lunedì 26 dicembre 2016

26 dicembre 2016 - Io, Rocco Schiavone

Una biblioteca è come un corpo che respira.
A seconda della stagione, gonfia i polmoni in una sezione, si svuota in un'altra.

D'inverno, ad esempio, si spopolano gli scaffali dei DVD. 
Ci piace stare seduti sul divano di casa a guardare un film, mentre fuori è brutto.

Nella bella stagione, invece, gli scaffali dei DVD sembrano scoppiare.
Mentre si svuota la sezione dei gialli.

D'estate, siamo tutti investigatori che inseguono assassini seduti sulla sdraio in spiaggia, o in mezzo a un prato in montagna, o dal balcone di casa.

I gialli, per la verità, piacciono tutto l'anno.
Secondo me, ci appassionano perché hanno a che fare con la morte, che è uno dei dei principi assoluti dominatori della nostra vita, insieme all'amore. 
Ma mentre l'amore è - tendenzialmente - costruttivo, la morte ci distrugge.
Quindi, ogni volta che un investigatore inchioda l'autore di un assassinio, noi lettori sconfiggiamo la morte. 
Almeno in parte.

Personalmente sono una lettrice onnivora. Non mi sono mai specializzata in niente. Passo dai fumetti ai romanzieri tedeschi agli album illustrati per bambini.
I gialli li leggo, come tutti gli altri generi. Senza accanimento.
Tanto che fatico a capire i monomaniaci.
Sì, ok, apprezzo Maigret perché mi porta nella Francia di un secolo fa.



Con Philip Marlow mi sposto a Los Angeles.


Montalbano, vabbè, Montalbano è apprezzato un po' da tutti.


Con molta moderazione leggo i giallisti scandinavi. Si prendono troppo tempo della mia vita. E non sempre mi diverto a trascinarmi nella neve appresso agli assassini.


Fondamentalmente, per me fino ad ora i gialli sono stati libri come gli altri, in cui l'elemento criminoso è solo un pretesto che dà agio all'autore di sviluppare personaggi e ambientazioni - come in qualsiasi altra opera letteraria.

Ma adesso, qualcosa è cambiato.
Lo confesso: mi sono innamorata.

Ho incontrato il mio giallista preferito, e il mio vice (mai chiamarlo commissario!) irrinunciabile.

Da quando mi sono imbattuta in Rocco Schiavone, non l'ho più mollato.

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Marco Giallini nei panni di Rocco Schiavone

Ha detto un'utente della mia biblioteca: "E certo, i gialli di Manzini piacciono a tutti! In genere, capita così quando una cosai è perché è bella".
Ma io so che l'utente sbaglia.

I gialli di Manzini non piacciono a nessuno come a me.
Solo io li capisco davvero.
Sono io l'Unica Vera Lettrice di Rocco Schiavone.

E non mi dilungherò su questo assioma, perché tanto, in quanto assioma, è indiscutibile.

Dico solo che sono contenta di aver individuato la mia serie gialla preferita.
Dev'essere un po' come quando si tifa per una squadra di calcio: ci identifichiamo in ciò che amiamo, e più cose troviamo in cui rifletterci, nel mondo, più ci troviamo a nostro agio con noi stessi.
Grazie, signor Manzini.
Grazie, Rocco.

Detto questo, confesso di essere un po' preoccupata.
Ieri sera ho iniziato l'ultimo volume della serie.

Quanto ci metterà Manzini a scrivere il prossimo?




Buona settimana


Silvana


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