lunedì 25 gennaio 2016

25 gennaio 2016 - Un'opera, una mostra

Una settimana fa è morto Ettore Scola.
I nostri grandi vecchi ci lasciano - mentre io non divento più grande, ma solo più vecchia.

Per commemorarlo, Rai5 ha trasmesso la sua messa in scena della Bohème di Puccini.
Io Puccini di per sé non lo apprezzo, lo trovo decadente e sdolcinato, e non riesco a seguire le sue linee melodiche.

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Dice che era un bell'uomo

Ma Bohème è un'eccezione.
La Bohème è un mito che non può non piacere! 

Bohème parla di gioventù, di arte, di artisti pieni di ideali e di spirito, di Parigi.
La musica è molto bella.
Mi affascinano persino i testi.
Ascoltate ad esempio le parole con cui Mimì parla di se stessa: quanta dignità nella miseria, quanta consapevolezza di sé nonostante la timidezza, e che poesia, per me che sono mentalmente bendisposta!


Non vi sembra che quel primo raggio dell'Aprile sia il più splendente della Ville Lumière? Non vi sentite onorati di coglierlo per primi insieme a Mimì, per l'eternità?
Parlo di eternità perché La Bohème è un'opera che vive oltre le coordinate del tempo - eppure, tanto fascino le viene dall'essere ambientata in un mondo ottocentesco ormai perduto.
Oggi nelle case non fa più tanto freddo.
La povertà non è così dignitosa e artistica.
Nessuno più muore di tisi, facendoci godere così intensamente


E forse potrei parlare ancora e ancora della Bohème di Puccini, ma la cosa più importante è che quest'opera mi piace così tanto e così facilmente, che non mi viene da dire niente.
Come quando ho sete e bevo un bicchiere d'acqua: non faccio commenti. 

Diverso il caso delle fotografie di Basilico.

Sabato scorso sono andata alla mostra in piazza Gae Aulenti


molto ben predisposta, perché una mia amica di cui condivido i gusti ne era uscita entusiasta.
In realtà, di fronte alle foto la mia mente ha subito cominciato a boccheggiare.
Guardavo la rappresentazione delle concrezioni urbane oggetto del suo interesse e mi dicevo: "Ma cosa sono queste? Come sono? Come definirle?". Perché le fotografie di Salgado, ad esempio, mi sono subito sembrate epiche e liriche, contemporaneamente.
Alla fine, ho deciso che Basilico è geologico. Riproduce le formazioni artificiose costruite dall'uomo come se fossero montagne, mari o canyon. Città e dettagli urbani in cui l'uomo è assente, come se non fossero opera sua.
E io mi sono sentita costretta ad un gran lavorio cerebrale (che fatica!) per non sentirmi alienata in questa solitudine.

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Se questa è Rio, i piedi che ballano la samba dove sono?


Tutto questo solo per dire: forse le parole, nell'uomo, sono solo il segno di una mancanza, e di una manchevolezza.
Quando non capiamo, non riusciamo, non apprezziamo, ci mettiamo a cercare definizioni e ad elaborare formule.

Ma allora, se la parola è ciò che contraddistingue l'uomo come specie, siamo caratterizzati essenzialmente da fallimento e frustrazione!

O no?

Buona settimana

Silvana





Una canzonetta allegra per consolarci un po'

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