tanto, e che frequentano il posto in cui lavoro come utenti.

D'altronde, chi è normale e chi non lo è?


Da qualche tempo, quando con un lato del cervello esprimo valutazioni di questo tipo sulla gente, subito nell'altro mi si accende splendida come un tubo al neon la domanda: "E io?"

Io di me so solo che anni fa sono stata trasferita dalla biblioteca dove lavoro adesso per andare a lavorare in un'altra, ancora più periferica, in cui "Hanno bisogno di gente in gamba come te", come mi disse il Responsabile che mi stava mandando via.
Di fatto, il personale in forza laggiù era tutto in vario modo problematico.
Ma forse - mi è sorto il dubbio dopo qualche tempo - in realtà io ero finita in quella biblioteca in quanto personaggio bizzarro e problematico quanto e più degli altri.
Non saprò mai la vera verità.

Così, quando la settimana scorsa vi ho scritto dei problemi di manutenzione che mi si presentano in casa, mi è tornato in mente un bellissimo libro di Hrabal

Inline image 1


in cui, come intermezzo scherzoso, si narra la storia di una ragazza che, per costruire la propria casa si fidanzata prima con un muratore, poi con un piastrellista, poi con un idraulico, poi con l'elettricista... E alla fine riesce a farsi una bella casetta.
Questo è quello che ci vorrebbe per me! Mi sono detta.
Un bravo handyman. HANDYMAN : che parola meravigliosa!

E poi, voglio anche un dentista che mi curi quei miei problemi cronici di salute


E un violinista che mi diletti con la sua musica, ma solo quando lo dico io


E, naturalmente, voglio un uomo molto bello per tutte quelle cose a cui può servire un bell'uomo.

Inline image 2

Immagine da Pinterest. 
Tanto, non è il mio tipo...

Perché io ho tanti, tantissimi bisogni.
E un eventuale fidanzato dovrebbe soddisfarmene almeno, diciamo, un ottanta percento.

Ma poi mi si è acceso il solito tubo al neon del cervello, e mi sono chiesta: ma se alla fine conoscessi qualcuno che, invece, ha bisogno di me?
Lì, non ho saputo cosa rispondermi.

Come cantava Renato Zero: non l'avevo considerato.

Buona settimana


Silvana


Nessun commento:

Posta un commento